David Neres sta facendo la rivoluzione

L'esplosione dell'esterno brasiliano rappresenta la nuova era dell'Ajax.

Tra le diverse novità del nuovo corso Ajax inaugurato da Marc Overmars, merita una menzione particolare quella riguardante il ponte costruito con il continente sudamericano attraverso un lavoro di scouting accurato e meticoloso, come raramente avvenuto in passato. Sfogliando infatti qualsiasi classifica tra i migliori stranieri di sempre che hanno vestito la maglia ajacide, l’unico sudamericano da top 20 nel quale ci si imbatte è Luis Suárez, frutto oltretutto di una pura e semplice operazione di mercato, dal momento che fu il Groningen a scoprirlo (grazie a Henk Veldmate, oggi non a caso capo scout dell’Ajax), portarlo in Olanda e valorizzarlo.

Sotto questo profilo, un abisso separa l’Ajax dall’altra big di Eredivisie, il Psv Eindhoven, che può vantare pezzi da novanta quali Romário e Ronaldo, più ottimi giocatori come Gomes, Alex e Farfán. Durante il periodo di austerità della gestione Frank de Boer, gli ajacidi avevano addirittura smesso di importare giocatori da Oltreoceano, visto che dal 2010 – anno nel quale arrivarono in prestito Kerlon e Zé Eduardo, elementi da zero presenze in prima squadra – si è dovuto attendere fino all’estate del 2016 per trovare ad Amsterdam facce nuove provenienti dal Sudamerica. E non si è trattato di giocatori qualunque: il colombiano Davinson Sánchez è diventato il giocatore più remunerativo di sempre del mercato in uscita ajacide, prima di essere superato in questa particolare classifica da Frenkie de Jong; il brasiliano David Neres si è imposto come elemento fondamentale dell’Ajax formato Champions, confermando e ampliando le potenzialità già messe in mostra in una stagione 2017-18 di alto profilo individuale. Nel 2017 è arrivato l’argentino Nicolás Tagliafico e, in attesa di scoprire se il colombiano Luis Orejuela riuscirà a seguire le orme del connazionale Sánchez o resterà un incompiuto come Mateo Casierra, a breve un altro argentino, Lisándro Magallán, sarà impegnato nel non facile compito di sostituire il sicuro partente Matthijs de Ligt.

Non c’è dubbio che David Neres sia il simbolo della svolta-Overmars, tanto a livello di mercato quanto, di conseguenza, nella costruzione di una squadra competitiva anche al di fuori dai confini nazionali. Il prezzo, innanzitutto: 12 milioni di euro, salito poi a 15 grazie ai vari bonus. Una cifra che l’Ajax non spendeva da tanto tempo, ma che era necessario investire per gettare le basi del progetto di Overmars, riassunto dal diretto interessato in una frase pronunciata in una riunione del board: «Meglio un giocatore da 12 milioni che tre da 4». Gli ajacidi avevano l’esempio in casa: con i soldi spesi per Neres, in passato erano stati comprati Nemanja Gudelj, Lerin Duarte e Mike van der Hoorn. Elementi non in grado di fornire alla squadra quell’iniezione di qualità richiesta per salire di livello e, in seconda battuta, di poter garantire alla società una plusvalenza adeguata a mantenere il segno positivo in bilancio.  Soldi che, per Neres, l’Ajax avrebbe già potuto incassare a gennaio dal Guangzhou Evergrande, ma l’offerta di 43 milioni di euro è stata respinta al mittente. Un altro importante segnale di discontinuità rispetto al recente passato, quando la priorità data alle esigenze economiche non avrebbe mai permesso il rifiuto di simili proposte, ovviamente a discapito del progetto tecnico.

Un progetto, quello firmato da Erik ten Hag, che ha sorpreso tutti per qualità della proposta calcistica e, soprattutto, continuità con tutto ciò che la società di Amsterdam ha rappresentato per la storia del calcio. Per questo motivo la stagione in corso – indipendentemente dalla sua conclusione – verrà ricordata negli annali del club molto più di quelle “vincenti” (quantomeno in Eredivisie) targate Frank de Boer. Ma ciò che si sta vedendo in campo è solo il punto di arrivo di un lavoro sinergico tra tutte le componenti operative del club: vivaio, scouting, responsabili del mercato, area tecnica. Un piccolo miracolo di equilibrio e programmazione, soprattutto considerato come l’Ajax sia una società costantemente alle prese con correnti e turbolenze varie, soprattutto nella stanza dei bottoni. Ma forse è proprio la presenza di un tecnico alieno al mondo ajacide come ten Hag (così come nel recente passato lo era stato Peter Bosz), pertanto immune a certe dinamiche interne, ad aver costituito la tessera mancante per completare il mosaico Ajax 2018/19. Così come Neres è stato il pezzo che ha permesso a Ten Hag di costruire una squadra capace di fare il salto di qualità a livello internazionale attraverso un cambio di modulo diventato noto in Olanda con il nome di variante-Tadic.

Neres era già titolare lo scorso anno, sia durante la gestione Keizer che in quella, iniziata a fine dicembre, di ten Hag. Giocava come esterno offensivo a destra e il suo posto non è mai stato in discussione, tanto da costringere Justin Kluivert a emigrare sul lato sinistro per trovare spazio (aiutandolo così indirettamente a spiccare il volo). I numeri del brasiliano erano indiscutibili: 14 gol, 13 assist e la più alta media di dribbling riusciti della Eredivisie. All’inizio della stagione attuale, però, l’arrivo di Dusan Tadic e il definitivo spostamento di Hakim Ziyech dal ruolo di numero 10 (dove Ten Hag preferisce il maratoneta Donny van de Beek) nel centrocampo a tre a quello di ala destra avevano chiuso un po’ la strada al brasiliano, come ammesso dal suo stesso allenatore. «Quando lascio in panchina Neres, lo faccio esclusivamente per ragioni numeriche: posso schierare solo undici giocatori in campo». Proporlo infatti come numero 10, posizione talvolta ricoperta nel São Paulo under-20 quando si passava dal 4-3-3 al 4-4-2, poteva reggere in campionato contro il Vitesse di turno, ma nel girone di Champions avrebbe rischiato di trasformarsi in una tonnara.

Un problema risolto con la variante-Tadic, che a posteriori potrebbe sembrare l’uovo di Colombo, ma in realtà si è trattata di un’intuizione tutt’altro che scontata, visto che il serbo non aveva mai giocato da prima punta in carriera e che in rosa l’Ajax di attaccanti da area di rigore ne ha due, Klaas-Jan Huntelaar e soprattutto Kasper Dolberg, l’unico giocatore della rosa ajacide svalutatosi nel corso dell’ultimo anno e mezzo, e pertanto elemento da recuperare tanto sotto il profilo sportivo quanto sotto quello economico. La prima versione del nuovo modulo si è vista lo scorso 2 ottobre a Monaco di Baviera, dove l’Ajax ha disputato la sua prima grande partita contro una big europea della stagione. E Neres è stato uno dei protagonisti nel nuovo ruolo di ala sinistra.

Statistiche alla mano, Neres ha realizzato una combo gol-assist pari a 18 (8/10) in 1.599 minuti di Eredivisie, contro i 27 (14/13) in 1.903 di Ziyech e i 29 (20/9) in 2.400 di Tadic. Un computo che non riesce a racchiudere la capacità di gestione dello spazio e dei tempi di  movimento del suo stile calcistico, caratterizzato da tagli improvvisi, continui cambi di direzione e posizione che aumentano il tasso di imprevedibilità a ogni manovra. Esemplificativa di questo stile un’azione al quarto d’ora del primo tempo del big match tra Ajax e Psv, quando con un taglio diagonale Neres sfugge al suo diretto controllore Dumfries e si trova a tu per tu con Schwaab, ultimo difensore tra il brasiliano e la porta. Un movimento rapido e improvviso che Ziyech, in possesso di palla, non percepisce, preferendo tirare da 25 metri.

Ma lo stile dell’azione non è molto diverso da quello che ha portato l’Ajax al 2-0 in casa del Real Madrid. Nonostante la citata statistica sull’alta percentuale di dribbling riusciti, Neres non è un dribblomane alla Denílson, al quale fu incautamente accostato al suo sbarco ad Amsterdam. Ben più a fuoco l’opinione di Piet de Visser, scout del Chelsea ed ex responsabile di mercato del Psv dell’era Hiddink. «Vedo in Neres il primo Douglas Costa, meno esplosivo nello scatto e con un tiro da fermo meno potente, ma superiore nel gioco di posizionamento e nella gestione degli spazi. Soprattutto, capace di crescere in maniera graduale e sempre costante, come fatto dal suo connazionale allo Shakhtar Donetsk». Qualità tecniche al servizio della squadra, amplificate dal meccanismo tattico ben oliato predisposto da Ten Hag in questa stagione.

Per Neres l’ultimo mese è stato uno dei più proficui in assoluto; iniziato con la rete al Bernabéu, è proseguito con 5 reti e 1 assist in Eredivisie. È uscito da mvp anche dal De Topper contro il Psv, grazie a un rigore procurato e alla rete del 3-1. Con l’Emmen ha segnato il suo gol numero 25 in maglia ajacide (solo Ziyech nell’attuale rosa ha uno score più alto), mentre sabato a Tilburg contro il Willem II ha confermato l’aura positiva che lo circonda in questo momento, visto che un suo cross leggibilissimo è stato deviato da Heerkens nella propria porta, permettendo all’Ajax di riportarsi in vantaggio proprio nel suo momento peggiore e, a posteriori, di tornare in testa al campionato – a turni completi – per la prima volta dal maggio 2016. Lo scorso 26 marzo Neres ha invece debuttato nella Seleção contro la Repubblica Ceca, fornendo a Gabriel Jesus la palla per il gol del 2-1 ed entrando anche nella terza e ultima rete. Il primo brasiliano a vestire la maglia dell’Ajax fu Márcio Santos, che arrivò da campione del mondo ma si fece ricordare soprattutto per un’espulsione lampo (19 secondi dal suo ingresso in campo) in un match del dicembre 1996 contro il Psv. Un contributo decisamente maggiore ad Amsterdam lo ha dato a Maxwell, tutt’oggi il miglior verdeoro in maglia biancorossa, che nel 2003 con gli ajacidi arrivò fino ai quarti di Champions. Il club olandese ha dovuto aspettare fino a oggi per raggiungere di nuovo quel traguardo.