In Serie C scompaiono i club

Prima della Pro Piacenza, era toccato al Matera.

In un giorno di ordinaria follia in Serie C, il Cuneo batte 20-0 la Pro Piacenza. Non è nemmeno una vera partita: gli emiliani in campo si presentano con appena sette giocatori, tutti under 18. Una sconfitta annunciata. Da tempo la Pro Piacenza è alle prese con problemi societari, culminati con lo sciopero dei giocatori della prima squadra in seguito al mancato pagamento degli stipendi. La fine è inevitabile: il giorno dopo la “gara” di Cuneo, il giudice sportivo non omologa il risultato ma al Cuneo dà la vittoria a tavolino per 3-0 – si rilevano tesseramenti irregolari nella squadra avversaria – e, soprattutto, esclude la Pro Piacenza dal torneo.

È un esempio perfetto di un campionato, quello di Serie C, dove la sopravvivenza di molte squadre, anche a stagione in corso, è un’incognita. Quest’anno sono già 13 le squadre sanzionate con punti di penalizzazione: negli ultimi dieci anni il totale sale a 155. Società che, nonostante situazioni complicate a livello economico, ottengono comunque il nulla osta per l’iscrizione, salvo poi affrontare un campionato senza le risorse necessarie. La Pro Piacenza, tra l’altro, non è la prima squadra di Serie C a essere depennata a stagione in corso: qualche giorno prima, era accaduto al Matera.

Proprio nell’anno in cui la cittadina lucana diventa Capitale europea della cultura, ingigantendo ulteriormente la già importante attenzione mediatica, il calcio materano sparisce. Succede nonostante i campanelli d’allarme sulla società biancazzurra comincino a suonare già nella scorsa stagione, quando al Matera furono inflitti 22 punti di penalizzazione, poi ridotti a 13. Quest’anno, prima dell’esclusione dal campionato, avvenuta, come da regolamento, dopo quattro rinunce, i lucani erano stati penalizzati di ben 32 punti. Il motivo, come si intuisce facilmente, sta nei problemi economici, e nel mancato versamento di stipendi e imposte.

Pur non avendo una grande tradizione calcistica – un solo campionato di Serie B, nel 1979/80 – il Matera in anni recenti si riscopre ambizioso. Sotto la gestione dell’imprenditore altamurano Saverio Columella, per due volte i lucani arrivano ai playoff per la promozione in B: ci vanno molto vicini nella stagione 2014/15, quando perdono la semifinale contro il Como (che poi in B ci andrà) soltanto ai calci di rigore. Nel gennaio 2017 il Matera è primo nel suo girone, ma di lì a poco le cose precipiteranno: cinque sconfitte di fila e solo quattro vittorie fino alla fine dell’anno. Ma è solo l’antipasto di una stagione successiva travagliata, dove i biancazzurri, nonostante la penalizzazione, riescono comunque a salvarsi.

La scorsa estate Columella decide quindi di lasciare la società, ma prima ottempera all’iscrizione al campionato. E qui c’è il primo nodo: la fideiussione non in regola. Al pari di altre società – tra cui la stessa Pro Piacenza – il Matera presenta una fideiussione rilasciata dalla società Finworld, considerata non ricevibile dalla Federcalcio perché «proveniente da soggetto non legittimato ai sensi della normativa statale vigente». Dopo un infinito tira e molla tra ricorsi e contro-ricorsi, la Figc ha obbligato tutte le società a mettersi in regola sostituendo la precedente fideiussione con un’altra, tramite diverso istituto. Ma eravamo già a gennaio di quest’anno.

Se questa situazione era comune ad altre squadre, il Matera aveva un altro problema sul groppone: lo spiega Luca Miranda, il componente dell’Ufficio Legale dell’Assocalciatori che ha curato gli interessi dei giocatori biancazzurri. «Che senso ha penalizzare una società di 32 punti quando, invece, sarebbe bastato che il Commissario Straordinario, come richiesto dall’Assocalciatori, applicasse le regole esistenti al momento della presentazione delle domande di iscrizione al campionato? In quel momento, il Matera aveva sette lodi di condanna da parte del Collegio arbitrale per mancato pagamento delle retribuzioni dei propri dipendenti, per un totale complessivo di quasi 350 mila euro lorde. Questi lodi esistevano fin da maggio, ma si è preferito non dargli il giusto peso valorizzando azioni dilatorie della società che hanno portato a tutto questo».

C’erano, perciò, sette giocatori che non ricevevano soldi da novembre 2017, e che già da marzo denunciavano i mancati pagamenti. Quando il Collegio arbitrale ordina al Matera di versare queste spettanze, però, la situazione rimane bloccata. Miranda continua: «A quel punto, i tesserati non pagati ricorrono davanti al Tribunale Nazionale Federale, sottolineando i mancati pagamenti degli stipendi da novembre a giugno. Una situazione denunciata al Commissario Straordinario della Federcalcio con ben dieci Pec. I tesserati chiedevano la non iscrizione del Matera al campionato, vista la situazione creatasi e la presenza di norme specifiche nel Codice di Giustizia. Purtroppo, il Tfn prima fissava l’udienza solo per la prima settimana di settembre, poi emetteva un provvedimento che, letto con il senno di poi, appare paradossale, ritenendo impensabile che un calciatore contesti l’iscrizione al campionato di una società, dovendo, piuttosto, felicitarsi della stessa, perché così avrebbe più facilmente potuto riscuotere le spettanze. Purtroppo, non solo a febbraio la società non partecipa più a quel campionato, ma quelle famiglie ancora non hanno visto quelle retribuzioni».

Nel frattempo la società cambia proprietà: ad agosto entra una cordata di imprenditori materani, poi, a ottobre, l’editore campano Rosario Lamberti, che già aveva provato a rilevare la società direttamente da Columella. La squadra continua a giocare, fa buoni risultati che le consentono di essere in piena lotta salvezza. La prima tranche di stipendi, ad agosto, non viene versata; a ottobre, però, i pagamenti arrivano regolarmente. Le difficoltà della società sono note, ma non con precisione: il bilancio d’esercizio al 30 giugno 2017 non viene mai depositato alla Covisoc, e nello scorso gennaio il Tribunale Federale Nazionale condanna la società lucana al pagamento di una multa di 10mila euro. Perciò i debiti della società non li conosce nessuno, ma si confida nel fatto che il Matera ha da riscuotere ancora molti crediti – la cessione di un giocatore all’Empoli, i bonus per il minutaggio dei giovani, e così via. Ma quei debiti sono molti, molti di più di quanto si pensasse. In città si dice che superano i 4 milioni di euro. «I problemi li ho scoperti solo quando ho acquisito la società. La situazione era ingestibile», ha detto Lamberti.

E così, a dicembre, prima della partita contro il Catanzaro, la squadra viene a sapere che gli stipendi non verranno pagati. La società spiega che il conto corrente è bloccato, in quanto pignorato dai creditori che aspettavano ancora di essere risarciti. Lamberti a Sportitalia ha spiegato la situazione: «Mi sono trovato con un’intera squadra in sciopero in quanto non ho potuto pagare gli stipendi a dicembre. Per colpa delle vecchie gestioni, la società, sul proprio e unico conto corrente, si era trovata ben trenta protesti. Ai giocatori ho proposto alcune soluzioni per poter ottemperare al pagamento degli stipendi, attraverso altre forme, cercando di usufruire dei crediti che il club vantava. Loro, però, hanno deciso di andare avanti per questa decisione, proclamando lo sciopero».

La squadra va avanti ancora per una settimana, quando perde 4-0 con la Juve Stabia: ma la situazione ormai è compromessa, e i giocatori decidono di proclamare lo sciopero finché non avranno ricevuto gli stipendi. Il 20 dicembre i calciatori del Matera mettono in mora la società: a quel punto il club aveva venti giorni di tempo per pagare gli stipendi da settembre a novembre. In quei giorni frenetici, nessun giocatore della rosa ha contatti con i vertici del club. Scaduto il tempo senza trovare una soluzione, i calciatori chiedono lo svincolo al Collegio arbitrale. Che, puntualmente, arriva, il 29 gennaio. I giocatori hanno così la possibilità fino a fine febbraio di trovare un’altra squadra tra i professionisti, fino al 10 marzo all’estero.

L’ultimo tweet dell’account Twitter del Matera. Gara a porte chiuse, in campo la Berretti

Nel frattempo, il Matera continua a giocare. Ma non con la prima squadra: sono i giovani della Berretti. Non hanno nemmeno le tutele previdenziali. Sono sconfitte in fila, per 6-0, per 6-1, ma consentono di non perdere il titolo sportivo. Alcune partite vengono giocate a porte chiuse, perché non ci sono nemmeno le risorse per pagare gli steward. La società ha nuovi giocatori pronti da tesserare, ma i lucani hanno il mercato bloccato dalla Lega. E a quel punto il Matera alza bandiera bianca. Quando non si presenta per la quarta volta, contro la Cavese, viene escluso dal campionato. I giocatori senza stipendi verranno pagati dal fondo di solidarietà dell’Assocalciatori.

E ora? «Questo tipo di anomalia non ci dovrebbe essere più in futuro», spiega Miranda. «La Lega Pro non aveva responsabilità, anzi, insieme all’Assocalciatori, ha preso posizioni nette, contestando l’iscrizione al campionato della società. L’anomalia è, purtroppo, arrivata dalla gestione commissariale, in quanto una sola persona ha accentrato i poteri e gli oneri del Consiglio Federale, rimanendo sordo alle denunce dell’Assocalciatori. Oggi sono state introdotte norme molto più severe. Entro il 24 giugno bisogna possedere i requisiti richiesti, senza margine di successive integrazioni, come avveniva in passato. Inoltre, ecco perché il caso del Matera non può ripetersi: se non viene rispettata una scadenza federale, per esempio non si pagano gli stipendi al 2 agosto, c’è solo la finestra successiva, cioè il 16 ottobre, per sanare quella situazione. Se ciò non avviene, la squadra è esclusa dal campionato».