Fernando Torres è un paradosso

È ancora el Niño ma ha 34 anni, ha segnato gol decisivi ma ricordiamo i suoi errori, ha vinto tutto ma non da protagonista.

C’è un’azione che, meglio di tutte, rappresenta la carriera di Fernando Torres. Non è un gol e non è neanche un assist. È il calcio d’angolo guadagnato all’88’ della finale di Champions League del 2012 tra il Chelsea e il Bayern Monaco, quello da cui poi Juan Mata troverà la testa di Didier Drogba per il pareggio degli inglesi. Torres è in campo da quattro minuti, gioca largo a destra, riceve palla e punta Diego Contento con Jerome Boateng pronto al raddoppio. Scivola e forse tocca lui per ultimo la sfera, ma l’assistente dell’arbitro Pedro Proença concede comunque il corner contro la squadra di casa, in quel momento in vantaggio per 1-0.

Fernando Torres, che ha annunciato il suo addio all’Atletico Madrid a fine stagione, in carriera ha segnato 291 gol. Eppure, per raccontare uno dei migliori attaccanti del decennio scorso, siamo partiti da un calcio d’angolo guadagnato. È il paradosso di Torres, è uno dei tanti paradossi del Niño, il bambino, che ora è cresciuto ed è diventato uomo.

L’azione decisiva per la prima e unica Champions League vinta dal Chelsea inizia a 00:31

Idolo e meme

Fernando Torres divide: c’è chi lo adora quasi per partito preso, memore degli anni gloriosi all’Atletico Madrid e al Liverpool, e chi pensa che sia un giocatore finito dall’infortunio al ginocchio del 2010. Ha segnato gol importanti (il più importante quello nella finale di Euro 2008 contro la Germania), gol bellissimi (questo contro il Blackburn, per esempio, o quest’altro contro il Sunderland) e gol iconici (quello contro l’Arsenal in Champions League, famoso per l’urlo di Massimo Marianella), ma ne ha sbagliati di altrettanto grotteschi. Con i primi si è costruito la sua fama da campione, terzo nella classifica del Pallone d’Oro 2008 dietro a Cristiano Ronaldo e Lionel Messi, con i secondi è diventato un meme, preso in giro da tutto il popolo di internet. Come quella volta contro il Manchester United – lui giocava nel Chelsea, era il 2011, neanche un anno prima era stato pagato quasi 60 milioni di euro – quando scartò il portiere e a porta vuota, appena fuori dall’area piccola, dritto, tirò fuori con il sinistro.

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Bidone decisivo

Il suo trasferimento dal Liverpool al Chelsea è considerato tra i peggiori acquisti di sempre nella storia del calcio inglese, ma Fernando Torres con i Blues ha vinto una Champions League, un’ Europa League e una Coppa d’Inghilterra. In tre anni e mezzo ha segnato 45 gol e nella stagione 2012/13 è andato in rete in sette competizioni diverse. Soprattutto, è stato decisivo: prima del calcio d’angolo guadagnato a Monaco di Baviera per il pareggio di Drogba, Torres aveva siglato il definitivo 2-2 nella semifinale di ritorno contro il Barcellona al Camp Nou. L’anno dopo, in Europa League, ha messo la sua firma sugli ottavi di finale contro la Steaua Bucarest (un gol), sui quarti contro il Rubin Kazan (doppietta all’andata e gol al ritorno), sulla semifinale contro il Basilea (gol e assist) e sulla finale contro il Benfica, aprendo le marcature nella vittoria per 2-1 della squadra di Rafael Benítez. E ha segnato anche nella finale della Supercoppa Europea 2013 persa dal Chelsea contro il Bayern Monaco ai rigori.

Torres giocò diversi turni dell’Europa League 2012/13 con una maschera a causa di un infortunio al volto

Fidanzato tradito ma fedele

Dopo essere passato dal Milan, in cui ha fatto registrare test fisici e atletici tra i migliori di sempre in rossonero segnando però un solo gol in 10 presenze (un altro paradosso), Fernando Torres è tornato nella sua squadra del cuore, l’Atletico Madrid. Torres è il più giovane esordiente e il più giovane capitano della storia dei Colchoneros, rispettivamente a 17 e 19 anni, e nel giorno del suo ritorno in Liga è stato accolto da 45 mila persone. Era gennaio 2015. Tre anni dopo, ormai quinto attaccante della rosa dietro ad Antoine Griezmann, Diego Costa, Kevin Gameiro e Ángel Correa, l’Atletico ha provato a venderlo ai francesi del Rennes, che però hanno rifiutato e hanno scelto Diafra Sakho, 28enne ex West Ham, cinque gol nelle ultime due stagioni di Premier League. Fernando Torres, che l’anno scorso ha segnato 10 reti e quest’anno è a quota sette, è stato visto quasi piangere in panchina dopo il gol di Diego Costa nel 4-0 sul Lleida Esportiu nell’andata degli ottavi di finale della Coppa del Re, il primo per l’attaccante spagnolo dal suo ritorno a Madrid. Ma nonostante ciò, per motivare il suo addio all’Atletico a fine stagione, ha detto: «Non è stata una decisione facile, ma guardando la realtà è quella giusta. Accetto di non avere un grande ruolo e quindi è il momento di farsi da parte per gli altri».

Ha vinto tutto, tranne il campionato

Fernando Torres ha già uno stadio a lui dedicato, quello nella sua città natale, Fuenlabrada, una cosa che di solito si fa con i giocatori morti o che si sono ritirati da parecchi anni. Lui invece è ancora in attività e ha spiegato di voler continuare a giocare altrove. Anche perché – ennesimo paradosso – è sì uno dei quattro calciatori insieme a Juan Mata, Jürgen Kohler e Andreas Möller ad aver vinto almeno un Europeo, un Mondiale, una Champions League e un’Europa League, ma in 18 anni di carriera non ha mai conquistato un campionato nazionale.