Il Chelsea vuole mandare i tifosi razzisti in visita ad Auschwitz-Birkenau

Al posto di una semplice squalifica.

Nonostante gli anni più violenti del fenomeno hooligan siano finiti da tempo, alcune tifoserie sono più problematiche di altre. Tra queste, negli ultimi tempi, c’è sicuramente il Chelsea: nel settembre 2017, in una trasferta a Parigi, alcuni uomini spinsero un uomo di colore giù da un vagone della metropolitana cantando: «We’re racist, we’re racist, and that’s the way we like it»; qualche mese più tardi, a settembre, durante un derby contro il Tottenham, un altro gruppo di tifosi intonò cori antisemiti contro gli avversari (il Tottenham è un club storicamente molto vicino alla comunità ebraica londinese). Le leggi che puniscono gli episodi di discriminazione e razzismo, in Inghilterra, sono molto severe, ma Roman Abramovich, proprietario del Chelsea, russo ed ebreo, vuole cambiare le regole.

Non c’è ancora un programma ufficiale, ma dell’iniziativa ha parlato con il Sun Bruce Buck, il presidente del club: l’idea è quella di mandare i tifosi accusati di discriminazione, antisemitismo e razzismo in viaggi organizzati al campo di concentramento e sterminio di Auschwitz-Birkenau, in Polonia.«Se li squalifichi e basta», ha detto Buck, «non cambierai mai il loro atteggiamento. Questa iniziativa può offrire la possibilità di capire cosa hanno fatto, di comportarsi in modo migliore».

Il Chelsea ha già organizzato viaggi ad Auschwitz-Birkenau per i tifosi: nello scorso giugno 150 Blues (sia fan che impiegati) hanno visitato il campo di sterminio nell’ambito della campagna lanciata a inizio anno “Say No To Antisemitism“, che ha visto anche una rappresentativa del Chelsea partecipare, sempre in Polonia, alla annuale “March of the Living”.

 

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