Come “Guantanamera” è diventata un coro da stadio

Da classico della canzone cubana fino a tormentone delle curve inglesi, italiane e non solo.

Guantanamera è una canzone scritta nel 1920 da Joseíto Fernández, un musicista di La Havana soprannominato “the king of the melody”. L’Economist scrive che Fernandez è nato nel 1908 e sin da piccolo ha lavorato vendendo giornali, pulendo scarpe e cantando in pubblico. La sua “Guantanamera” è un omaggio alle donne di Guantánamo, una provincia nel sud-est di Cuba dove bellissime contadine vengono definite “guajira”. Ma la “guajira” era anche un genere musicale molto popolare nella Cuba degli anni ’30 con un ritmo che varia dai 6/8 ai 3/4 incentrato su temi rurali. Così come “Guantanamera” significa “donna di Guantánamo”, al tempo stesso il legame con la “guajira” musicale potrebbe riferirsi a un pezzo di guajira music proveniente dalla stessa zona.

Fin dalle prime performance di Fernández in radio nel 1935, il brano ebbe enorme successo. Nel 1940 e 1950 la canzone divenne sempre più importante anche grazie al compositore ispano-cubano Julián Orbón, che tenendo il ritornello dell’originale aggiunge dei versi selezionandoli dai Versos Sencillos di José Martí, un eroe cubano della Guerra d’Indipendenza contro la Spagna. L’adattamento di Orbón si afferma come la versione più conosciuta della canzone, con tanto di cover degli artisti americani Pete Seeger (1963) e The Sandpipers (1966). Il 1966 è l’anno in cui l’Inghilterra vince il suo unico Mondiale e la versione dei The Sandpipers raggiunge il numero 10 della top ten in America, Regno Unito e Canada. Quest’ultima versione diventa il veicolo con cui la canzone entra più facilmente negli stadi, in molteplici versioni create dai fan.

Dave Allen, tifoso del Portsmouth, ricorda le prime versioni di “There’s only one”: «Nell’autunno del 1966, appena l’Inghilterra aveva vinto il Mondiale, in tantissimi erano appassionati di calcio. Il Portsmouth aveva un terzino chiamato Fred Smith e io amavo l’idea di cantare “There’s only one Fred Smith”». Ian Inglis, tifoso dello Stoke City, sentì per la prima volta “Guantanamera a Elland Road, la casa del Leeds United nei tardi anni ’60: «La sentii cantare dai tifosi del Leeds e in un primo momento sembrò una interpretazione del classico dei Sandpipers. Mi colpì la strana scelta di cantarla. Solo dopo mi accorsi che il brano recitava “One Terry Yorath, there’s only one Terry Yorath” (un giocatore del Leeds). Fu un bel cambiamento rispetto ai soliti cori violenti».

Secondo Richard Osborne, un docente di musica popolare presso la Middlesex University, «i tifosi di calcio sono sempre pronti ad adottare e adattare le hit, ma solo poche di queste vengono utilizzate per anni. Le canzoni devono avere una grande sintonia e  catturare l’immaginario collettivo, devono prestarsi al canto del pubblico». Ma “Guantanamera” era facilmente adattabile alle lingue più differenti. Nel Regno Unito divenne “There’s only one…” o “You only sing when you’re winning”. In Italia si sente ancora spesso gridare  “Un capitano, c’è solo un capitano” e in finlandese, dopo l’errore di un avversario si può udire la versione “Onneton veto, olipa onneton veto” (“Pessimo tiro, era proprio un pessimo tiro”). Gli australiani insultano gli avversari gridando “You’re just a slum on the freeway”, mentre gli spagnoli possono essere ascoltati spesso cantare “Qué malo eres, árbitro que malo eres”. Ecco come “Guantanamera” è diventata la più versatile canzone calcistica di sempre.