Andy Ruiz non è il tipico campione dei pesi massimi

La vittoria contro Anthony Joshua è stata una delle più inattese nella storia della boxe.

La vittoria di Andy Ruiz su Anthony Joshua è già entrata nella storia della boxe, tanto è stata inattesa e sorprendente. Per trovare un paragone nel passato, Sports Illustrated è arrivata fino al 1990, alla sconfitta di Mike Tyson contro Buster Douglas. Ruiz ha vinto le corone Wba, Ibf e Wbo, è diventato il primo campione del mondo dei pesi massimi con discendenza messicana (è nato a Imperial Valley, in California, da genitori messicani) e soprattutto ha costretto Joshua alla sua prima sconfitta da professionista – prima dell’incontro al Madison Square Garden, il record dell’inglese era di 22 vittorie, di cui 21 per ko. Il tutto, nonostante una fisicità particolare, apparentemente tutt’altro che atletica: 112 kg per 188 centimetri, anche se durante la carriera è arrivato anche ai 135 kg di peso. Una mole che però non gli ha impedito di costruire un percorso eccezionale nella boxe: ha esordito tra i pro nel marzo 2009, a 20 anni da compiere (è nato l’11 settembre del 1989), e da allora ha messo insieme 32 vittorie (di cui 21 per ko) e una sola sconfitta, per ko tecnico.

La forza di Ruiz si è manifestata anche nella sfida con Joshua: il pugile messicano ha mandato l’avversario al tappeto per quattro volte, finché Joshua non si à abbandonato alle corde durante il settimo round, inducendo l’arbitro a decretare la fine dell’incontro per ko tecnico. La Bbc ha scritto che l’ex campione del mondo «è crollato sotto i colpi dell’avversario, ma in realtà sembrava essere in frantumi fin dall’inizio del combattimento».

Eddie Hearn, manager di Joshua, ha già annunciato una rivincita prima della fine dell’anno, probabilmente in Inghilterra: «Questa sconfitta lo devasterà, ma tornerà più forte di prima. Per farlo, però, dovrà battere Ruiz». Il neo campione del mondo, invece, ha parlato di rivincita personale dopo la vittoria: «Non posso credere di essere arrivato fino a qui, sono anni che lavoro per vincere, da sempre sogno questo momento. Volevo che gli scettici sul mio conto si ricredessero, tutti pensavano che sarei andato al tappeto alla terza ripresa e invece ho vinto. Sul ring ha parlato il mio sangue messicano».