Mitrovic, il ritorno

Miglior marcatore della storia serba, 4 gol in 4 gare di Premier. È il suo momento.

Sono anni ormai che aspettiamo Aleksandar Mitrovic come uno di quei talenti destinati a non sbocciare mai più. Nel 2015 veniva inserito per il secondo anno di fila tra gli attaccanti più promettenti da seguire secondo Outside of the boot, che dopo averlo messo al ventiduesimo posto nel 2014, lo inseriva al settimo per il 2015. Mitrovic dopo gli anni al Partizan e quelli passati in Belgio all’Anderlecht sembrava davvero uno dei nomi più caldi del panorama calcistico europeo. Il suo carattere spigoloso sembrava però averne bloccato la crescita, confinato a un ruolo di primo piano ma in Championship e dedito a qualche colpo di testa di troppo, sarebbe stato facile prevederne l’ingresso in quell’antro affollato di potenziali campioni che avevano disatteso le attese. Dopo due anni al Newcastle con più ombre che luci, a cambiarne il corso della carriera potrebbe essere stato il nuovo incontro con Slavisa Jokanovic, tecnico serbo che lo aveva già allenato al Partizan tra il 2007 e il 2009.

L’incontro con Jokanovic sembra aver trasformato l’uomo e l’altleta. Lo scorso anno in Championship, prima della risalita in Premier per il Fulham dopo 4 anni, Mitro segna 12 volte in 17 partite, modera il numero di cartellini (solo 3 gialli) e ritrova la fiducia che al Newcastle sembrava aver smarrito. Il Fulham gioca un calcio armonioso, Mitrovic si ritrova in un contesto che lo esalta, non pesa il costo record di 22 milioni di sterline, l’attaccante serbo sente finalmente di essere usato nel modo giusto, con i compagni che giocano per lui, lo inondano di cross, così dichiara che «il manager e i compagni conoscono tutti i miei punti di forza e cercano di usarli nel miglior modo possibile. Mi sento davvero a mio agio in questa situazione e credo sia il motivo per cui mi sono divertito così tanto la scorsa stagione».

Una delle reti più belle della scorsa stagione: copertura del pallone, finta e gran destro da fuori area

Mitro-gol pare tornato quello che impressionava gli addetti ai lavori con i suoi gol in Champions ai danni dell’Arsenal. È un attaccante dai movimenti molto scolastici, un nove piuttosto classico pronto a intervenire in area di rigore, con un posizionamento notevole e bravura nel calciare sia dentro che fuori dall’area. Mortale quando colpisce di testa. Nel suo 2018 – prima dell’inizio della stagione di Premier – recitava già da protagonista, ma è proprio la nuova stagione ad aver portato in dote un talento ritrovato e che prospera. È tra i migliori marcatori della stagione fino a questo momento, il suo contributo è fondamentale per la stagione di un Fulham che punta alla salvezza. Al momento, considerando anche le amichevoli di giugno, siamo a 10 gol in 10 gare, con tanto di tripletta in amichevole alla Bolivia.

Un gol di testa e due di destro per completare la tripletta contro la Bolivia

In Premier è già a 4 reti in 4 partite, la precisione nei passaggi si assesta su un ottimo 83,3%, quasi 3 sono i duelli aerei vinti a partita, 4,5 i tiri di media a gara. Dopo l’iniziale sconfitta interna contro il Crystal Palace Mitro è andato a segno contro il Tottenham e due volte contro il Burnley, in quella che al momento è la prima e unica vittoria del Fulham in Premier dopo quattro gare. Entrambe le reti sono arrivate con quello che è il suo marchio di fabbrica, il più classico dei colpi di testa, con esultanza che richiama alla mente quelle del miglior Luca Toni. Dopo la rete del momentaneo due a zero esterno sul campo del Brighton – gara poi terminata per 2 a 2 – con i due gol realizzati contro la Romania Mitro è diventato il miglior marcatore della storia della Nazionale serba, con 19 reti, una ogni 159 minuti con la maglia del proprio Paese.

«Maturo e motivato» lo definisce il Guardian, ritrovato ora che ha un ruolo fondamentale nella crescita positiva del Fulham di Jokanovic. È attorno a lui e giocatori come Ryan Sessegnon e Tom Cairney che ruotano le fortune del club e l’ex kickboxer sembra ora cresciuto e fiorito, fulcro d’attacco di una squadra che prova a giocare sempre un calcio propositivo. Il contesto sembra facilitargli il compito, un ambiente più ristretto e facile da gestire sembra rendere la sua crescita più calma e meno frenetica, senza troppe pressioni. Ad oggi è difficile definire il suo percorso futuro: Mitrovic non è un attaccante completo, ma un numero 9 che sa fare molto bene un determinato set di cose fondamentali per un centravanti: proteggere la palla, difenderla dall’intervento di un avversario, aiutare la squadra a risalire il campo. Sono tutte cose che al serbo riescono decisamente bene. E ora che sono tornati i gol e la fiducia, possiamo almeno dire che Mitrovic sembra veramente cresciuto.