Tre cose sulla ventiseiesima giornata di Serie A

La resilienza della Juventus, il Milan terzo in classifica, la Lazio vede la Champions.

La Juventus ha vinto ancora (ma per l’Atlético non basta)

Fino a ieri, lo score del Napoli in casa in questa Serie A era di dieci vittorie, tre pareggi e zero sconfitte. La vittoria della Juventus, quindi, ha un grande valore, vista la forza dell’avversario. Nel primo tempo, i bianconeri sono stati cinici ad approfittare dell’errore di Malcuit (con Pjanic finalmente lasciato libero di calciare le punizioni) e a raddoppiare subito con Emre Can. Nella ripresa hanno sofferto molto, ma alla fine hanno strappato la ventitreesima vittoria in ventisei giornate di Serie A, portandosi a +16 sul Napoli e chiudendo il discorso-scudetto. È la forza di questa squadra, da sempre in grado di portare a casa risultati positivi anche nelle serate che sembrano più difficili. Gli ultimi sette scudetti, con vista sull’ottavo, nascono da questa resilienza, da una feroce applicazione, soprattutto nella fase difensiva. Eppure, non tutte le sensazioni sono positive: Allegri aveva detto che i suoi ragazzi sarebbero arrivati nelle migliori condizioni alla gara di ritorno di Champions, ma a dieci giorni dal match contro l’Atlético Madrid Ronaldo e compagni non sono sembrati una squadra in grado di ribaltare i Colchoneros, soprattutto alla luce del risultato dell’andata. Nel secondo tempo la Juve non ha praticamente superato il centrocampo, ed è rimasta in piedi anche grazie agli errori di mira del Napoli, come il rigore fallito da Insigne; inoltre alcuni calciatori – Cancelo e Alex Sandro su tutti – sembrano lontani dalle loro migliori espressioni. Allegri può ambire ai quarti di finale, alla rimonta contro l’Atlético, ma servirà una Juventus più propositiva, più fluida nel gioco, rispetto a quella vista ieri sera al San Paolo.

La vittoria della Juventus sul campo del Napoli

Il weekend perfetto del Milan

Le sconfitte dell’Inter e della Roma, la sofferta vittoria contro un bel Sassuolo davanti agli oltre 60mila di San Siro. L’ultimo turno di campionato, in termini di classifica, ha regalato grandi gioie al Milan, salito fino al terzo posto, un posizione che nel girone di ritorno non occupava dalla fine del 2013. «Dobbiamo migliorare a livello tecnico, non possiamo pensare in attacco ci sia Piatek quindi prima o poi segneremo», ha detto Gattuso, contento del terzo posto ma consapevole del piccolo passo indietro compiuto dal suo Milan. A far sorridere il tecnico ci ha pensato la difesa, confermatasi ancora una volta come la migliore d’Europa da dicembre a questa parte: nel 2019 tra campionato, Coppa Italia e Supercoppa i rossoneri hanno incassato solo tre gol in undici partite. Anche contro il Sassuolo, Donnarumma è stato decisivo, al pari della coppia di centrali Musacchio-Romagnoli, con il primo che ha anche propiziato il gol e il capitano che non ha ancora subìto un dribbling in tutto il campionato. A parte questo però, alcuni interpreti sono sembrati un po’ stanchi, soprattutto a centrocampo. Una condizione comprensibile, visto che Bakayoko gioca titolare da fine ottobre (ha saltato una sola partita per squalifica), Kessié non ha mai riposato e anche Paquetà ha collezionato undici presente consecutive di fila dal primo minuto. In vista della prossima partita, a Verona contro il Chievo,  Gattuso potrebbe pensare di fare un po’ di turnover, anche in vista del derby del 17 marzo, con Biglia apparso pronto a giocare almeno 50-60 minuti. In ogni caso, il Milan può sorridere: ha recuperato nove punti in sette giornate ai cugini e tre mesi fa, probabilmente, non sarebbe riuscito a vincere una partita come quella contro il Sassuolo.

Musacchio esulta dopo il gol dell’1-0. Nel 2019, con lui e Romagnoli al centro della difesa, il Milan ha registrato otto clean sheet in undici partite

La Lazio è sempre lì

La stagione della Lazio non è stata esaltante, finora. O meglio: era rimasta al di qua delle aspettative, per risultati, per rendimento in senso assoluto. L’eliminazione in Europa League contro il Siviglia e il percorso un po’ contraddittorio in campionato avevano oscurato la semifinale di Coppa Italia raggiunta con merito. Poi è arrivato il derby, è arrivata una vittoria per 3-0 che dà un senso completamente diverso a quello che è stato. A quello che sarà. È una questione di classifica: qualora battesse l’Udinese nel match di recupero, la Lazio arriverebbe a pari punti con la Roma. A tre punti dal quarto posto, dalla qualificazione in Champions League. All’improvviso, i biancocelesti si riscoprono pienamente in lotta per un obiettivo che ogni anno sembra utopico, ma poi si rivela alla portata. Non è solo un discorso di classifica corta, è la Lazio ad essere costante ad alti livelli: Inzaghi ha dovuto costruire una squadra diversa rispetto allo scorso anno, eppure non ha perso contatto con le zone alte della classifica. Fino alla detonazione di sabato sera, un derby giocato in maniera perfetta, vinto quasi in scioltezza, aperto da Caicedo, dominato da Correa – i giocatori che segnano la differenza tattica rispetto all’ultima stagione – e chiuso da Cataldi, un altro elemento che sembrava perduto e che invece ha regalato l’immagine simbolo della notte dell’Olimpico. La Lazio è sempre lì, forse è sempre stata lì, solo che quasi nessuno se n’era ancora accorto. Per la Champions, bisognerà fare i conti anche con Inzaghi e i suoi ragazzi.

Il derby perfetto della Lazio

 

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