Tre cose sulla quarta giornata di Serie A

Le difficoltà dell'Inter, il ridimensionamento del Var, l'ottimo inizio di stagione di Soualiho Meité

La scomparsa precoce dell’Inter

La sorpresa più grossa del quarto turno di Serie A è arrivata da San Siro dove l’Inter è inciampata di nuovo. Al di là delle polemiche arbitrali, la prestazione dei nerazzurri è stata ancora una volta insufficiente e ha confermato alcune brutte abitudini di questo inizio di campionato che il tre a zero a Bologna pareva aver cancellato. Come con il Torino, l’approccio alla partita della squadra di Spalletti è stato discreto; il Parma infatti è stato per lunghi periodi costretto a chiudersi nei propri ultimi 30 metri e ha creato pochi grattacapi a Handanovic. Solo con il passare dei minuti i ducali hanno iniziato ad avere maggiori velleità offensive, complice l’ormai solito calo nel secondo tempo dell’Inter. Che sia frutto di una condizione fisica ancora deficitaria, o piuttosto un problema di tenuta mentale, i nerazzurri tendono a sparire dal campo, soprattutto a San Siro, quasi intimoriti dalla pressione. La manovra diventa lenta, mancano i giocatori che si assumono l’onere di creare; Politano, il più attivo finora, è entrato forse troppo tardi, mentre Brozovic sembra un lontano parente di quello della seconda metà dello scorso campionato. Spesso il croato si trova troppo isolato e avrebbe bisogno di un compagno con cui palleggiare che per caratteristiche non può essere Gagliardini o Vecino e che aveva trovato in Rafinha. A questo punto Spalletti potrebbe anche ricorrere a giocatori più tecnici come Borja Valero e Joao Mario che sono ora ai margini della rosa ma potrebbero risultare utili in questo momento in cui le gambe ancora non girano.

Il gol con cui Di Marco ha abbattuto l’Inter

Il ridimensionamento del Var

Il Var era stato, lo scorso anno, una novità molto apprezzata. Ha dimostrato anche di funzionare molto bene: gli arbitri italiani vi hanno fatto ricorso per ben 2023 occasioni in 397 partite, correggendo la propria decisione in 117 casi. In questo modo, gli errori di valutazione si sono drasticamente abbassati: la percentuale di decisioni sbagliate è stata solo dello 0,89 per cento. Senza Var, sarebbe aumentata fino al 5,78 per cento.
Nonostante il successo in Serie A, l’Ifab ha deciso di modificare il protocollo del Var, restringendo i casi in cui consigliarne l’utilizzo. Non nel merito – le aree di applicazione rimangono le stesse, cioè nel caso di gol, calci di rigore, espulsione diretta e scambi di calciatore – quanto nella “qualità” della review. Il Var, quest’anno, interviene solo nei casi di “chiaro ed evidente errore”. Messa così, non sembra differenziarsi molto dallo scorso anno (quando il protocollo parlava semplicemente di “chiaro errore”); invece, in questo modo l’Ifab cerca di imporre agli arbitri un utilizzo decisamente più ridotto della tecnologia, per evitare troppe interruzioni. Una scelta che, però, suona sbagliata: intanto perché, in questo modo, è impossibile ottenere una omogeneità nell’operato dei vari arbitri; e poi perché gli errori, in questa prima parte di campionato, sono decisamente aumentati.

Urbano Cairo, presidente del Torino, ha sbottato dopo alcune decisioni controverse nel match contro l’Udinese: «Pensavo che l’introduzione del Var avrebbe reso il campionato più equilibrato e avrebbe garantito maggiormente quelle squadre piccole o medie, spesso penalizzate in passato contro le grandi per quella che è stata definita dai media sudditanza psicologica. Ma soprattutto avrebbe evitato gli errori macroscopici. Oggi non è così, e la partita di Udine lo dimostra. C’è eccessiva discrezionalità nell’utilizzo del Var. Se si decide se utilizzarla o no a proprio piacimento non va bene. Io la allargherei a tutti gli episodi dubbi. Arrivo a dire che potrebbe essere concessa anche una chiamata a discrezione dei tecnici delle due squadre in casi che ritengono dubbi. Ma questa è solo una proposta. Basterebbe anche che fosse usata nel modo giusto».
Inter-Parma è stata una delle partite in cui più è stato evidenziato questo “sfasamento” dell’applicazione Var rispetto allo scorso anno. In almeno tre episodi la tecnologia avrebbe dovuto modificare la decisione dell’arbitro: il mani di Dimarco per un calcio di rigore per l’Inter e due interventi da rosso, quelli di Gagliardini e Stulac. L’arbitro Manganiello non è mai ricorso alla on field review, forse perché non consigliato da Rocchi al Var. Che, forse, si è attenuto al nuovo protocollo, ma che ha finito per limitare la possibilità di ovviare agli errori.

La duttilità di Meité

Soualiho Meité si è messo in mostra immediatamente, nel centrocampo del Torino sconfitto dalla Roma aveva impressionato per facilità di corsa e qualità degli inserimenti. Ventiquattro anni, cresciuto calcisticamente nell’Auxerre e con tutta la trafila fatta con le Nazionali giovanili francesi fino all’Under 20, si sta ritrovando dopo un paio di annate sfortunate passate facendo panchina, molta al Monaco, e con un intermezzo al Bordeaux in prestito prima di approdare alla Torino granata. Meité aveva fatto vedere ottime cose anche contro l’Inter, gara in cui aveva realizzato la rete del definitivo 2 a 2, arrivato con un tiro sempre dal limite dopo aver accarezzato il pallone, alzandolo per superare il diretto avversario. Contro l’Udinese ha pareggiato la rete di de Paul con un sinistro esteticamente molto bello, un tiro all’incrocio con il suo piede debole e in generale una prestazione di qualità che unisce forza fisica e capacità da incontrista con una precisione nei passaggi riusciti da uomo d’ordine. A fine gara risulta il migliore in campo: tira 3 volte in porta, vince 3 duelli aerei, effettua 2 dribbling e vince 2 contrasti. Soualiho si è già eretto a leader del club granata. A fine partita ha dichiarato che il Toro è «deluso e nervoso per il risultato. Guardiamo già al Napoli», parole da giocatore centrale che vuole trascinare con sé compagni e ambiente. Salire tutti sulle spalle larghe di Meïté, uno dei candidati al ruolo di grande sorpresa di questo campionato.

Girata, un tocco per aggiustare il pallone e sinistro preciso all’incrocio dei pali