Lewandowski a Genova

Le prime gare di Krzysztof Piatek in Italia stanno mostrando un talento unico nel suo genere.

Per i pratici di letteratura polacca, Michał Probierz potrebbe benissimo esser uscito da un romanzo di Sergiusz Piasecki. Atteggiamento diffidente, composto e all’occhio, stempiatura in testa e barba ispida pur se curata: un personaggio rispettato da tutti, la cui carriera è stata spesa totalmente in patria tranne per un anno all’Aris Salonicco. Ha visto crescere la generazione che oggi frequenta la Nazionale, ha allenato Grosicki, Goralski, Pazdan, ma mai Robert Lewandowski. Con l’attuale attaccante del Bayern si scontrò però nel 2010, quando era al Lech Poznan e Probierz sedeva sulla panchina dello Jagiellonia Bialystok: il bilancio fu impietoso, quattro sconfitte in altrettanti precedenti, tre dei quali decisi proprio da Robert. Al quarto match, il 21 marzo 2010, Probierz volle complimentarsi con l’avversario ignorando che nell’estate 2017 si sarebbe trasferito al Ks Cracovia e ne avrebbe incontrato l’erede. «Si chiama Krzysztof Piatek e varrà presto 30 milioni di euro. Quando dissi che Lewandowski sarebbe stato conteso da grandi club ero deriso, ora dico lo stesso di lui».

Probierz è stato il primo ad affibbiare a Piatek l’attributo di nowego Lewandowskiego, più semplicemente nowy Lewy. È significativo pure che il paragone sia nato dopo una sola comune stagione a Cracovia, colpo di fulmine immediato e inebriante: «È davvero simile a Robert, ma ho paura che non usi il suo talento. In tal caso si rovinerà da solo, dipende tutto da lui». Otto mesi dopo Piatek ha lasciato il club più antico della Polonia, il Klub Sportowy Cracovia, per trasferirsi al corrispettivo italiano, il Genoa. Alla prima partita ufficiale ha segnato quattro volte, diventando il primo pokerista rossoblù di sempre in Coppa Italia. Sarebbe potuto approdar prima in Serie A, del resto il presidente del club Janusz Filipiak già lo scorso anno aveva la scrivania piena di offerte: tutte rifiutate però, perché il gioiello era ancora un po’ grezzo. Probierz lo punzecchiò («Critico di rado un calciatore in pubblico ma stavolta devo farlo, agita troppo le braccia in campo»), Piątek rispose la domenica successiva con una tripletta al Lechia Gdansk in 11 minuti. Il 12 agosto scorso, in Genoa-Lecce, le quattro reti erano distanziate da 38 minuti e dagli spalti qualche tifoso anziano gettava già le mani avanti: U l’è bun.

La performance di Piatek contro il Lecce

La cittadina di Dzierzoniów, 35mila abitanti in Bassa Slesia, patì i combattimenti durante la Guerra dei trent’anni e ancora oggi manifesta nascostamente un passato travagliato. Etimologicamente prende il nome da un prete divenuto apicoltore, tale Jan Dzierzon, dunque non stupisce più di tanto che qui le chiese siano 7 e i campi da calcio soli 2, di cui uno in sintetico. Cominciò proprio su quest’ultimo la carriera di Krzysztof Piatek, prima di trasferirsi al Zaglebie Lubin, dunque al Ks Cracovia e classificarsi terzo nella classifica marcatori. Con 21 reti era il primo polacco in graduatoria, dietro agli spagnoli Carlitos e Angulo: non è bastato per garantirgli la convocazione per il Mondiale, né per diventare la cessione migliore di sempre per il suo club (il Genoa l’ha pagato 4 milioni, il Leicester ne spese 5 per Bartosz Kaputska), però almeno è stata certificata la sua crescita. Dall’agosto 2016, complessivamente, ha segnato 32 gol in 62 presenze.

A fine maggio, Preziosi promise un corposo restyling del reparto offensivo rossoblù per ovviare alle lacune realizzative dell’ultimo anno. Oggi Piatek è il suo ariete, il 9, numero che sognava di indossare ma che a Cracovia era già preso da Vestenicky. Tecnicamente è descritto come un giocatore intelligente, non molto alto (183 cm) né troppo veloce o leggiadro nella progressione. Si muove però bene, tanto che Ballardini nei primi giorni di ritiro a Neustift gli chiese se avesse mai giocato da ala sinistra, così da inserirlo nel tridente insieme a Favilli o Lapadula. A evitare quello scenario ci pensò il formidabile precampionato di Piatek (13 gol in 6 gare) e il poker al Lecce ha completato l’opera: Krzysztof va al centro, per forza. Inizialmente era timido, poi progressivamente ha preso confidenza: lo si è visto passeggiare per il centro di Genova con la fidanzata Paulyne, è stato iniziato al rito del caffè dal connazionale sampdoriano Linetty e ha parlato alla stampa smentendo i paragoni con Lewandowski («Fuori luogo, mi trovo più simile a Harry Kane»).

Il primo gol in A del polacco

Nel 2010, Cezary Kucharski propose il vero Lewandowski al Genoa: «Fu a un passo, prima che andasse a Dortmund, però il presidente Preziosi disse che era troppo costoso». A otto anni di distanza, la sorte ha dato una nuova speranza al Grifone. Robert segnò 21 gol in 58 gare di Ekstraklasa col Lech Poznan, Krzysztof ha fatto pure meglio (39 in 101). Non tutto è perduto. Genova può ancora avere il suo Lewandowski, e magari sognare pure più in là. Del resto in Polonia, su Piatek, non avevano dubbi: «Może przebić Bońka», può superare Boniek.