L’importanza di coltivare e valorizzare il talento, secondo Italgas

Intervista a Peter Durante, Chief human resources officer di Italgas.

Matteo Berrettini è stato il primo tennista italiano in grado di raggiungere la finale del torneo di Wimbledon. Pochi giorni dopo averla persa in quattro set contro Novak Djokovic, il suo allenatore, Vincenzo Santopadre, ha rilasciato un’intervista al Fatto Quotidiano. Tra le sue dichiarazioni più  interessanti e significative, c’è stata quella in cui ha usato una figura molto particolare per descrivere un fuoriclasse del tennis, per fissare le caratteristiche che lo rendono tale: «Se vuoi aspirare a essere un grande tennista», ha detto, «vai al ristorante e mettiti alla prova: se diventi nervoso perché ti stanno facendo aspettare per servirti, lascia perdere e mettiti a fare altro». Era un preambolo fantasioso per un discorso sull’importanza di «imparare a seminare nel tempo e a sapere aspettare, sempre in maniera attiva».

Secondo Santopadre, all’inizio nessuno avrebbe puntato su Berrettini: «Spesso ci incantano qualità apparenti. Ma Matteo ha un talento invisibile, crede nella cultura del lavoro, nella resilienza e nella fatica». Oggi Berrettini è il tennista numero 7 del mondo e, prima di infortunarsi nella bellissima sfida contro Zverev, stava rappresentando per la seconda volta l’Italia alle ATP Finals, torneo che da quest’anno viene organizzato a Torino e di cui Italgas è Silver Partner. L’azienda è nata proprio a Torino nel 1837 come Compagnia di Illuminazione a Gaz, e oggi è il primo operatore in Italia e il terzo in Europa, grazie soprattutto allo sviluppo portato avanti negli ultimi anni. Il percorso è stato fondato su due presupposti: la digitalizzazione e la promozione e la valorizzazione del talento. «Tutti hanno qualcosa da esprimere, tutti hanno molti talenti», racconta Peter Durante, Chief human resources officer di Italgas. «L’abilità di chi fa il mio lavoro è farli venire fuori. La discriminante per me è la voglia di incidere, di comunicare, di vivere».

Per Peter Durante, a parte rari casi (tra cui cita Roger Federer), il talento non è quasi mai palese e assoluto, ma sono necessarie diverse condizioni per farlo emergere: «Non ho mai visto leader avere successo senza la curiosità, il coraggio e il desiderio di fare la differenza». A queste doti personali va aggiunto poi un contesto positivo in cui crescere, tanto a livello aziendale quanto sportivo, con le persone giuste a guidare il processo di sviluppo. Se oggi l’Italia ha due tennisti in top 10 (Jannik Sinner ha sostituito Berrettini alle Finals, ottenendo una vittoria su Hurkacz e una sconfitta al tie break del terzo set contro il numero 2 al mondo, Daniil Medvedev) e nove nella top 100, lo deve soprattutto alla crescita generale del movimento promossa dalla Federazione, e al lavoro di diversi allenatori di primissimo piano. «Amo pensare che le aziende come la nostra, e sotto questo punto di vista ritengo ci siano molti punti di contatto con il tennis, riescano a stimolare nelle persone un amore per il successo vero, che non è quello istantaneo e fugace, ma quello che matura dopo un lungo percorso e una grande fatica. In questo momento mi trovo in Grecia dove siamo approdati come Italgas dopo tanti anni: a questo obiettivo hanno lavorato tante persone, con tanto impegno». La stessa cultura del lavoro necessaria per qualificarsi per le ATP Finals dopo dieci mesi di partite, tornei, vittorie e sconfitte in giro per il mondo.

Mi domando se i recenti risultati internazionali del tennis italiano e di alcune aziende non siano l’occasione per cambiare quella narrazione un po’ vittimista dell’Italia incapace di avere successo: «Ho vissuto metà della mia vita all’estero e dico che il management italiano è il più forte del mondo», chiarisce Durante. «Gli italiani sono un popolo meraviglioso: a volte fatichiamo a fare sistema, ma quando ci riusciamo, nei momenti importanti, possiamo tirare fuori qualcosa di grande».

Adesso Berrettini e Sinner, ma anche Sonego, Musetti e gli altri, sono attesi dalla prova più difficile: confermarsi ad alti livelli e compiere quell’ultimo step necessario per imporsi definitivamente. Alcuni di loro potrebbero diventare dei contender per i tornei dello Slam, se non addirittura dei papabili vincitori. Quando (e se) arriveranno al top, dovranno essere fenomenali nel trovare nuovi stimoli, un’impresa complicatissima in uno sport come il tennis, logorante a livello fisico e psicologico. È questa continua sfida, prima di tutto contro se stessi, che ha portato i big three, Federer, Nadal e Dkokovic, a vincere 20 slam a testa. Chiedo quindi al capo delle risorse umane di Italgas come si riesca, in un’azienda, a mantenere alta la voglia di migliorarsi: «È fondamentale avere dei target sfidanti. Ci vogliono manager bravi ad alzare l’asticella, a porre degli obiettivi alti». Se per Djokovic le nuove sfide, dopo aver vinto e rivinto tutto, sono centrare il Grande Slam in un solo anno solare, o il record assoluto di tornei vinti, oggi Italgas «punta a diventare un leader globale del settore puntando su driver quali innovazione tecnologica e digitalizzazione. Vogliamo essere i migliori e farlo in modo sostenibile e digitale».

La sponsorizzazione alle ATP Finals 2021 è coerente con questa visione aziendale di continua ricerca dell’innovazione. Dopotutto, nelle ultime tre edizioni hanno sempre trionfato tennisti della Next-gen, e poi si tratta di un torneo di innovazione in uno sport tradizionalmente conservatore: «In Italia abbiamo pochi rivali ma non ci fermiamo. Siamo uno dei top player europei e vogliamo migliorare ancora», rivendica orgogliosamente Durante. Che poi, subito dopo, torna al parallelismo tra cultura aziendale e tennis: «Non ho mai visto un campione fermarsi e continuare a vincere. Da questo punto di vista, l’esempio è Nadal, che ne ha passate di tutti i colori, ha avuto mille infortuni ma non ha mai smesso di crederci. Ecco, se Federer è il tennista che più amo veder giocare, Nadal è il collega che vorrei, perché non si ferma mai».