Il cantiere Inter

Una squadra con grandi risorse, ma ancora contraddittoria: qual è il piano di Spalletti per risolvere i problemi dei nerazzurri.

L’Inter è una squadra in fase di transizione verso un orizzonte nuovo, e sta cercando una definizione tattica diversa rispetto al passato. È il terzo grande cambiamento di Spalletti durante la sua esperienza a Milano, dopo il progetto base attuato all’inizio della scorsa stagione e la riscrittura successiva al mercato di gennaio 2018, quando l’arrivo di Rafinha e il lancio definitivo di João Cancelo consigliarono al tecnico toscano di rendere più liquido il suo sistema, una mossa decisiva per centrare il quarto posto e l’accesso alla Champions League. La mancata conferma dei due calciatori arrivati in prestito dal Barcellona e dal Valencia è stata il preludio ad un calciomercato ricco di operazioni, che però ha allontanato l’organico dell’Inter dalla sua ultima versione: la squadra della tecnica in ampiezza vista nell’ultima parte del campionato 2017/2018 è diventata più verticale e potenzialmente varia nella costruzione del gioco offensivo. È stata una scelta chiara dell’allenatore, che ha chiesto e ottenuto una rosa in grado di adattarsi a diversi sistemi senza dimenticare i principi di riferimento, ovvero la costruzione dal basso e una manovra diretta nella metà campo avversaria. Dalla teoria alla pratica, i nuovi concetti provati in questa primissima parte di stagione riguardano la presenza di un trequartista meno propenso alla regia offensiva, più portato agli inserimenti in area, e l’utilizzo di due esterni a piede invertito, o comunque di laterali d’attacco in grado di giocare anche all’interno del campo. Due mosse pensate per diversificare l’occupazione degli spazi alle spalle di Icardi e accanto al centravanti argentino, e per individuare nuove soluzioni in fase di rifinitura e finalizzazione del gioco.

L’Inter 2018/2019 ruoterà intorno a una nuova figura tattica, quella dell’uomo di complemento in attacco. Un profilo che corrisponde alle caratteristiche di Radja Nainggolan. L’ex della Roma è stato acquistato perché possa garantire il dinamismo necessario a trasformare il 4-2-3-1 in un modulo dinamico, con due calciatori che si dividono l’area di rigore in fase conclusiva. L’ha spiegato Jacopo Azzolini in un pezzo su Undici: «Nainggolan sembra avere le caratteristiche per risolvere uno degli atavici problemi dell’ultima stagione nerazzurra: la presenza offensiva vicino alla prima punta. Né Borja Valero né Rafinha riuscivano ad accompagnare Icardi nel migliore dei modi, e non hanno portato grossi frutti i tentativi di Spalletti di stringere Perisic. Il centravanti era così troppo isolato dal resto della squadra, nonostante i diversi cambiamenti di modulo nel tentativo di migliorare la situazione. Ora, con Nainggolan, l’Inter potrà provare a sviluppare un gioco interno più efficiente, senza affidarsi quasi unicamente alle corsie esterne sovraccaricando l’area di cross non sempre pericolosi».

Roma, stagione 2016/2017: l’ultimo incrocio tra Luciano Spalletti e Radja Nainggolan

Nainggolan ha avuto un precampionato non facile a causa di alcuni problemi fisici, e ha saltato l’esordio in casa del Sassuolo. A dispetto della sua assenza, Spalletti non ha rinunciato a questa sua nuova rivoluzione, all’idea di schierare una sorta di seconda punta ibrida alle spalle di Icardi. Per questo, ha voluto confermare un altro esperimento estivo: la convivenza tra il centravanti argentino e il suo connazionale Lautaro Martínez, prima punta di vocazione adattato al nuovo ruolo. Il contrappunto di equilibrio a questa scelta iper-offensiva è stato l’inserimento di Asamoah nello slot di esterno sinistro d’attacco, in modo che il ghanese ereditasse le attribuzioni difensive di Martínez e, al tempo stesso, potesse accentrarsi per aprire il campo al terzino Dalbert.

Nonostante questo accorgimento, l’Inter ha mostrato di non essere ancora pronta a sostenere questo nuovo sistema di gioco. È un discorso di condizione fisica non ancora ottimale, ma anche di caratteristiche dei calciatori: i 35 palloni totali giocati da Martínez al Mapei Stadium hanno un significato molto chiaro, Spalletti ha praticamente schierato due centravanti, e in questo modo non ha costruito una connessione reale tra il reparto offensivo e il centrocampo. Inoltre, tutte le responsabilità creative sono state affidate a Brozović, un calciatore lontano dalla sua miglior forma e che si esalta quando ha la possibilità di duettare con riferimenti di buona qualità associativa. Sotto, la passmap dell’Inter chiarisce questa doppia lettura, arricchendola con un eloquente dato posizionale: Icardi e Martínez hanno praticamente coperto la stessa zona di campo, lasciando una voragine nella zona della trequarti.

Immagine tratta da 11tegen11

La squadra di Spalletti è apparsa slegata e troppo lunga tra i reparti, soprattutto durante un primo tempo in cui il Sassuolo ha brillato per condizione fisica e capacità di ribaltare il fronte d’attacco senza buttare mai il pallone. Dal punto di vista difensivo, l’atteggiamento offensivo dell’Inter ha pagato dazio proprio in fase di transizione negativa, come lo stesso tecnico nerazzurro ha spiegato nel postpartita: «La squadra ha giocato come doveva giocare, i nostri avversari ci hanno aspettato, lasciandoci gestire il possesso e scegliendo il momento giusto per venirci a pressare. Abbiamo subito qualche ripartenza di troppo, ed è lì che abbiamo perso la partita». Nella ripresa, l’inevitabile calo fisico della squadra di De Zerbi e la razionalizzazione del modulo tattico – l’inserimento di Perisic al posto di Dalbert ha quantomeno ricomposto una bozza di 4-2-3-1con Asamoah sulla linea dei difensori e Martínez sempre molto vicino a Icardi – hanno permesso all’Inter di aumentare la pressione, e di mostrare un gioco più fluido ed efficace. È mancato il tempo per la rimonta, ma i segnali sono stati diversi, più confortanti rispetto ai primi quarantacinque minuti.

La sensazione è che sia troppo presto perché l’Inter possa sostenere il nuovo sistema pensato da Spalletti, è come se l’idea del tecnico toscano si fosse rivelata ancora troppo ambiziosa per la sua stessa squadra. L’intenzione è quella di creare nuove soluzioni, di vivacizzare un set di movimenti offensivi risultato spesso monotono in alcuni segmenti dell’ultima stagione, in questo senso la presenza di un secondo elemento in grado di attaccare gli spazi alle spalle della difesa avversaria dovrebbe inclinare l’Inter verso una manovra più rapida, che possa prescindere dalla ricerca continua dell’ampiezza – la grande risorsa creativa dell’ultima stagione, non a caso la squadra nerazzurra ha chiuso la Serie A 2017/2018 con l’incredibile media di 26 cross tentati per match. L’idea di Spalletti è suggestiva, coraggiosa, ma certi meccanismi hanno bisogno di tempo per essere compresi, memorizzati, riprodotti in campo. Nelle amichevoli estive si sono viste delle azioni pregevoli, come il gol segnato da Martínez contro l’Atlético Madrid, oppure la sequenza simile che vedete sotto, tratta dal test match in casa dello Sheffield United; al di là dell’inserimento del giovane argentino, quel ruolo è stato pensato per esaltare Nainggolan, quindi il collegamento tra centrocampo e attacco dovrebbe essere più continuo e preciso, con il belga che potrebbe lavorare come punta-ombra in fase di finalizzazione e come uomo di supporto al doble pivote in fase di costruzione e di recupero palla. Del resto, Spalletti ha costruito in questo modo la miglior stagione della carriera del centrocampista belga, anche se la Roma 2016/2017 era una squadra dalle caratteristiche diverse rispetto all’Inter.

Martínez approfitta dello spazio lasciato vuoto da Icardi in fase di ripiegamento: un attaccante accorcia la squadra, l’altro allunga la difesa avversaria

È l’ultimo punto della nostra analisi: il calciomercato estate 2018 ha radicalmente trasformato l’Inter, Spalletti ha a disposizione un organico flessibile e multiforme, che in qualche modo potrebbe riproporre il tema tattico del modulo liquido. L’idea di una squadra camaleontica, in grado di alternare la difesa a tre (Miranda-Škriniar-De Vrij) con quella a quattro potrebbe stuzzicare l’ex allenatore di Roma e Zenit. Sarebbe un compromesso percorribile, grazie alla duttilità di elementi come Asamoah, Vrsaljko e D’Ambrosio, calciatori in grado di interpretare il ruolo di laterale anche in un centrocampo a cinque. In questo modo, Nainggolan e Perisic potrebbero comporre un ideale tridente asimmetrico in avanti con Icardi (una specie di riedizione nerazzurra del trio Nainggolan-Salah-Džeko), oppure potrebbe esserci una versione ancora più offensiva, con Perisic laterale di centrocampo e due trequartisti veri (Nainggolan e/o Lautaro Martínez, Keita, Politano) alle spalle di Icardi.

In questo modo, Spalletti potrebbe risolvere i problemi di compattezza a centrocampo, l’unico reparto che non è stato toccato dalla rivoluzione di mercato. Non a caso, l’idea di inserire un altro elemento in grado di verticalizzare il gioco, con strappi in velocità (Vidal) o in conduzione ragionata (Modric), ha rappresentato l’ultima grande suggestione della campagna condotta da Ausilio. Alla fine, il grande colpo è mancato e l’Inter si è presentata ai nastri di partenza con un organico ampio e profondo, ma ancora da modellare.