La resa di Montella

Cosa non è andato per il verso giusto a Siviglia? Un'esperienza tra più bassi che alti, con la pesante sconfitta in finale di Coppa del Re come – probabile – ultimo capitolo.

A poco è servito l’isolamento dai bagordi della Feria, la festa popolare che per una settimana travolge la città di Siviglia nel mese di aprile. Poteva essere la partita della svolta in una stagione di alti e bassi, trascorsa sulle montagne russe tra imprese sportive, rimonte clamorose e pesanti sconfitte. Ci credevano, i 25 mila sevillisti accorsi al Wanda Metropolitano di Madrid per la finale di Coppa del Re contro il Barcellona. È finita 5-0, con i cori contro il presidente Castro («José Castro, dimisión»), con alcuni tifosi che arrivano quasi allo scontro fisico con Pizarro e Nico Pareja alla stazione di Atocha. La permanenza di Montella sulla panchina del Siviglia è fortemente in bilico.

L’ex allenatore del Milan e la squadra si erano recati a Marbella, subito dopo il pareggio con il Deportivo La Coruña, per tentare di ripetere la bella prestazione del 31 marzo scorso, quando per ottanta minuti avevano messo alle corde il Barcellona. Solo nel finale, con gol di Messi e uno di Suárez, i blaugrana erano riusciti a pareggiare una partita in cui, sul risultato di 2-0 per il Siviglia, erano stati graziati due volte da Jesús Navas, due da Muriel e in un’occasione da Layun.

Sabato sera Montella ha cercato di portare pressione sin dalla prima impostazione alla squadra allenata da Valverde, chiedendo a Vazquez di attaccarsi a Busquets in modo da indirizzare sul lato l’uscita del Barça e salire velocemente su Jordi Alba e Sergi Roberto con Sarabia e Correa. Il piano è andato in frantumi dopo pochi minuti: lancio millimetrico del portiere Cillessen e lettura sbagliata di Escudero che lascia partire Coutinho in solitudine; Mercado e Lenglet, i due centrali di una linea difensiva posizionata a centrocampo, sono poco reattivi a scappare indietro; Suárez segue l’azione e, su invito di Coutinho, sfrutta un’ indecisione di Mercado e fa 1-0. Da quel momento la gara ha preso una direzione chiara, complice lo stato di grazia di Iniesta, mai contrastato efficacemente nel suo ruolo di interno sinistro nello spazio creatosi tra Jesús Navas, Sarabia e N’Zonzi.

La prima delle cinque reti del Barça al Siviglia

Quanto accaduto proprio con N’Zonzi può riassumere in modo efficace la travagliata stagione del Siviglia, la prima dopo l’addio di Monchi. Il centrocampista francese avrebbe voluto andare via in estate, ma è rimasto in Andalusia perché dopo la cessione di Vitolo (all’Atletico Madrid via Las Palmas), la società ha ritenuto di non doversi privare di un altro titolare. In seguito a una discussione con il tecnico Berizzo, avvenuta nell’intervallo della sfida di Champions con il Liverpool del 21 novembre, aveva usato parole forti nei confronti dell’allenatore e della società: «Il mio rapporto con Berizzo si è rotto. L’addio di Monchi ha cambiato molte cose: il caso che si è creato tra me e l’allenatore, con Monchi, si sarebbe risolto in due giorni». Era inizio dicembre e solo tre settimane dopo, con l’arrivo di Montella, è stato reintegrato. Nel momento più difficile dell’anno N’Zonzi è tornato nell’occhio del ciclone: nella notte fra sabato e domenica, dopo la finale persa, è stato fotografato a tarda notte all’interno dell’Opium, una discoteca di Madrid, scatenando l’ira dell’intero ambiente. Il presidente Castro è intervenuto definendo «inadeguato» il comportamento del calciatore e ha annunciato che prenderà decisioni nel consiglio di amministrazione di domani in vista delle prossime cinque gare che restano fino al termine della stagione. Sul futuro di Montella ha preso tempo: «Siamo in contatto con lui, siamo preoccupati della situazione. L’esperienza mi dice che bisogna decidere a mente fredda», ha annunciato il numero uno del Siviglia.

Montella ha commentato così il suo percorso: «In Champions abbiamo fatto la storia, siamo arrivati in finale di Coppa del Re e in campionato l’abbiamo pagato. C’è da mettere tutto questo sul piatto della bilancia», ha detto l’ex tecnico del Milan a fine partita. Sul suo operato in questi quattro mesi pesano le tante reti subite: 28 in 15 gare di campionato (a fronte di soli 20 gol fatti), con tre manite ricevute (5-3 nel derby casalingo con il Betis, 5-1 a Eibar e 5-2 al Ramón Sánchez Pizjuán contro l’Atletico Madrid, a cui si aggiunge il 5-0 di sabato sera). Eppure l’applicazione difensiva, la compattezza e le ripartenze veloci erano stati gli elementi decisivi delle migliori partite giocate sin qui dal Siviglia in questi quattro mesi. La mente torna alla sera dello scorso 13 marzo, quando una doppietta di Ben Yedder è valsa l’accesso ai quarti di finale di Champions League, al termine di una storica partita vinta a Old Trafford contro il Manchester United. Quarti di finale che i biancorossi non raggiungevano dalla Coppa dei Campioni 1957/58.

L’1-0 di Ben Yedder nella storica vittoria a Old Trafford

Le cose sembravano girare per il meglio: la squadra era stata sì sconfitta qualche giorno prima in campionato dal Valencia, abbandonando quindi le speranze di raggiungere il quarto posto, ma era quinta in classifica e sembrava aver trovato i giusti equilibri. E soprattutto aveva raggiunto la finale di Coppa del Re con un percorso brillante, battendo sia all’andata che al ritorno l’Atletico Madrid e poi eliminando il Leganés in semifinale. La scelta del presidente Castro di puntare su Vincenzo Montella sembrava pagare: era stato scelto per la proposta di calcio offensivo, perché il suo era sembrato il profilo più simile a quello di Unai Emery. Proprio Castro aveva voluto l’allontanamento di Berizzo, in seguito alla sconfitta contro la Real Sociedad a San Sebastián del 20 dicembre. Una decisione maturata perché la squadra non proponeva un calcio soddisfacente, e che nulla ha avuto a che vedere con lo stato di salute dell’ex allenatore del Celta Vigo, operato a fine novembre per un tumore alla prostata.

A distanza di poco più di un mese dalla notte di Manchester, il Siviglia è uscito dalla Champions per mano del Bayern Monaco, non ha più vinto in campionato, rischia di rimanere fuori dalle coppe europee e ha ricevuto il sorpasso dei rivali cittadini del Betis. Eventualità ritenuta inverosimile dallo stesso Montella: «Non è una possibilità» aveva detto alla vigilia della trasferta di Malaga del 28 febbraio. Ora il Betis è quinto in graduatoria, reduce da 6 successi e un pari, ed è avanti di 8 punti (ma con una gara in più) sul Siviglia settimo e di 5 sul Villarreal sesto. Il Getafe preme, ha gli stessi punti del Siviglia anche se ha giocato una partita in più. Nelle prossime cinque gare, dopo la trasferta a Valencia con il Levante, arriveranno al Ramón Sánchez Pizjuan Real Sociedad e Real Madrid, poi ci sarà il derby con il Betis al Benito Villamarín. Chiusura di stagione contro l’Alaves in casa.

I quattro mesi di Montella dalle parti di Nervión sono stati caratterizzati da un andamento bipolare: in Liga la squadra non è riuscita a ripetere con continuità le prestazioni di alto livello sfoderate in Coppa del Re e Champions League. Il tecnico di Pomigliano d’Arco si è affidato anche sabato agli undici che più di tutti gli hanno offerto garanzie. Un 4-4-1-1 con Soria tra i pali (promosso titolare a scapito di Sergio Rico a partire dalla gara d’andata con il Bayern), Jesús Navas (da lui inventato terzino destro e tra i pochi sabato a meritare una sufficienza) ed Escudero i terzini, coppia centrale composta da Mercado e Lenglet, in mezzo Banega arretrato accanto a N’Zonzi, con Correa e Sarabia molto larghi sulle fasce e Vazquez in appoggio a Muriel. Assetto che ha valorizzato le qualità soprattutto dei due esterni alti: le cose migliori si sono viste quando i movimenti di Muriel (meno goleador di Ben Yedder, ma più funzionale al gioco) hanno garantito profondità e consentito a Correa e Sarabia di sprigionare la propria corsa. Tra le cose buone di questi quattro mesi va segnalata la crescita di Clement Lenglet, centrale difensivo francese classe ’95, portato in riva al Guadalquivir da Monchi, che nel gennaio del 2017 lo ha acquistato dal Nancy per poco più di 5 milioni di euro. Il calciatore, bravo nell’anticipo e dotato di un elegante piede sinistro, è richiesto da molti club europei, tra cui il Manchester United: non deve essere passata inosservata la sua prestazione nell’andata degli ottavi di Champions League (0-0), gara in cui ha praticamente annullato Romelu Lukaku.

I problemi per Montella sono arrivati quando si è trovato a gestire degli impegni ravvicinati, sia quando ha optato delle turnazioni, sia quando ha riproposto la stessa formazione: la sconfitta di Eibar è arrivata 3 giorni dopo l’andata della semifinale di Coppa del Re (6 cambi alla formazione titolare); il ko interno con l’Atletico Madrid 4 giorni dopo il pari con il Manchester United (in campo sono andati gli stessi undici); dopo la gara di ritorno è giunta la sconfitta a Butarque contro il Leganés (2-1 e tre cambi rispetto al match del martedì); il 4-0 subito a Vigo dal Celta a distanza di quattro giorni dall’andata contro il Bayern (con 4 variazioni rispetto alla gara di Champions). In comune con la gestione Berizzo c’è stato il problema relativo ai gol segnati in campionato: 21 in 18 partite e che sono valsi 29 punti nella prima parte di stagione; 20 in 15 gare nella seconda parte di stagione, in cui i punti raccolti sono stati 19. A gennaio la società è intervenuta sul mercato acquistando Arana, terzino sinistro, dal Corinthians e prendendo in prestito Layun dal Porto, Sandro Ramírez dall’Everton e Roque Mesa dallo Swansea. Tutti innesti che però non sono bastati a tenere al riparo il direttore sportivo Óscar Arias dalle critiche dell’ambiente. Arrivato a Siviglia nel 2013 in qualità di segretario tecnico del club dopo aver svolto lo stesso ruolo al Las Palmas e al Recreativo Huelva, è diventato subito il braccio destro di Monchi, a cui è succeduto dopo l’addio dello scorso anno. Un’eredità pesante, quella di un ds che ha cambiato la storia del club, soprattutto europea, e che ha messo su un modello «che si studia nelle università», come ripetono con orgoglio dalle parti di Nervión. Ad Árias vengono rimproverati in particolar modo gli acquisti di Kjaer e Carole, la gestione del caso N’Zonzi e il non aver comprato un bomber in grado di ripetere le gesta di Bacca e Gameiro.

Nella serata di ieri negli uffici del Ramón Sanchez Pizjuan il presidente José Castro ha incontrato Montella. Erano presenti anche il vicepresidente Gabriel Ramos ed Enzo Maresca, collaboratore tecnico ed ex giocatore molto significativo per il club. Al termine del vertice, Montella è volato in Italia, dove rimarrà fino a domani. La stampa locale non esclude un esonero a stretto giro di posto e fa i nomi di Joaquín Caparros, ex tecnico del Siviglia dal 2000 al 2005 (ottenne la promozione nell’ultimo anno trascorso in Segunda División, stagione 2000/01) e Antonio Àlvarez, anche lui con un passato importante nel club sia da giocatore che da allenatore (subentrò a Manolo Jiménez nel 2010 per il finale di stagione e vinse la Coppa del Re in finale con l’Atletico Madrid).