Il nuovo Napoli europeo di Ancelotti

Gli azzurri sono tra i maggiori favoriti per la vittoria dell'Europa League.

Il Napoli di Ancelotti sta vivendo una condizione mai assaggiata negli ultimi anni: è la squadra favorita per vincere un trofeo – nella fattispecie l’Europa League. Quantomeno, condivide la pole position con pochissime altre avversarie. È un discorso inevitabile se si guarda al tabellone degli ottavi, il return match di oggi vede gli azzurri in Austria, a Salisburgo, a difendere il rassicurante 3-0 dell’andata. Solo il Chelsea può contare su altrettante reti di margine in casa della Dinamo Kiev, e non a caso i Blues sono l’unica squadra che può essere considerata alla pari del Napoli in un’ipotetica griglia di pretendenti alla finale di Baku: l’Arsenal dovrà recuperare il 3-1 subito in Francia, contro il Rennes; il Siviglia volerà in Repubblica Ceca partendo dal 2-2 interno con lo Slavia Praga; l’Inter dovrà necessariamente vincere a San Siro contro l’Eintracht Francoforte.

Mancano ancora due turni (e mezzo) prima dell’ultimo atto, ma la sensazione è che Ancelotti gestisca il gruppo più attrezzato per gli ultimi turni della manifestazione, dal punto di vista tecnico ed emotivo. Il percorso nella prima fase di Champions League e la superiorità mostrata nelle sfide contro Zurigo e Salisburgo sono degli elementi indicativi rispetto alla forza del Napoli, che non a caso ha la terza rosa in Europa League per valore di mercato (dati Transfermarkt) dopo quelle di Chelsea e Arsenal. Rispetto alle due squadre inglesi, però, gli azzurri hanno un progetto tattico apparentemente più solido, la squadra è stata costruita negli anni ed è ormai abituata a certi palcoscenici, ad affrontare avversari di alto livello. In più, c’è anche la questione relativa al contesto: in campionato il Napoli ha un vantaggio ampio sul quinto posto, quindi può concentrarsi sulle partite del giovedì. Probabilmente si tratta della situazione perfetta per un allenatore come Carlo Ancelotti, da sempre più portato alla preparazione della partita secca, all’esaltazione delle qualità dei singoli nei momenti decisivi piuttosto che per un torneo lungo.

Napoli-Salisburgo 3-0

Dall’inizio della stagione, si è parlato dell’arrivo di Ancelotti come un’occasione per colmare il gap mentale che – almeno finora – ha impedito al Napoli di centrare un grande trionfo, in Italia o in Europa. Ora questa occasione diventa ancora più grande: l’Europa League è una competizione che sembra essere alla portata della squadra azzurra, più dello scudetto e della Champions League, e allora Ancelotti potrebbe costruire da qui una nuova legacy per il Napoli. Del resto, l’Atlético Madrid di Simeone è diventata una delle squadre più forti e rispettate d’Europa partendo proprio dal successo nella seconda manifestazione continentale, nel 2012; l’anno scorso, in una stagione interlocutoria, i Colchoneros hanno sfruttato una situazione simile a quello del Napoli 2018/19 per alimentare la propria dimensione di squadra vincente.

La minore attenzione al fronte internazionale è stata uno dei nodi dell’era-Sarri: nei suoi tre anni alla guida del Napoli l’allenatore toscano non ha mai superato un turno ad eliminazione diretta in Champions o in Europa League – a parte il preliminare del 2017 contro il Nizza. La nuova gestione tecnica ha ribaltato questa gerarchia, già da settembre il percorso europeo ha rappresentato la priorità della club partenopeo, anche alla luce del dominio della Juventus in campionato. È l’approccio giusto per perseguire la crescita di una squadra che ha dimostrato di poter giocare alla pari con tutti, ma a cui manca una grande affermazione per chiudere il cerchio ed aprire un nuovo ciclo, fondato su un’altra mentalità. In qualche modo, la vittoria o l’approdo in finale di Europa League darebbero un significato di compiutezza alla storia di un organico costruito da Rafa Benítez e sfruttato al massimo da Sarri, all’esperienza napoletana dei vari Albiol, Ghoulam, Allan, Callejón, Insigne, Mertens. Nel frattempo il Napoli ha dato continuità al suo progetto tecnico (sublimato nelle figure futuribili di Fabián Ruiz, Zielinski, Milik), un grande successo permetterebbe di mettere un punto esclamativo su uno sviluppo continuo, innegabile, sostenibile, che ha portato il club ad un passo dalla top ten nel Ranking Uefa e ad essere considerato una benchmark per l’equilibrio tra risultati sportivi e bilancio virtuoso.

La partita di questa sera inizierà a chiarire qual è la reazione del Napoli alla condizione scomoda della squadra favorita. Il risultato dell’andata al San Paolo è un paracadute abbastanza sicuro, però Ancelotti dovrà rinunciare a Koulibaly e Maksimovic – oltre all’infortunato Albiol. È una situazione di vantaggio un po’ annacquata dalla realtà, il pareggio di Reggio Emilia contro il Sassuolo e il caso-Insigne hanno agitato la vigilia del viaggio in Austria, il Napoli poteva approcciare meglio il return match di Salisburgo contro un avversario difficile da affrontare, ma anche questo fa parte del percorso di crescita di una squadra, di una società, di un intero ambiente, soprattutto quando c’è da gestire un pronostico positivo.

Ancelotti è un perfetto garante culturale per questo nuovo corso, i risultati sono in linea con le aspettative (in Serie A, il Napoli 2018/19 ha solo un punto in meno del primo Napoli di Sarri, stagione 2015/16),  in più c’è l’Europa League come obiettivo da inseguire. Anzi, il cammino internazionale è – deve essere – il vero, grande obiettivo degli azzurri, proprio per cercare di concretizzare una nuova dimensione, per certificare l’evoluzione definitiva di un club che da tempo ha tutto, o quasi, per diventare grande. E che ora si ritrova tra le mani un’occasione enorme per riuscirci.

 

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