Tonali unchained

Dopo una prima stagione di ambientamento, è diventato un centrocampista completo, che sa fare tutto ad alta intensità e molto meglio degli altri.

Lanciare una ricerca su Youtube con la query “Sandro Tonali” non è il modo migliore per farsi un’idea immediata di come gioca Sandro Tonali. I titoli dei video-skill dedicati al centrocampista del Milan sono molto differenti tra loro e quindi sembra che creino confusione: gli youtuber che hanno individuato e montato le sue migliori azioni l’hanno definito indifferentemente “regista” o “gladiator”, “monster” o “heir di Pirlo”, letteralmente erede di Pirlo. Quando ci si ritrova di fronte a queste discrepanze, a queste apparenti contraddizioni, viene da chiedersi: chi ha ragione? Nel caso specifico si può dire che hanno tutti ragione, e non è solo un modo per citare il titolo del primo romanzo di Paolo Sorrentino: basta aprire questi video per rendersi conto che lo sviluppo vertiginoso di Tonali è un processo che ricorda l’apertura di un ventaglio pai pai. Il centrocampista del Milan sta crescendo tantissimo ed è come se si stesse espandendo: la sua bravura si sta irradiando in tutte le direzioni e sembra destinata a coprire l’intera superficie di una circonferenza – tra tutte, la figura geometrica che più rimanda all’armonia, alla completezza.

Quando dal Brescia è approdato al Milan, nell’estate 2020, Sandro Tonali aveva compiuto vent’anni solo da qualche settimana. Eppure gli era già stato chiesto di essere, nell’ordine: il governatore di centrocampo di una una squadra che doveva vincere la Serie B e quindi doveva dominare le partite; il regista dinamico di una squadra in lotta per la salvezza in Serie A e che quindi doveva giocare tenendo meno il pallone; e poi, ovviamente, il successore designato di Pirlo – perché è cresciuto e ha esordito nel Brescia, perché giocava e gioca a centrocampo, perché aveva e ha i capelli lunghi, perché apporre certe etichette è un’operazione fin troppo semplice – e quindi anche un centrocampista che detta i tempi, un buon tiratore da fermo e da lontano, persino un bravo ragazzo educato e pacato e glamour, perché no.

Una volta trasferitosi in rossonero, in una squadra dall’identità tattica radicata e radicale, Tonali ha dovuto rimodulare per l’ennesima volta il suo modo di stare in campo, di attaccare, di difendere: non che fosse o potesse essere un problema per un atleta ancora in costruzione, ma provateci voi a passare direttamente dal Brescia al Milan, dal gioco di Corini-Grosso-López al calcio verticale e frenetico di Pioli; provateci voi a dover gestire la vicinanza e/o la concorrenza di Ndoj, Zmrhal, Dessena e poi a dover fare la stessa cosa con dei compagni che si chiamano Kessié, Bennacer, Krunic. Tonali, per dirla in una sola frase, ha dovuto adattarsi a un nuovo contesto. Si è preso del tempo per riuscirci, ci è riuscito, e oggi siamo tutti d’accordo sul fatto che ne valesse la pena. E sul fatto che la scelta di portarlo al Milan sia stata giusta, perché fondata su una perfetta aderenza tra le idee e le necessità di Pioli e le esigenze finanziarie e politiche del club rossonero – un piccolo miracolo gestionale che si ripete, ormai da anni, grazie al lavoro della ditta Maldini/Massara/Moncada.

Il percorso di adattamento di Sandro Tonali come calciatore del Milan l’ha portato a essere il giocatore indefinito e indefinibile che troviamo oggi se digitiamo il suo nome su Youtube. In questo caso, come scritto dentro e tra le righe, l’assenza di perimetri – e quindi di limiti – ben marcati va letta e interpretata come un fatto positivo, anzi come un’evidenza esaltante: a metà gennaio 2022, Sandro Tonali si sta avviando verso i 22 anni (li festeggerà l’8 maggio: lo stesso giorno in cui è nato Franco  Baresi) e può già essere considerato uno dei centrocampisti più completi della Serie A. Per doti fisiche, qualità tecnica, intelligenza tattica e spirito di sacrificio in tutte le fasi di gioco, in tutti i momenti della partita.

Quando una squadra e/o un giocatore e/o una partita di Serie A vanno – oppure sembrando andare – a un ritmo elevato, una delle frasi più utilizzate è quella per cui stiamo assistendo a un match di Premier League. Con Tonali e con il Milan questa sensazione diventa più frequente, più realistica e centrata: il centrocampista rossonero manifesta una forza e un’intensità altissime in tutto quello che fa, e questo lo rende perfetto per il gioco amato e praticato dal suo allenatore; il suo pressing e i suoi rientri difensivi sono puntuali e rapidi e continui, i suoi contrasti e i suoi interventi in tackle sono ambiziosi, ruvidi eppure quasi mai scorretti, perché vengono effettuati con il tempo giusto – del resto Tonali è velocissimo ed esplosivo, allora è difficilissimo anticiparlo, superarlo col pallone tra i piedi senza affrontarlo davvero.

Questo suo atletismo fuori scala è evidente anche una volta ripresa la palla, quando può ribaltare l’azione: nella maggior parte dei casi, Tonali inarca le spalle in avanti – tenendo però la testa alta – e parte in conduzione, resistendo agli interventi e ai contrasti portati dagli avversari. In queste situazioni, la cosa che risalta di più è che non perde quasi mai il controllo della sfera e del proprio corpo. Nel corso della partita contro la Roma, nell’ambito di una delle sue migliori prestazioni stagionali, Tonali ha effettuato un recupero palla che è un manifesto del suo calcio: dopo aver corso per qualche metro spalla a spalla con Zaniolo, a pochi metri dalla linea dell’area di rigore del Milan, è riuscito in un istante a girarsi e a toccare due volte il pallone, togliendolo dalla disponibilità del suo avversario; questo movimento gli ha permesso di trovarsi già orientato verso la porta avversaria, allora è scattato in diagonale e ha toccato la palla una terza volta per allontanarla da Zaniolo e, contestualmente, dribblare l’accorrente Pellegrini; entrambi i giocatori della Roma hanno provato a fermare Tonali tenendolo per le braccia, tirandogli un po’ la maglia, con delle spallate legali, ma nessuno è riuscito a contenerlo. Il ribaltamento si è concluso con un passaggio al compagno meglio piazzato: il modo migliore perché la transizione veloce potesse essere sfruttata, potesse diventare un’azione offensiva pericolosa.

Ora godetevi due minuti di Sandro Tonali che si mangia gli avversari

Questa e tante altre giocate di Tonali si nutrono di una sensibilità tecnica che magari non è (ancora?) assimilabile al magistero regale di Pirlo, ma non è per niente banale, anzi. Tonali è un calciatore completo anche da questo punto di vista: i tocchi brevi e intelligenti che sono serviti per nascondere il pallone a Zaniolo e Pellegrini sono solo una parte del suo portfolio, di un campionario tecnico che include anche cambi di campo illuminati e precisi, passaggi tra le linee taglienti come pugnali, finte di corpo rapide e quindi apparentemente non elegantissime, eppure molto efficaci. Forse gli manca qualcosa nelle letture offensive e – quindi – nella capacità di inserimento perché possa trasformarsi in una mezzala contemporanea, in un vero centrocampista box-to-box. Ma anche in questo falso problema c’è una perfetta aderenza al suo percorso, alla sua attuale condizione: il Milan di Pioli gioca con due centrocampisti centrali e tre trequartisti dietro una punta, il sistema in cui il talento e la forza di Tonali sembrano potersi esprimere al meglio. Ovviamente il discorso sulla reale dimensione di Tonali va e andrà molto oltre una banale giustapposizione tra centrocampo a due o centrocampo a tre, ma è chiaro che anche questo aspetto ha avuto e sta avendo un peso nello sviluppo del giocatore. Lo sta aiutando a crescere e Tonali lo sta sfruttando benissimo per prendersi il presente e il futuro della squadra rossonera – al punto che oggi l’addio di Kessié, sempre più probabile vista la sua situazione contrattuale, fa molto meno paura rispetto al passato.

L’ultimo campo d’analisi riguarda il suo modo di stare in campo e di vivere il calcio: fin dai suoi esordi a Brescia, Tonali ha sempre dato l’impressione di essere un giocatore risoluto e spontaneo e tranquillo, un talento naturale consapevole di possedere qualità fuori dal comune. Nel corso del suo primo campionato al Milan sembrava aver smarrito questa sua disinvoltura, come se l’accesso – meritato, inevitabile – a un livello superiore l’avesse inibito, l’avesse reso più insicuro, preoccupato di sbagliare, di non essere all’altezza. Forse era così, chissà, non lo sapremo mai. Quello che possiamo dire con certezza è che quel momento di transizione è ormai passato, è che oggi Tonali è un centrocampista che ha tutto quel che serve per dominare il gioco, anche una personalità debordante, mai doma, che si esprime compiutamente nella capacità di scegliere sempre la giocata fisica e/o tecnica più giusta, più efficace, anche se è rischiosa. Di fare tutto questo con naturalezza, come se fosse la cosa più banale del mondo. L’unica cosa che gli manca davvero è la certezza/possibilità di poter imparare a giocare così anche in Champions League e/o nelle grandi partite per rappresentative nazionali. Ma le prospettive di Tonali, così come quelle del Milan, suggeriscono che è solo questione di tempo.