Il nuovo rebus di Allegri

La Juve in estate è cambiata più di quanto sembra: tocca all'allenatore bianconero ordinare i tasselli e comporre il mosaico.

Per la prima volta da quando allena la Juventus, Massimiliano Allegri non dovrà inventarsi rebus a stagione in corso, ma risolvere quello che il mercato bianconero gli ha recapitato. Finora, durante almeno tre dei quattro anni alla Juve, ad un certo punto della stagione ha messo in discussione la squadra dall’interno prima che ci fosse modo di farlo dall’esterno, fiutando la necessità di un cambiamento in anticipo rispetto a quanto suggerivano i risultati. In sostanza, anziché trovare risposte, Allegri si è inventato le domande, ma aveva a disposizione una Juve sempre simile alla versione precedente, e quindi pericolosamente incline all’abitudine.

Non stavolta: la rosa bianconera non era mai cambiata come quest’estate, non per la quantità degli acquisti (“appena” cinque), ma per le loro caratteristiche: al di là del portiere Perin, Ronaldo, Cancelo, Emre Can e Bonucci sono giocatori che conservano doti particolari e per certi versi uniche, sono per così dire giocatori “inconsueti” che inevitabilmente minano alcune certezze acquisite della squadra. La nuova Juve deve quindi conoscersi, e scoprire in che modo può essere migliore della sua precedente versione. E quindi ad Allegri stavolta tocca trovare le risposte, a domande poste a priori, anziché le domande stesse.

La prima, nuova incognita è, ovviamente, Cristiano Ronaldo, e tutto ciò che la sua presenza comporta. Averlo in rosa costringe Allegri a creare un contesto tattico e tecnico in cui il fuoriclasse portoghese sia a suo agio e possa quindi fare ciò per cui la Juve lo ha acquistato: la differenza. A livello numerico non è cambiato nulla – Ronaldo ha preso il posto di Higuaín in rosa  – ma non a livello di caratteristiche. È meno “manovratore”, più “diretto”, ed è abituato a giocare in coppia al fianco di un “aprispazi” come Benzema e tende a sparire dal campo se schierato come unica punta, probabilmente perché vuole conservarsi per essere decisivo negli ultimi metri. In generale, se Higuain si muove spesso incontro alla squadra, Ronaldo invece tende ad aspettare che la squadra vada da lui. Il punto, allora, è che la Juve deve cambiare abitudini per costruire un habitat adatto a Cristiano.

L’unico giocatore nella Juve che potrebbe svolgere la funzione di Benzema è Mandzukic, ma ciò comporterebbe la rinuncia a Dybala, da cui Allegri sembra voler ripartire: sia nell’amichevole in famiglia di Villar Perosa che nella prima partita ufficiale contro il Chievo, il tecnico ha infatti proposto un 4-4-1-1 con il dieci argentino vicino a Ronaldo. E con Bernardeschi/Cuadrado a destra, Douglas Costa a sinistra, un centrocampista addetto alla regia (Bentancur/Pjanic) affiancato da un incursore (Emre Can/Khedira) e un terzino destro qualitativo (Cuadrado a Villar, Cancelo al Bentegodi). Visto che erano le uniche due occasioni in cui il tecnico poteva disporre della rosa completa, sono indicative circa le intenzioni di Allegri, la cui priorità, evidentemente, è non lasciare solo Ronaldo.

E quindi: tatticamente, accantonare almeno inizialmente l’idea del 4-3-3, e a livello di principi di gioco, alzare il baricentro di una squadra che da anni tende a rimanere bassa in campo, proprio per avvicinarla a Cristiano. In che modo? Cambiando prospettiva, passando dal dominio degli spazi a quello del pallone: non a caso, con il Chievo, la Juve ha raggiunto il 65,8% di possesso palla, seppur tarata su una sola partita contro un’avversaria inferiore è una percentuale superiore rispetto al 56,1% con cui aveva chiuso la scorsa serie A. Dall’idea di governo del gioco scaturisce la scelta di Dybala come partner di Cristiano, nonostante fosse una connessione da testare. Non a caso, quando Mandzukic contro il Chievo è entrato sistemandosi al centro dell’attacco, l’incidenza di Ronaldo, allargatosi di qualche metro sul lato sinistro, è lievitata: il portoghese ha ritrovato un perno attorno al quale ruotare, un compagno che si incarica del lavoro sporco permettendogli di muoversi con più libertà e alternare il gioco, andando ogni tanto alla ricerca del pallone per lavorarlo anziché riceverlo già lavorato.

A Repubblica, Allegri aveva avvisato il navigante-Dybala, spiegando che «se ci sono lui e Cristiano in campo, giocheremmo senza centravanti quasi come nel mio primo anno con Tevez e Morata, altrimenti si può inserire un punto di riferimento come Mandzukic, che ha caratteristiche simili a Benzema con il quale Ronaldo a Madrid si trovava molto bene». Insomma, nel caso in cui la convivenza Dybala-Cristiano fosse fallimentare, Allegri è pronto ad appellarsi al pragmatismo e a rinunciare al primo in favore di Mandzukic, ipotizzando che sia il modo più semplice per valorizzare Ronaldo.

I passi mossi da Cristiano contro il Chievo: quasi nessuno a destra, molti a sinistra

Ma il rebus di Allegri si estende oltre l’anatomia dell’attacco, e, come anticipato, riguarda il modo in cui la squadra dovrà recapitare il pallone a Cristiano. La virata decisa verso il 4-4-1-1 suggerisce la soluzione immaginata dal tecnico: allargare la squadra sul campo, svuotando il centro. Sovraccaricare le fasce, con due giocatori “creativi” o di spinta su ognuna di esse – i due terzini dietro a Bernardeschi e Douglas Costa – che siano in grado di moltiplicare i sentieri verso Ronaldo, in sostanza accerchiandolo, per evitare di abbandonarlo in solitudine come invece accadeva spesso ad Higuaín, proprio perché il portoghese ha caratteristiche diverse rispetto a quest’ultimo. Allegri sta ridistribuendo la qualità ai lati del campo: un’idea sottolineata dall’inattesa riproposizione di Cuadrado nel ruolo di terzino destro a Villar Perosa, e dalla scelta di Cancelo titolare con il Chievo.

Qui è nascosto un piccolo cambio nella mentalità del tecnico bianconero, coerente con la volontà di vittoria in Europa, territorio in cui, per compiere l’ultimo salto, è necessario rinunciare all’atteggiamento reattivo in favore di uno pro-attivo, e imporsi sugli avversari anziché modellarsi di conseguenza, e rendere più sofisticato, almeno nelle intenzioni iniziali, un gioco altrimenti troppo elementare e complicato solo dalla creatività dei singoli. La Juve 5.0 di Allegri non può più permettersi scelte conservative. Un esempio per sintetizzarli tutti è Barzagli schierato terzino destro per ovviare all’inconsistenza di Lichtsteiner e De Sciglio. Perché, come scriveva Simone Torricini (riferendosi in quel caso all’ultima sfida di Champions tra i bianconeri e il Tottenham), schierare un terzino di spinta «significa creare problemi alla struttura di fascia avversaria, schierare Barzagli no, e anzi, contribuisce a dare all’ala avversaria la possibilità di tirare il fiato più spesso». Un atteggiamento che una pretendente alla coppa non può più permettersi. Una “comfort zone” che Ronaldo, di sicuro, non tollererebbe.

L’ultimo Inter-Juve: in azzurro, gli 89 tocchi di Cuadrado, schierato terzino destro, e in arancione i 68 tocchi di Cancelo, terzino nerazzurro, estesi per tutta la lunghezza del campo. L’influenza dei due nella partita è stata seconda solo a quella dei registi delle due squadre, Pjanic e Brozovic.

Allegri ha quindi pensato di risolvere con il terzino di qualità il problema della costruzione bassa e della pulizia nell’uscita palla, ma forse in maniera attesa e non programmata, di soluzione se ne è trovata in mano un’altra: Leonardo Bonucci. Che, rispetto a Benatia concede forse qualche distrazione in più (vedi il gol di Stepinski, su cui torna a galla il vecchio difetto per cui osserva solo il pallone e la sua zona, dimenticando i movimenti dell’avversario), ma è più abile nell’uscita di palla, non tanto per la precisione dei gesti (il marocchino ha chiuso l’ultima A con il 90,5% di passaggi completati, contro l’87,2% con cui l’italiano aveva lasciato la Juve), quanto per la velocità di elaborazione: Bonucci pensa più rapidamente e accorcia i tempi dell’incipit della manovra. Quindi, se la Juve vuole diventare più cervellotica sui lati, può farlo perché in Bonucci ha ritrovato una via più diretta per raggiungere l’attacco, e quindi un cuscino di sicurezza qualora il volo verso un gioco più elaborato dovesse subire cali di quota.

Ronaldo abbozza il contromovimento in contemporanea con l’esecuzione di Bonucci: sono due giocatori “diretti”, dal pensiero veloce, che possono costruire un’intesa perfetta, seppur a distanza

L’effetto collaterale della creatività spontanea di Bonucci è lo sgravo delle responsabilità in campo di Pjanic, che lo scorso anno, in assenza del centrale italiano, doveva garantire la genesi di qualunque azione bianconera, abbassando il suo raggio di azione fino alla linea difensiva per imprimere inerzia alla costruzione è finito per limitare la sua influenza nell’altra metà campo, e la connessione con Dybala. Ora, Pjanic potrà tornare a dividere i compiti di regia con Bonucci, e quindi alternare di nuovo il suo gioco tra l’avvio della manovra e la rifinitura, un nuovo atteggiamento che conduce al possibile motivo per cui Allegri potrebbe aver scelto di abbandonare il centrocampo a tre: il “triangolo” in mediana era necessario per agevolare il bosniaco schierato come vertice basso, ed ora non è più necessario.

Pjanic è costretto ad abbassarsi per eseguire un laser pass veloce che Benatia non ha nelle corde,  e di cui ora potrebbe invece incaricarsi Bonucci

La mediana a due giocatori, invece, ridisegnerebbe le responsabilità di Pjanic, che tornerebbe utile anche in fase di conclusione dalla distanza, a rimorchio dai numeri cross che pioveranno dai piedi di Douglas Costa e Bernardeschi, o Cuadrado/Cancelo e Alex Sandro. L’ultima novità sarà l’inserimento di Emre Can, che appare perfetto come partner di Pjanic anche più di Khedira, e in generale per il nuovo sistema di Allegri: perché con la Juve che tende ad allargarsi come tirata ai lati dai movimenti opposti di Ronaldo e Dybala, Emre Can potrebbe inserirsi percorrendo il centro in verticale, oltre a garantire più corsa del collega tedesco, e quindi più equilibrio ad una squadra che sta cambiando, e sembra voler rischiare di più che in passato.

Quando si allarga, Ronaldo spesso punta gli avversari sospendendo il tempo e permettendo ai compagni veloci e prestanti come Douglas Costa, Bernardeschi o, appunto, Emre Can, di giungere a rimorchio e coronare le ripartenze, un’arma che in questo modo la Juve mantiene nell’arsenale