Perché in Bangladesh sono tutti pazzi per l’Argentina

Anche il Brasile è molto amato, ma la passione per la Selección è davvero intensissima. E c'entra qualcosa l'odio comune per l'Inghilterra.

Il Bangladesh ha 170 milioni di abitanti, un numero che lo rende il settimo Paese più popoloso del mondo, e una scarsissima tradizione calcistica: la Nazionale locale è stata creata solamente nel 1973, non si qualifica alla Coppa d’Asia dal 1980 e in questo momento staziona alla posizione 188 del Ranking Fifa, tra il Bhutan e le Samoa Americane. Questi risultati – a dir poco – negativi dipendono in gran parte dal fatto che il vero sport nazionale del Paese, come per tutte le altre nazioni dell’Asia Meridionale, sia il cricket: la Nazionale bengalese è uno dei Full Members dell’International Cricket Council, l’organo intercontinentale che sovrintende il cricket, e partecipa ininterrottamente alla Coppa del Mondo dal 1999. Nonostante tutto questo, i Mondiali di calcio sono un momento in cui la passione del Bangladesh sposta il suo cono di luce e si concentra sul calcio, sulle due Nazionali più amate: l’Argentina, soprattutto, e poi il Brasile.

Lanciare su Google la ricerca “Argentina Bangladesh Football” vuol dire trovarsi di fronte a pagine e pagine di video in cui la popolazione del Bangladesh esulta per i gol di Messi e dei suoi compagni – per esempio questo, in cui si vedono centinaia di persone radunate davanti a un maxischermo per seguire la gara Argentina-Messico giocata qualche giorno fa in Qatar. Dopo le vittorie della Selección, non sono rari i caroselli di auto lungo le strade della capitale Dhaka, una metropoli di 15 milioni di abitanti, e delle altre città del Bangladesh. Ma da dove nasce questa passione? Diversi media di prestigio, tra cui il Washington Post, hanno provato a rispondere a questa domanda. Ed è evidente che c’entri qualcosa il comune odio nei confronti dell’Inghilterra: l’Argentina ha avuto dei pessimi rapporti con il Regno Unito fin dai tempi della guerra delle Malvinas, per il Bangladesh i problemi con Londra risalgono all’era coloniale, durata dalla metà del 18esimo secolo fino al 1947, quando il Bengala fu spartito tra India e Pakistan. Insomma, l’identificazione di un nemico comune ha portato alla creazione di una profonda appartenenza calcistica, alimentata poi dagli eventi del Mondiale 1986: con il suo gol di mano all’Inghilterra, Diego Maradona è diventato un idolo anche per i tifosi del Bangladesh, ammirati del fatto che qualcuno avesse fatto del male – anche in modo anti-sportivo, anzi soprattutto per questo – ai loro ex oppressori.

Da allora, il Bangladesh ha continuato a tifare per l’Argentina. E per Maradona. Al punto che, nel corso dei Mondiali americani del 1994, la sospensione per doping del capitano della Selección portò a delle vere e proprie rivolte di piazza, durante le quali i tifosi bengalesi bruciavano le foto del presidente Fifa Havelange. Che, oltre ad aver congiurato contro il loro idolo, era anche brasiliano: un nemico giurato dell’Argentina. Come detto prima, però, anche la Seleçao è molto amata a Dhaka e nelle altre città del Paese, solo che la passione per la Nazionale più vincente nella storia dei Mondiali ha radici differenti, meno legate alla geopolitica: Ifty Mahmud, giornalista del  Prothom Alo, il più grande quotidiano del Bangladesh, è stato intervistato da Time Magazine e ha spiegato che «i tifosi del Bangladesh si sentono vicini ai giocatori brasiliani, hanno la pelle scura come loro, sono poveri come loro»; inoltre, vanno considerati anche gli aspetti temporali, tecnologici e persino cromatici: nei primi anni Ottanta, quindi prima di Messico 86, in Bangladesh si diffusero i primi televisori a colori, e così la popolazione locale iniziò a seguire il calcio e si innamorò del gioco ipnotico del Brasile, della maglia giallo brillante indossata dai giocatori della Seleçao.

Fatalmente, è nata una profondissima rivalità. Il Bangladesh si divide a ogni Mondiale di calcio e per ogni sfida tra Argentina e Brasile, fino alle conseguenze più estreme: otto anni fa, prima della fase finale della Coppa del Mondo, nella città di Barisal furono registrati undici feriti in seguito a una rissa scoppiata perché un sostenitore del Brasile si permise di sostenere ad alta voce che il gol della Mano de Dios fosse «un furto»; sempre nel 2014, almeno tre cittadini di Dhaka sono morti mentre cercavano di appendere la bandiera argentina ai precari cavi elettrici nelle strade della capitale. Tra le due Federazioni, quella argentina ha provato a fidelizzare di più questa particolarissima fanbase distaccata in Asia meridionale, questa passione così esplosiva: nel 2011, la Selección ha disputato una partita amichevole – contro la Nigeria – al Bangabandhu National Stadium di Dhaka, gremito in ogni ordine di posti; per far sì che l’intera popolazione potesse seguire dal vivo l’evento, il governo e le prefetture locali installarono maxischermi in molte altre città del Paese. Nulla di tanto diverso da quanto sta accadendo oggi, di quanto accade fin dagli anni Ottanta. E chissà cosa potrebbe accadere in caso di vittoria mondiale da parte della Selección, della Seleçao. Oppure, ancora peggio: in caso di derby nella fase a eliminazione diretta. Forse è meglio non saperlo.