Eleganza e utilità di Yacine Adli

Il nuovo fantasista del Milan ha caratteristiche e movenze che sembrano venire da un tempo ormai lontano.

Yacine Adli ha 22 anni e ha un’associazione che aiuta i ragazzi disagiati della sua città natale, nella periferia di Parigi. Ha fatto judo, nuoto e gioca a scacchi. Ha frequentato il conservatorio e suona il violino e il pianoforte. Nella prima conferenza stampa al Milan si è presentato in italiano dicendo: «Capisco tutto, ma parlare è più difficile. Spero di riuscire a fare le interviste in italiano nel giro di due o tre mesi». Pare che a scuola avesse la media dell’otto e che usi olio d’oliva rigorosamente prodotto dai suoi parenti in Algeria. Con quella faccia da bravo ragazzo, i capelli spettinati da studente fuorisede a Bologna e la barba che non piacerebbe a Silvio Berlusconi, più che un calciatore sembra il fidanzato ideale per vostra figlia.

Nel 2020 Geoffrey Moncada, il capo scout del Milan, aveva detto a The Athletic: «Non ho bisogno di uno scout che vada solo alle partite. Ho bisogno di uno che guardi gli allenamenti, che parli con i genitori e con i direttori delle accademie. È troppo facile andare a vedere una partita, scrivere un report e chiudere la faccenda. Possiamo farlo anche dall’ufficio. Dobbiamo avere più informazioni possibili: la situazione contrattuale, la famiglia, i piccoli dettagli che fanno la differenza. I rapporti umani fanno la differenza». Adli è il risultato perfetto di questo approccio. In più arriva dalla Francia, il mercato più battuto dalla dirigenza rossonera per l’ottimo rapporto qualità/prezzo, lo stesso da cui provengono Leão, Kalulu e Maignan. Come si fa a non pensare che impatterà sulla Serie A come Mozart da bambino alla corte degli Asburgo?

Il giorno del suo primo allenamento a Milanello si è subito preso la scena esibendosi in un dribbling sinistro-destro in accelerazione. Nelle amichevoli prestagionali ha realizzato due gol e cinque assist. Il suo essere rétro non lo dimostra solo in campo, con la sua lieve gobba e il tocco di palla elegante, ma anche fuori, a parole. Quando gli hanno chiesto se ci fosse un giocatore a cui si ispira, Adli ha risposto: «Al Paris Saint-Germain mi sono allenato con il figlio di George Weah e Weah mi ha detto di guardare come esempio Roberto Baggio, perché da lui avrei potuto imparare molto, e così ho fatto». Quante persone nate nel 2000, oggi, possono affermare anche soltanto di sapere chi è Roberto Baggio?

C’è una certa mistica che circonda quegli sportivi in grado di abbinare la raffinatezza alla praticità, di fare la cosa giusta e di farla anche in una maniera bella da vedere. Questi atleti cerebrali ci illuminano gli occhi e soprattutto ci scaldano il cuore. Nel tennis c’è il rovescio di Roger Federer, nel basket il tiro da tre di Ray Allen, nel nuoto la rana di Domenico Fioravanti: i lanci lunghi, i passaggi filtranti e le verticalizzazioni di Adli promettono le stesse emozioni. Qualche settimana fa Lele Adani, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, ha detto: «Se ti piace il calcio, non puoi non innamorarti della sua eleganza e della sua classe in campo. Perché Adli è senz’altro un giocatore di classe e sono contento che sia finito tra le mani di un allenatore moderno e innovativo come Stefano Pioli».

L’anno scorso, al Bordeaux, Adli ha giocato in tutte le posizioni del centrocampo, da mediano ad ala sinistra, e questa sua versatilità, sulla carta, ben si sposa con il calcio del Milan di Pioli. L’allenatore rossonero lo ha accolto dicendo: «È molto interessante, è bravo a smarcarsi e a verticalizzare. È da capire ancora in che posizione si potrà sfruttare, ma è un ragazzo intelligente e queste prime settimane mi serviranno per capire dove sfruttarlo al meglio. È un giocatore molto dinamico». Nelle prime amichevoli è stato schierato sempre sulla trequarti, nella posizione centrale occupata da Çalhanoğlu prima e in cui si sono alternati Brahim Díaz, Kessié e Krunić nella scorsa stagione, confermando l’impressione che in molti avevano avuto: Adli è un calciatore che ha nelle doti offensive i suoi punti di forza. Del resto lo ha dichiarato lui stesso in conferenza stampa: «Sono un centrocampista atipico, riesco a svolgere questo ruolo in diverse posizioni. Sono bravo nell’ultimo passaggio e so dialogare bene con i compagni».

Un inizio piuttosto promettente

Nella stagione 2021/22, in Ligue 1, ha chiuso con una media di 0,22 expected assist per 90 minuti — una statistica identica a quella di Leão al Milan — e si è avvicinato molto di più alla porta rispetto al passato. I suoi tocchi di palla nella trequarti offensiva sono cresciuti da 15,3 a partita nel 2020/21 a 20,7, mentre i tocchi nell’area di rigore avversaria sono passati da 0,78 a 2,27. Anche i tiri sono aumentati da 0,89 a 1,31 ogni 90 minuti. Fin dalle prime amichevoli Adli si è calato al meglio negli schemi offensivi del Milan: ha ricamato assist per i compagni, ha legato fra loro il centrocampo e l’attacco e si è mosso tantissimo anche senza il pallone tra i piedi. Il recente arrivo di De Ketelaere non lo ha oscurato, anzi, ha contribuito ad aumentare l’hype intorno a una coppia di giocatori che sembra nata apposta per l’idea di calcio che ha in testa Pioli.

L’anno scorso il Bordeaux è arrivato ultimo nel campionato francese e poi ha rischiato di fallire per motivi economici. La passata stagione è stata un manuale di tutto quello che si può sbagliare nella gestione di una squadra di calcio: quattro allenatori diversi, la peggior difesa nei top cinque campionati europei (91 gol subiti), persino un giovane calciatore accusato dall’ex fidanzata di aver rubato le scarpe ad alcuni compagni per rivenderle su internet. Ai tifosi del Milan basteranno due parole per empatizzare con quelli del Bordeaux: M’Baye Niang. Eppure per Adli è stata la miglior stagione della carriera con un gol, sette assist e il terzo minutaggio della rosa. Ha anche portato la fascia da capitano per tre partite. Quest’altr’anno il ragazzo giocherà con la maglia numero 7, la stessa che in passato hanno indossato Shevchenko e Pato. Per la sua passione per la musica classica, Carlo Pellegatti lo ha già soprannominato proprio «Mozart». Oltre a Roberto Baggio, i suoi idoli sono altri due giocatori che hanno definito nuovi canoni estetici come Zinédine Zidane e Juninho Pernambucano. I tifosi sui social network lo chiamano il pittore: non a caso Adli è l’anagramma di Dalí. In tutto questo, Yacine Adli deve ancora giocare la sua prima partita ufficiale con la maglia del Milan.