Federica Pellegrini: The Last Dance

Già a Londra 2012 sembrava al crepuscolo della carriera, ma poi è arrivata fino ai Giochi di Tokyo. Riuscirà a compiere un'ultima impresa?

La finale dei 200 stile libero alle Olimpiadi di Tokyo si disputerà il 28 luglio 2021, otto giorni prima del compleanno numero trentatré di Federica Pellegrini. Anche solo partecipando, stabilirà il record come unica donna capace di qualificarsi per cinque finali individuali consecutive nella stessa distanza. La sua è una carriera infinita, lunga diciassette anni, in uno sport come il nuoto nel quale i casi di longevità abbinata a risultati sempre di altissimo livello sono davvero rari, ancor più in campo femminile, dove il ricambio generazionale è all’ordine del giorno. Anche se la sua immagine più comune e radicata nella cultura popolare è quella di una sportiva vincente, nella carriera natatoria di Federica Pellegrini le sconfitte sono state importanti almeno quanto le vittorie. Sono state proprio alcune sconfitte ad alimentare in lei la voglia di rivincita, scaturita poi in molti grandi trionfi, e possiamo tranquillamente affermare che la sua carriera sia così longeva proprio grazie alla ricerca costante del miglioramento, alla voglia di vincere ancora soprattutto dopo un risultato negativo.

Il 20 maggio 2021, appena dopo aver toccato la piastra d’arrivo dei 200 stile libero degli Europei di Budapest, Federica Pellegrini si gira per guardare il tabellone elettronico, sul quale sono apparsi i risultati della gara. Pochi attimi dopo, un sorriso si dipinge sul suo volto. Si trova alla corsia 3, frutto del terzo tempo totalizzato nelle semifinali, arrivato dopo il terzo tempo fatto registrare anche nel primo turno, quello delle batterie: tenendo conto che, alla vigilia, nemmeno doveva partecipare alla gara individuale, il suo percorso verso la finale è stato semplice e lineare, come quasi sempre le è accaduto nella sua carriera. A Budapest ci è arrivata con i fari spenti e senza proclami eccessivi: la qualificazione alla sua quinta Olimpiade, ottenuta ai Campionati Italiani Assoluti qualche settimana prima, e il posizionamento degli Europei proprio a metà strada verso i Giochi, ha fatto sì che la cautela prevalesse sulla voglia di prestazioni e medaglie. In accordo con il suo allenatore, Matteo Giunta, la trasferta era stata individuata come occasione utile per testare la condizione psico-fisica ed eventualmente tarare il lavoro degli ultimi due mesi di preparazione, senza però esagerare con le gare. Da qui la decisione di nuotare solo le staffette e saltare le prove singole. Dopo un paio di giorni di gare, e altrettante buone prestazioni in staffetta, Pellegrini ha preso fiducia ed ha deciso di buttarsi in acqua anche nella distanza individuale, avvisando però di non aver alcuna velleità: «Sarà solo un test, per verificare il lavoro fatto fin qui, senza nessuna pretesa. Prenderò quello che viene». Per una come lei, abituata all’agonismo, sono frasi che lasciano il tempo che trovano. Non importa dove o quando, se Federica Pellegrini nuota un 200 stile libero è per vincerlo.

Per questo motivo, non mi è chiaro se quel sorriso sfoggiato al termine della finale sia sintomo di gioia o nasconda anche una punta di ironica amarezza. Nello scorrere la lista d’arrivo di quello che è probabilmente il suo ultimo 200 stile a un Campionato Europeo, Pellegrini non trova il suo nome al primo posto, come le era successo per quattro volte di fila nella rassegna continentale (dal 2010 al 2016), ma al secondo. La riga sopra la sua è occupata da Barbora Seemanová, che l’ha preceduta di due centesimi, 1’56”27 contro 1’56”29. La stileliberista ceca è nata nel 2000, quando Federica Pellegrini era dodicenne, e questo potrebbe aver causato lo scatto di ilarità all’arrivo. Ma è da talmente tanto tempo che, sui podi internazionali, l’italiana si trova in compagnia di ragazze ben più giovani che si tratta ormai di un’abitudine. Infatti, al terzo posto, 13 centesimi dietro, c’è l’inglese Freya Anderson, classe 2001. Di sicuro nessuna delle due rivali può ricordarsi di Atene 2004, occasione in cui Federica Pellegrini rivelò al mondo il suo talento con un altro secondo posto, sempre nei 200 stile libero.

Anche la sua prima gioia a livello internazionale è in realtà una piccola delusione. Nel 2004, alle Olimpiadi di Atene, Pellegrini si presenta nella finale dei 200 stile libero con il primo tempo assoluto. A riguardalo ora, il suo volto sembra quello di una bambina. Aveva sedici anni, zero esperienze internazionali alle spalle, ma le idee già molto chiare. Il piglio col quale conduce la finale olimpica e si invola verso la vittoria è già quello che poi le riconosceremo lungo tutta la carriera, anche se in quel caso la vittoria non arriva. Si è parlato molto di quella gara, sia perché ha regalato all’Italia la più giovane medaglia olimpica di sempre sia perché, con un po’ più di esperienza, la medaglia potrebbe essere stata d’oro. Invece 19 centesimi – e la respirazione dal lato sbagliato – hanno premiato Camelia Potec, che dalla corsia 1 ha portato in Romania l’oro dei 200 stile libero.

«Sono contenta, è un sogno che si avvera», dice ai microfoni dopo la gara, con lo sguardo basso tipico di un timido adolescente e la cadenza di chi sta per crollare di fronte a una crisi di pianto. Un argento e un bronzo ai mondiali 2005 e 2007 e il record del mondo pochi mesi prima dei Giochi, la porteranno a Pechino 2008 con i gradi di favorita. Ma anche qui, la sconfitta si è rivelata un fattore importante. Nei 400 stile, Pellegrini arriva da favorita, ma stecca clamorosamente la finale arrivando solo quinta. Lo stesso pomeriggio, nella batteria dei 200 stile, riversa tutta la sua rabbia e stabilisce il record del mondo. due giorni dopo in finale sarà un trionfo, la prima medaglia d’oro femminile del nuoto italiano. Le sue dichiarazioni post gara sono semplici ma chiarissime: «Volevo vincere, solo vincere, e ce l’ho fatta».

Dal 2003 a oggi, Federica Pellegrini ha conquistato un oro e un argento ai Giochi Olimpici, sei ori ai Mondiali, un oro ai Mondiali in vasca corta e 14 ori agli Europei (Paul Gilham/Getty Images)

Per i motivi che ben conosciamo, sono passati cinque anni dall’ultima Olimpiade, momento in cui Federica Pellegrini sembrava già una nuotatrice a fine carriera. A dircelo, non erano i risultati ottenuti, ma lei stessa, con dei pensieri affidati ai suoi profili social. Il giorno dopo la finale dei 200 stile di Rio 2016, nella quale ha chiuso al quarto posto a 26 centesimi dal podio, pubblicava una foto su Instagram, direttamente dalla sua camera nel villaggio Olimpico. Ripresa di spalle, mentre osserva dall’alto il Rio Olympic Park, ricorda molto il romantico Viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friedrich. Le nuvole scure che coprono il cielo di Rio sembrano venir fuori direttamente dai pensieri della nuotatrice, affidati alla tastiera: «Fa così male questo momento che non potrei descriverlo! Non è un dolore di uno che accetta quello che è successo, anzi è un dolore di una che sa cos’ha fatto quest’anno…». Il suo stato d’animo mischia la delusione per il risultato della sua gara all’incertezza sul suo futuro: «sì ho 28 anni… ma ci credevo… ho combattuto con tutto quello che avevo e purtroppo ho perso… forse è tempo di cambiare vita… o forse no…».

L’abbondante presenza di puntini di sospensione ci lascia intuire quanto poco sicuri siano i pensieri di Federica Pellegrini in quel preciso momento, fatto appunto di delusione ma anche dei primi sintomi di voglia di rivalsa. Anche se quello tra il 2012 e il 2016 è stato forse il suo peggior quadriennio – “solo” due argenti mondiali a Barcellona 2013 e Kazan 2015 –, le aspettative per una sua medaglia a Rio erano elevatissime. Soltanto Katie Ledecky, l’americana regina del mezzofondo, sembrava realmente imbattibile, mentre Pellegrini, che in Brasile è stata anche portabandiera, sembrava poter finalmente riscattare la brutta figura di Londra 2012. Purtroppo non è andata così, e oltre a Ledecky anche Sjostrom e McKeown l’hanno preceduta, portando così a quota due le Olimpiadi negative nella sua carriera.

Alle Olimpiadi inglesi era andata in scena la peggior Pellegrini di sempre. Dopo un quadriennio da imbattuta, la vasca londinese le aveva riservato un quinto posto che ancora oggi sembra incredibile. Quella vista in acqua a Londra era una scialba copia della Pellegrini oro a Pechino 2008, e poi anche ai Mondiali di Roma 2009 e Shanghai 2011. La preparazione imprecisa e le condizioni fisiche non ottimali le avevano fatto disputare una gara di livello basso per i suoi standard, consegnandole quello che finora è il peggior piazzamento della sua intera carriera in una finale tra Olimpiadi, Mondiali ed Europei nei 200 stile. «Non ne avevo più, altrimenti sarei andata più forte», aveva detto in tono anche un po’ polemico nelle interviste post gara, mentre i media intorno a lei la sbattevano in copertina come volto del flop del nuoto azzurro ai Giochi 2012 (zero medaglie in vasca).

«Ho maltrattato il mio fisico abbastanza. Dopo le Olimpiadi di Tokyo, la International Swimming League sarà la mia ultima gara, il palcoscenico giusto per dire basta». Con queste parole, pronunciate pochi giorni fa alla conferenza stampa di presentazione della terza stagione della ISL – il circuito internazionale che sta promuovendo il nuoto come sport professionistico –, Federica Pellegrini ha annunciato ufficialmente la decisione di ritirarsi dalle competizioni. Si tratta di una scelta ampiamente prevedibile, che arriva al termine di un anno complicato e faticoso che sta chiudendo il quadriennio olimpico più lungo e difficile della storia recente. Una scelta che era razionalmente attesa ma che ogni appassionato di nuoto è emozionalmente impreparato ad affrontare.