Il Torino è una squadra brutale

Mazzarri ha puntato tutto sulla difesa, sulla fisicità, sul sacrificio.

Il Torino di Walter Mazzarri è la vera, grande sorpresa di questa Serie A. I granata sono in piena corsa per la Champions League, e con i 56 punti accumulati alla 34esima giornata sono a una sola lunghezza dal loro record di sempre in Serie A (57 punti in 38 partite nella stagione 2013/2014, quella dell’ultima qualificazione all’Europa League). In particolare, il rendimento del Toro è stato eccezionale nel girone di ritorno dei granata, i granata sono terzi dopo Juventus e Atalanta per punti ottenuti (29 in 15 partite).

In questi anni, anche a seguito dell’aumento dei posti in Europa per le squadre italiane, il presidente Urbano Cairo ha cercato di allestire una rosa in grado di lottare stabilmente per la settima posizione. Così ha incrementato il valore dei giocatori, con il conseguente aumento delle spese gestionali (il Toro è la settima società per monte ingaggi). Dopo il fallimento di Siniša Mihajlovic come successore di Ventura, la scelta è ricaduta su un Mazzarri che, in poco tempo, è riuscito a plasmare un gruppo con un’identità tattica fortissima, e sorprendentemente in grado di lottare per le prime posizioni del campionato.

Una ambiziosa fase difensiva

Il Torino è una squadra che raggiunge l’eccellenza soprattutto per la fase difensiva, e i numeri lo confermano visto che i granata sono la terza retroguardia meno battuta del campionato (29 reti al passivo). Oltre ai meri dati, anche il livello delle prestazioni fornisce diversi indizi: il Toro tende  a fare estremamente bene contro la fascia alta della classifica, di contro incappa in partite negative contro le medio-piccole: contro Cagliari, Spal, Parma e Bologna, ha racimolato 5 punti in 7 partite. Non è una sorpresa, perché la squadra di Mazzarri si esalta soprattutto senza la palla.

Parlare solo di “squadra solida” rischia però di essere superficiale, non dà i giusti meriti all’impianto tattico costruito da Mazzarri. Solitamente, le formazioni italiane di seconda fascia adottano una difesa posizionale bassa e prudente, nel tentativo di minimizzare i rischi. Il Toro, invece, è una squadra fisica, iper-aggressiva (prima per falli commessi in Serie A, 16.6 a partita), che aggredisce in avanti grazie a un baricentro alto; inoltre, è nei primi posti per palloni recuperati nella metà campo avversaria. Proprio come l’Atalanta di Gasperini, il Torino difende soprattutto a uomo, con un modulo 3-5-2 (a volte 3-4-2-1) basato su duelli individuali e marcature a tutto campo. Non a caso, il tecnico toscano vede analogie coi bergamaschi: «La squadra ci somiglia di più è l’Atalanta».

Un esempio delle marcature a uomo dei granata. I terzini, De Silvestri e Aina (qui fuori inquadratura) altissimi sui laterali avversari. Da notare anche Izzo, terzo centrale, che segue Ilicic dentro la metà campo avversaria

Questa aggressività è il marchio di fabbrica dei granata, che sanno imporre il proprio contesto difensivo contro chiunque. Non è un caso che tutte le squadre tecnicamente più forti del campionato – Juventus, Inter, Napoli e Milan – abbiano faticato parecchio contro il Torino, che con il suo calcio di grande applicazione impedisce sistematicamente ai suoi avversari di avviare l’azione in maniera pulita.

Izzo è cruciale per Mazzarri

Praticamente tutti i giocatori si trovano a loro agio in questo sistema difensivo, dai laterali aggressivi – De Silvestri, Ansaldi e Ola Aina – fino a quel Tomás Rincón che si esalta nel seguire a uomo il suo rivale ravvicinato. Però il giocatore che ha fatto compiere un netto salto di qualità alla squadra è senza dubbio Armando Izzo, una delle migliori operazioni di mercato dell’ultima sessione. Non è un caso che il difensore campano si esalti in una squadra del genere, visto che ha giocato per diverso tempo come terzo centrale di destra con Gian Piero Gasperini ai tempi del Genoa. Se sull’altro lato Moretti è molto più prudente, Izzo si esprime al meglio nel difendere in avanti e nel coprire ampie porzioni di campo, staccandosi parecchio dalla propria posizione per seguire il proprio avversario. Con oltre 2.1 tackle e 2.2 palloni intercettati ogni 90’, l’ex Genoa è tra i migliori recuperatori di palla dei granata, grazie a un eccezionale senso dell’anticipo e a un’aggressività che consentono ai compagni di pressare in avanti con efficacia. Inoltre Izzo ha una sensibilità tecnica non scontata anche con il pallone tra i piedi, una qualità che gli permette di accompagnare il ribaltamento dell’azione in fase di transizione e di partecipare attivamente alla fase di possesso, anche in zone avanzate di campo.

Izzo anticipa Mandzukic e guida la ripartenza

La clip appena sopra esprime bene le qualità di Izzo: il difensore del Toro segue Mandzukic fino a centrocampo e lo anticipa, sovrastandolo fisicamente. Molti altri difensori avrebbero scaricato la palla rientrando nella propria posizione, Izzo invece legge queste situazioni in modo propositivo: salta Alex Sandro con un dribbling, serve Belotti e va ad aggredire lo spazio (l’azione si conclude con un suo cross), generando e alimentando la ripartenza. Insomma, Izzo è il terzo centrale “accorciatore” per eccellenza, con Mazzarri che è ben conscio dell’importanza dei suoi difensori, i quali accettano le situazioni di parità numerica per consentire agli esterni di restare alti: «Se posso giocare in un certo modo, con gli esterni che fanno le ali, è perché ho difensori con determinate caratteristiche».

L’importanza di Ansaldi

In fase attiva, il Toro è una squadra molto meno sofisticata, piuttosto “italiana”, anche nelle sue carenze: non costruisce in modo pulito, non ha un palleggio elaborato, attacca in modo estremamente diretto. Non a caso la squadra di Mazzarri è appena 14esima per Expected Goals prodotti, undicesima per tiri totali, terza per lanci lunghi e addirittura quartultima per precisione nei passaggi (77%). È così che le gare contro le squadre di bassa classifica diventano bloccate, ben poco gradevoli da vedere. Quella fisicità così importante per la fase difensiva diventa necessaria anche in chiave offensiva, visto che il prevalere nei contrasti e nelle palle contese è la conditio sine qua non per risalire il campo e, eventualmente, per attaccare l’avversario con ripartenze corte. Quasi per equilibrare i problemi nel costruire occasioni da rete pulite, il Toro sfrutta molto bene le azioni da fermo, opportunità importanti per trovare la via del gol: Izzo, per esempio, ha segnato ben 4 reti.

Senza un vero gioco interno che trovi l’uomo tra le linee, il Torino usa soprattutto le fasce per rendersi pericoloso, col cross come principale soluzione offensiva – è la quarta squadra italiana che ne effettua di più, ben 168. In una rosa che ha notevoli mancanze qualitative in avanti, Ansaldi è diventato una pedina cruciale nel gioco offensivo, tant’è che a volte Mazzarri lo ha addirittura impiegato come mezz’ala. L’argentino sta disputando la migliore stagione della carriera, la sua zona di competenza – quella sinistra – è di fatto l’area creativa dei granata. Principale riferimento nel possesso e nella rifinitura, Ansaldi è il secondo giocatore per passaggi chiave della rosa del Torino, terzo per tiri tentati e primo sia nei dribbling riusciti (2.5 ogni 90’) che nei cross (7.6 totali, 2.1 riusciti). In una squadra che fatica a creare superiorità numerica, il cambio di passo dell’ex Genoa è fondamentale, insieme alla sua capacità di tenere il pallone attaccato al piede. Spesso l’avversario non riesce a leggere la sua tipica finta con cui rientra dall’esterno sull’interno, effettuando il cross col piede preferito (anche se sa pure usare bene il sinistro). Inevitabile che il suo pallone alto dalla sinistra diventi una delle principali soluzioni offensive a disposizione di Mazzarri, alla ricerca di Belotti e/o del laterale destro (De Silvestri oppure Ola Aina) che riempie l’area per colpire di testa.

Il gol di Ola Aina con l’Udinese. Ansaldi vince il contrasto, crossa di destro – dopo aver fintato col sinistro – e serve Ola Aina al centro dell’area.

Proprio la rinascita di Belotti è un altro degli esempi della presa che Mazzarri ha avuto sul gruppo: nonostante una squadra così non possa rappresentare il contesto migliore per un attaccante come lui (appena 8 gol su azione), Belotti sta mostrando una generosità in entrambe le fasi di gioco, un impegno che contribuisce a identificarlo come leader dell’ambiente. Insomma, il Torino è nel complesso una delle più importanti realtà della Serie A 2018-2019, una squadra caratteristica, riconoscibile, nonostante manchi un po’ di qualità e fantasia negli ultimi metri. Indipendentemente da quale sarà il piazzamento finale, c’è la sensazione che Mazzarri abbia un’importante base su cui costruire il futuro.