Sei talenti da seguire tra le Nazionali

Un po' di scouting nel primo International Break del 2019.

Il primo International Break del 2019 coincide con l’inizio delle qualificazioni agli Europei 2020, perciò non è sbagliato affermare che questi giorni segneranno l’inizio di un nuovo ciclo per molte Nazionali, e di un percorso che permetterà a molti giovani di ritagliarsi il proprio spazio.

Partendo da casa nostra, dall’Italia di Mancini – attesa dalle sfide contro Finlandia e Liechtenstein –, abbiamo pensato di presentare i giocatori con maggiore hype, esordienti (o quasi) nelle selezioni senior che aspirano ad affermarsi, a diventare dei punti di riferimento.

Moise Kean

È stato il primo 2000 a esordire in Nazionale, a novembre 2018, quando non aveva ancora giocato da titolare con la Juventus in questa stagione. Ora torna in azzurro ed ha uno status diverso, ha assaggiato il campionato e la Champions League, certo non ha potuto essere continuo ad altissimi livelli, ma è parso all’altezza di certi contesti. La sua scelta di rimanere alla Juventus è stata decisamente controculturale, perché si è idealmente scontrata con l’arrivo di Cristiano Ronaldo e la conseguente assenza di turnover in attacco. Invece, la sensazione è che sia stata una strategia intelligente: una volta rientrato nelle rotazioni nell’ultima parte della stagione, Kean è sembrato un calciatore migliorato dal punto di vista fisico e psicologico, forse ancora un po’ acerbo nella capacità di scegliere la migliore soluzione – ma a 19 anni appena compiuti è una condizione praticamente inevitabile. Il talento è percettibile, all’Italia manca una punta di riferimento, per scelta tattica ma anche per mancanza di un interprete davvero convincente da utilizzare nell reparto d’attacco leggero sperimentato in autunno. Forse Mancini ha portato con sé tanti centravanti proprio per provare nuove soluzioni oltre al tridente col falso nueve, a questo giro ci sono Quagliarella, Pavoletti, Immobile, Lasagna. E Kean, che può aspirare a questo ruolo – soprattutto a lungo termine. Queste prime apparizioni in Nazionale possono testeranno ulteriormente la sua candidatura.

Il gol di Moise Kean contro l’Udinese

João Félix

È difficile individuare un altro calciatore giovane che abbia avuto lo stesso impatto immediato di João Félix, nonostante i 19 anni compiuti a novembre. L’attaccante portoghese è il simbolo della nuova era del Benfica: ha iniziato la sua formazione nel Porto ma poi si è perfezionato nel centro giovanile di Seixal, inaugurato nel 2006 alle porte di Lisbona, un’accademia che a oggi conta sette giocatori nell’organico a disposizione di Bruno Lage. La dimensione di João Félix, però, va già oltre il racconto del giovane campione in costruzione: le sue cifre sono importanti – 12 gol e 6 assist in 32 partite stagionali –, ma comunque non bastano per raccontare compiutamente una qualità complessiva spaventosa, soprattutto dal punto di vista tecnico. La chiamata del Portogallo senior era praticamente inevitabile, João Félix conta 10 partite – con 4 gol – nell’Under 21 ma nel frattempo ha offerto la sensazione di essere già pronto per mostrare il suo talento anche accanto a Cristiano Ronaldo, Bernardo Silva, Bruno Fernandes. Anzi, in questa squadra tecnicamente superba, il giovane talento del Benfica ci sta a meraviglia, il suo profilo di artista del pallone necessita solo di un upgrade fisico per chiudere il cerchio della perfezione potenziale, alla ricerca dell’affermazione definitiva.

Rifinitura e conclusione di João Félix

David Neres

La prima convocazione di David Neres nel Brasile non va letta e interpretata solo come un premio alla stagione incredibile dell’Ajax. Anzi, il rapporto è assolutamente vicendevole ed equilibrato: come si è potuto percepire nella serata perfetta del Bernabéu, il 22enne esterno paulista si esalta nel gioco della squadra olandese perché ha le qualità giuste per farlo, la regia offensiva di Tadic e il moto perpetuo degli altri compagni si sposano perfettamente alla sua tecnica in velocità, concretizzano nell’area avversaria un sistema di gioco ipercinetico e quindi moderno, efficace pur se ambizioso. Dopo un Mondiale in chiaroscuro, la Nazionale di Tite riparte da un gruppo affidabile, in cui non mancano certo alternative nel reparto offensivo. Forse anche per questo l’inserimento di David Neres può rappresentare una novità importante, nelle gerarchie degli esterni ci sono da superare calciatori come Douglas Costa e Lucas Moura, in origine lo slot di “giocatore giovane” era stato assegnato a Vinícius Júnior, giusto per chiarire l’abbondanza della Seleçao del futuro. Una squadra ricca di stelle in cui potrebbe esserci spazio anche per David Neres, a patto che inizi a dimostrarlo fin da subito, dalle amichevoli contro Panama e Repubblica Ceca.

Un gol bello – anche grazie alla meravigliosa giocata di Tadic – in uno stadio discretamente importante

Callum Hudson-Odoi

Uno dei motivi per cui il pubblico del Chelsea sembra apprezzare poco il lavoro di Maurizio Sarri riguarda la gestione di Callum Hudson-Odoi. È una questione di potenziale percepito, di forza accecante che però non è stata ancora fatta detonare liberamente, definitivamente, sul campo da gioco – se non per brevi tratti. Hudson-Odoi è un esterno di piede destro che ama partire da sinistra, secondo il Telegraph è «un elemento già pronto a giocare da titolare nel Chelsea, anche in Premier League, esattamente come lo era Sancho. Solo che l’ala del Borussia Dortmund ha avuto la possibilità di dimostrarlo, semplicemente entrando in campo. Sarri, invece, parla di Hudson-Odoi come se fosse ancora un embrione calcistico». Questo breve estratto esprime compiutamente i sentimenti dei tifosi dei Blues, letteralmente innamorati del talento grezzo del giovane Callum, autore di 5 gol e 4 assist tra Europa League ed Fa Cup, eppure mai schierato da titolare in Premier League: per lui, appena sei spezzoni di partita. Un’esperienza limitata che però è bastata a Southgate per convocarlo in Nazionale. Anzi, il commissario tecnico sembra essere deciso a lanciare da titolare sia lui che Jadon Sancho, ha definito entrambi i suoi wonderkid «pronti per i palcoscenici più importanti». In questo modo, l’Inghilterra è destinata a diventare la squadra con il maggior potenziale in prospettiva d’Europa.

La velocità di esecuzione di Hudson-Odoi

Steven Bergwijn

Una delle Nazionali più interessanti da seguire nel suo nuovo percorso è l’Olanda di Ronald Koeman. Per due motivi: la legge dei grandi numeri – per cui è quasi impossibile che un roster di medio-alto livello salti il terzo grande torneo consecutivo – e l’enorme talento di alcuni elementi. Il fatto che il 21enne Steven Bergwijn sia titolare nella stessa selezione in cui giocano Van Dijk, de Ligt e de Jong ci dice che anche lui è un profilo futuribile, ai massimi livelli. È anche un discorso di sensazioni rispetto al suo gioco: l’esterno del Psv è rapidissimo nello spunto in velocità, cerca sempre di superare il suo avversario diretto, eppure non è arruffone con il pallone, lo controlla benissimo, riesce a tenerlo costantemente attaccato al piede, anche grazie a un fisico forte e armonico, che gli permette di proteggere bene, con il corpo, lo spazio intorno a sé. In questo modo crea molte volte i presupposti per l’assist vincente (sono già 13 in stagione tra Eredivisie e Champions League), senza dimenticare la fase di finalizzazione (12 gol in tutte le competizioni). Bergwijn è il perfetto contraltare tecnico di Hirving Lozano, il Psv ha un gioco più solido e sicuro e continuo rispetto a quello dell’Ajax, e concretizza questa sua superiorità in classifica e nel tabellino dei marcatori soprattutto grazie alla grande qualità dei suoi esterni offensivi. Il 4-0 contro la Bielorussia è stata la quarta presenza per Bergwijn, la terza da titolare. Non ha ancora segnato o servito assist decisivi, eppure il suo score è perfetto: tre vittorie su tre. Evidentemente, è un giocatore che sta perfettamente nel gioco di Koeman, quindi nel futuro della Nazionale Oranje.

Bergwijn-to-Lozano, una certezza per il Psv

Diego Lainez 

La Nazi0nale di calcio del Messico vive una condizione particolare: non parteciperà alla Coppa America che si giocherà in Brasile tra qualche mese, ed è già qualificata alla successiva Gold Cup, il campionato continentale del Nord e Centro America. C’è anche un nuovo selezionatore, Gerardo Tata Martino, quindi siamo all’inizio di un lungo, inevitabile periodo di sperimentazione. Un contesto perfetto perché nuovi talenti possano affermarsi. Tra questi spicca Diego Lainez, 18enne passato a gennaio dall’América MX al Betis Siviglia. In un articolo pubblicato da El País, Lainez viene definito «un giocatore che fa un passo in avanti nel suo percorso di maturazione ogni volta che viene chiamato in causa». Il suo inserimento nel club spagnolo è appena agli inizi, ma l’età (compirà 19 anni a giugno) e le qualità tecniche depongono a suo favore. Lainez è un fantasista mancino, un giocatore estremamente creativo, a cui piace molto toccare ripetutamente il pallone e cercare il colpo a effetto, che sia un dribbling, un passaggio smarcante per i compagni, un controllo complicato. Il Betis ha investito una somma vicina ai 15 milioni di euro per portarlo in Europa, ora Diego deve imparare a essere più essenziale nel suo gioco, ma il talento è di quelli che ti fanno lustrare gli occhi. Non a caso, Lainez è un mostro di precocità: ha esordito nella squadra senior dell’América a 16 anni, è diventato il primo 2000 della storia del campionato messicano a segnare un gol e il più precoce di sempre a realizzare una doppietta. In più, conta già due presenze con la Nazionale messicana.

L’esordio di Diego Lainez in Nazionale, contro l’Uruguay