Finalmente Donnarumma

Il portiere del Milan è migliorato dal punto di vista tecnico ed emotivo.

La differenza non è la parata, ma la reazione ad essa. Durante Milan-Sassuolo, subito dopo aver intercettato il radente di Djuricic con una rapidissima discesa a terra, Gigio Donnarumma si alza in piedi e scuote le braccia di fronte a sé. Ha appena compiuto una parata strepitosa, per la velocità con cui si è abbassato, distendendo il braccio e aprendo la mano, il tutto in controtempo, muovendo i piedi dal lato opposto rispetto al pallone direzionato da Djuricic, tra l’altro con un tocco in anticipo su Romagnoli, che nascondeva la traiettoria e rendeva impossibile la lettura preventiva.

Invece di esultare, come un tempo era abituato a fare, il portiere del Milan se la prende con Musacchio, “colpevole” di aver scaraventato il pallone appena respinto fuori dal campo, nonostante non fosse pressato. Il difensore aveva tutte le ragioni del mondo per farlo, considerando la pericolosità dell’azione appena conclusa e il fatto che sarebbe potuto sbucare un avversario alle spalle. Ma Donnarumma non è soddisfatto, perché l’azione non si è conclusa come lui si stava immaginando. La pretesa della perfezione delinea la differenza tra il primo Gigio, inesperto e immaturo, e quello nuovo, precocemente esperto e maturo.

La parata di Donnarumma su Djuricic, e la reazione del portiere

Ora, Donnarumma non considera la prodezza personale più rilevante del flusso di gioco. Prima, invece, esultava dopo ogni grande intervento come se avesse segnato un gol. Per lui, l’eccezionalità è diventata consuetudine. Questa capacità è la linea di confine tra i grandi portieri e quelli “normali”, e Donnarumma sembra averla varcata. I miglioramenti tecnici sono però una conseguenza di un upgrade psicologico: è come se prima Gigio si servisse delle prodezze per dimostrare al mondo di essere davvero un predestinato, mentre ora non ne ha più bisogno, dunque spontaneamente le mette a disposizione della squadra. Non le rivendica più come manifestazioni di bravura personale, è attento al gioco e ai compagni, più che a se stesso. Di conseguenza è riconosciuto come leader, sia nel Milan, che in Nazionale.

Un anno fa, invece, festeggiava dopo ogni grande parata come se volesse farsi forza e dimostrare al mondo che l’ingaggio da sei milioni annui – richiesto e ottenuto nell’estate 2017 – era meritato, e di conseguenza le feroci critiche erano ingiustificate. Donnarumma ha sopportato gli effetti collaterali della gestione del rinnovo di contratto alla luce del sole, ovvero continuando a difendere la porta del Milan anche in tempo di crisi, personale e di squadra – è anche vero che i rossoneri non hanno mai trovato la stabilità difensiva degli ultimi tempi nei suoi primi anni da portiere titolare. Ha accettato le difficoltà, le ha attraversate e ne è uscito fortificato, maturo prima del tempo.

Compilation del nuovo Donnarumma: più solido, più reattivo, più pulito

Per analizzare la crescita tecnica di Donnarumma bisogna prima considerare il suo percorso umano, perché quest’ultimo ne è la causa. Gigio ha appena compiuto 20 anni, ma è già alla quarta stagione in Serie A, di fatto è un giocatore d’esperienza. E grazie a questa esperienza ha vinto una battaglia con se stesso, o meglio, contro la paura di non essere all’altezza delle aspettative, naturalmente e fin troppo alte considerando la sua giovane età. L’altro punto di forza emotivo di Donnarumma, che si riflette poi nelle sue parate, è la freddezza. Oggi sono visibili i miglioramenti, ma la cosa straordinaria è che li ha confezionati dopo la stagione più difficile della sua giovane carriera, quella 2017/2018. Vuol dire che ha mantenuto lucidità e ha capito la necessità di lavorare dietro le quinte, sul campo d’allenamento, senza lasciarsi condizionare dalle sue stesse prestazioni. Ed oggi sta raccogliendo i frutti di quel lavoro: l’ultimo tentennamento risale al derby d’andata, quando non lesse con precisione il cross di Vecino per Icardi, all’ultimo respiro. Era un girone fa, ma pare una vita.

Da quel momento Donnarumma non solo non ha più sbagliato – per un portiere è già abbastanza perché si possa parlare di ottimo rendimento –, ma si è ripetuto in prodezze. In queste ultime si possono rintracciare i più evidenti miglioramenti dal punto di vista tecnico. L’elasticità, ad esempio: non è un caso che le migliori parate in questa stagione siano tutte basse, verso terra, cioè il punto che un portiere di oltre centonovanta centimetri dovrebbe patire maggiormente, almeno in teoria. Donnarumma però ha accorciato i tempi del gesto proprio perché è più elastico. Non solo, ha anche imparato a leggere meglio le azioni, è migliorata la sua comprensione del gioco, la sua attenzione allo sviluppo della manovra avversaria. È una dote riscontrabile nel fatto che ormai è sempre ben posizionato e quasi mai costretto a rimediare ad una sbavatura.

Ha poi sistemato la coordinazione, non nelle braccia ma nei piedi, il suo vero punto debole. Gigio li muove più in fretta e meglio, ha ridotto l’ampiezza dei passi, così può sprigionare una maggior quantità di forza nel momento dello stacco, e indirizzarla verso il pallone. Questo aspetto gli permette anche di rimanere fermo fino all’ultimo secondo, di aspettare il tiro, quindi di evitare “partenze false”. È un rischio che un portiere può permettersi solo quando è sicuro di arrivare sul pallone in tempo, quando ha fiducia dei propri mezzi. Nei primi anni, per contrasto, Donnarumma anticipava il movimento perché non era completamente sicuro della propria esplosività, e perché non leggeva in anticipo la traiettoria del pallone.

In ultimo, il cambiamento forse più visibile, ovvero quello relativo alla postura. Prima Donnarumma tendeva a rimanere rigido, impuntato sui piedi prima di avviare la parata, e di conseguenza era meno reattivo. Ora, invece, molleggia sulle gambe, rimbalza sul proprio baricentro, comprime il corpo e guadagna quindi inerzia in fase di distensione. In questo sono stati determinanti il cambio di preparatore e l’apporto di Valerio Fiori – il sostituto di Magni, storico allenatore di Gigio. Fiori, con ogni probabilità, ha visto Donnarumma con un occhio più critico e ha saputo identificare e levigare i punti deboli.

Notare i saltelli prima di ogni parata per mantenere gli arti inferiori in attività e ancora le gambe piegate, il baricentro basso, le braccia lungo i fianchi leggermente divaricate, con il palmo aperto, per minimizzare i movimenti verso il pallone, soprattutto quando quest’ultimo è rasoterra.

Nessun portiere in Europa ha incassato meno gol nel 2019. Appena 3 in 11 partite, considerando anche la Coppa Italia e la Supercoppa. E ancora: nelle prime 14 gare di campionato, aveva mantenuto la porta inviolata soltanto una volta; nelle successive 12, invece, ci è riuscito in 8 occasioni. Merito di una Milan più efficace in fase difensiva, certo, ma anche delle sue parate: se ne contano infatti almeno 6 decisive nelle ultime 12 gare, cioè una ogni due partite. Visto che Donnarumma è impegnato mediamente tre volte ogni 90′, vuol dire che un intervento su sei è superlativo. Tradotto: il suo apporto vale un discreto bottino di punti per il Milan. È quindi giunta l’ora di dare a Gigio ciò che è suo, ovvero il merito di aver rispettato le aspettative in anticipo sui tempi “umani”: ha appena compiuto 20 anni, eppure è già uno dei migliori portieri al mondo. E con ogni probabilità, deve ancora mostrare il meglio di se.

 

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