Il lampo di Januzaj

Dopo il suo gol, in molti avranno pensato: "Ah, ma che fine aveva fatto?".

Nell’ottobre 2013 le cose per il Manchester United non andavano bene. L’era Ferguson, cominciata nel 1986, era terminata in estate dopo 27 anni e 38 trofei, tra cui due Champions League, due Coppe Intercontinentali/Coppe del mondo per club e 13 campionati inglesi. Il nuovo allenatore, David Moyes, era reduce da due sconfitte contro Manchester City e West Bromwich Albion, e il 5 ottobre, allo Stadium of the Light di Sunderland, si giocava già la panchina, non poteva più sbagliare.

Tutte le difficoltà di una squadra che, nonostante vari cicli, non è ancora riuscita a tornare ai fasti della gestione di sir Alex emergono dopo quattro minuti e 17 secondi. Due difensori esperti come Jones e Vidic si rimpallano il pallone in area di rigore nel goffo tentativo di allontanarlo e Craig Gardner buca De Gea con il destro. A fine primo tempo il Manchester United è sotto 1-0 ed è destinato alla crisi. Il 2013/14 dei Red Devils si concluderà fuori dall’Europa, al settimo posto in campionato, e Moyes verrà esonerato ad aprile. Ma nel pomeriggio dello Stadium of the Light quei fantasmi vengono (momentaneamente) spazzati via dai primi due gol da professionista di un 18enne belga cresciuto nelle giovanili dell’Anderlecht: Adnan Januzaj.

Il più classico dei predestinati

Prima con il piatto destro dal limite dell’area, al 55′, poi con un sinistro al volo sul secondo palo, al 61′: Januzaj sembra destinato a diventare la nuova stella del nuovo Manchester United, ma rimarrà il più classico dei frame dei giovani talenti nelle grandi squadre in difficoltà. Una partita indimenticabile, preferibilmente quella d’esordio, e molte altre da scordare al più presto, prima di scomparire nell’anonimato. Come Alberto Paloschi in Milan-Siena, Luc Castaignos in Siena-Inter, Federico Macheda in Manchester United-Aston Villa, eccetera.

Adnan Januzaj, che era stato convocato anche per il Mondiale 2014 giocando solo un’ora contro la Corea del Sud ai gironi, è tornato ieri. Quando al 51′ del match contro l’Inghilterra ha stoppato palla in area di rigore, ha lasciato sul posto Rose con una finta e ha superato Pickford con un tiro di sinistro a giro sul secondo palo, in molti avranno pensato: “Ah, ma che fine aveva fatto?”. La fine − se di fine si può parlare, per un 23enne − dei calciatori talentuosi che però si perdono nei loro dribbling, spesso più vanitosi che funzionali, e girano l’Europa in prestito (Borussia Dortmund, 14 presenze e zero gol in sei mesi; Sunderland, 28 presenze, un gol e retrocessione in seconda divisione) prima di provare a ricominciare da capo, sperando in una buona stagione (35 presenze, quattro gol e sei assist quest’anno alla Real Sociedad) e in un nuovo momento da protagonista. Come una rete − e che rete − al Mondiale.

La strada di Januzaj è ancora lunga, a partire già dai prossimi giorni: contro gli inglesi ha giocato grazie al turnover, ma nel Belgio di Roberto Martínez ha trovato spazio solo come 23esimo della rosa al posto di Radja Nainggolan. La sua è una bella storia (in una fase storica in cui l’idea di nazionalità sta cambiando, e nella città russa “meno russa” di tutto il Paese, ha segnato un giocatore che avrebbe potuto scegliere di difendere i colori di Albania, Kosovo, Serbia, Turchia o Inghilterra) e il suo è, potenzialmente, un grande calcio (è un’ala destra dal sinistro vellutato, ma se la cava anche con il piede debole ed è efficace pure dietro le punte), ma al momento il gol all’Inghilterra rimane un lampo, come quella doppietta del 5 ottobre 2013, come tutta la sua carriera finora.

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