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Il Meldonium oltre Sharapova

Più di 60 i casi di atleti risultati positivi alla sostanza diventata nota dopo il caso della tennista russa. Cosa si sa finora e cosa potrebbe accadere.

Sarebbero oltre 60 gli atleti a essere stati trovati positivi al Meldonium. La sostanza, conosciuta da molti dopo il caso Sharapova, migliora la resistenza, riduce i tempi di recupero dello sforzo e accelera le risposte del sistema nervoso centrale. Per tali motivi è stata inserita tra le sostanze proibite dalla Wada, l’agenzia mondiale antidoping. Nella lista di nomi apparirebbero medaglie olimpiche e campioni del mondo.

Il farmaco sviluppato in Lettonia per pazienti con problemi al cuore aiuta il flusso sanguigno e non è possibile venderlo negli Stati Uniti. Inserito nella lista dei farmaci dopanti dalla Wada quest’anno, era già stato monitorato dall’agenzia a partire dal 2015. Secondo Ben Nichols, portavoce della Wada, «vi sarebbero almeno 60 casi accertati di riscontri analitici avversi». Dati che partono dal primo di gennaio e che starebbero continuando a crescere in maniera esponenziale. Già agli scorsi europei di Baku sarebbero stati oltre 500 gli atleti ad aver assunto la sostanza dichiarata. Di questi 500, ben 13 sono atleti medagliati, secondo quanto riportato dal British Medical Journal.

Secondo lo studio del Bmj ci sarebbe una «prevalenza allarmante» di utilizzo del farmaco nei Giochi dello scorso giugno. Dei 762 campioni d’urina analizzati durante i giochi europei di Baku e nel periodo di pre-competizione, il Meldonium è stato riscontrato in ben 66 casi. Lo studio riportava che dei 5.632 che avevano preso parte ai Giochi, circa 490 potevano aver utilizzato il farmaco; forse una sovrastima, considerando che il Meldonium viene venduto legalmente soltanto in sette delle ventuno nazioni in gara. Comunque sia, il rapporto evidenzia un uso eccessivo e inappropriato del farmaco e delle prescrizioni dello stesso in una popolazione, quella degli atleti professionisti, che gode generalmente di buona salute.

Lo studio rivela anche che dei 66 atleti risultati positivi, soltanto 23 avevano dichiarato l’utilizzo del Meldonium – che al momento dei giochi di Baku era ancora legale, ma tenuto “sotto controllo”. Allo stesso tempo solo due comitati Olimpici ne hanno dichiarato l’importazione in Azerbaijan nei giorni della competizione.

Molti degli atleti risultati positivi non sono stati ancora identificati pubblicamente, questo perché alcuni dei casi sono ancora in fase di giudizio. Approcci differenti rispetto a quello della Sharapova che ha anticipato l’uscita della notizia presentandosi in sala stampa per annunciare direttamente, in prima persona, la positività al Mildronato. Se le risposta della tennista russa è parsa debole, un tentativo in extremis di salvare l’insalvabile, al momento nessuno dei 60 sotto inchiesta ha pensato di anticipare l’indagine in corso.

Alcuni nominativi della lista sono però disponibili, e comprenderebbero: il russo Semion Elistratov, medaglia olimpica nello short-track a Sochi 2014; Pavel Kulizhnikov, pattinatore di velocità e campione del mondo; Davit Modzmanashvili, georgiano – sarebbero in tutto sei gli atleti georgiani coinvolti – e argento olimpico nella lotta greco romana; e Abeba Aregawi, atleta etiope naturalizzata svedese, campionessa del mondo a Mosca e recentemente sospesa per positività al farmaco. In generale, pare che la questione tocchi particolarmente da vicino la Russia e le sue federazioni. Lanciato nel 1975, il Meldonium è facilmente e largamente acquistabile nelle farmacie russe senza alcuna prescrizione, venduto a un costo risibile tra i 3 e gli 11 euro per quaranta capsule. Qui una mini lista di altri nominativi.

David Howman, direttore generale della Wada, dice di non essere assolutamente sorpreso di quanto sta accadendo; accade spesso che una sostanza venga messa nella lista dei farmaci proibiti e tutto d’un tratto ci siano casi di positività. «The reason for it being on the list is it’s being used and has been used to enhance people’s performance, and that was the reason for this substance first to be monitored for 12 months», ha aggiunto.«There was ample warning, if you like, given when it was put on the monitoring list in 2014 for people to say, “Hey, we have to be careful here”. And they weren’t».

Pavel Kulizhnikov, pattinatore di velocità (Dean Mouhtaropoulos/Getty Images)

Per quanto riguarda il caso Sharapova, nonostante rappresenti la Russia, l’atleta ha base negli Stati Uniti dall’età di sette anni. Rimane poco chiaro dove e come sia riuscita a procurarsi il Meldonium, che può essere acquistato senza prescrizione soltanto in alcuni stati europei. La scorsa settimana una portavoce della Food and Drug Administration ha riportato al New York Times che è assolutamente illegale importare farmaci non approvati negli States, ma che l’agenzia può approvare l’importazione di farmaci per uso personale in alcuni casi: ma la fornitura non può superare i tre mesi di utilizzo.

Secondo John Haggerty, la Sharapova sarebbe stata molto attenta nel seguire le linee guida della Food and Drug Administration. La giocatrice è stata intanto sospesa dalla International Tennis Federation, in attesa che venga fissata una data in tribunale. Rischia fino a quattro anni di sospensione, anche se numerosi esperti di antidoping sostengono che è più facile che vada incontro a non più di due anni di allontanamento dalle competizioni, stando alle analisi preliminari del caso.

Degli sponsor legati alla Sharapova soltanto Head, che con l’atleta ha un contratto di esclusiva dal 2011, si è schierato in supporto della tennista russa. Secondo Johan Eliasch, amministratore delegato del marchio, «il livello di dosaggio sarebbe ben al di sotto dei livelli per cui il Meldonium avrebbe un impatto sulle performance atletiche. Quello che ha fatto è soltanto uno sbaglio: non aveva alcuna intenzione di fare qualcosa di intenzionalmente sbagliato». Eliasch ha dichiarato, inoltre, che la Wada avrebbe dovuto fissare dei livelli accettabili per consentire l’utilizzo del farmaco, invece di vietarlo in maniera definitiva, aggiungendo come «common ground within the scientific community that for meldonium to have a performance-enhancing effect, it has to be taken in daily dosages of 1.000 to 2.000 milligrams». Mentre per Haggerty, avvocato della Sharapova, l’utilizzo dell’atleta sarebbe molto al di sotto del dosaggio necessario per un miglioramento significativo delle prestazioni.

Intanto il caso Meldonium ha preso ad allargarsi a macchia d’olio, con Howman della Wada che ha dichiarato come sarebbe veramente sorprendente trovarsi con 60 o 70 atleti professionisti che hanno sofferto di disturbi cardiaci e obbligati a prendere il farmaco. Ma perché in questo caso non si sono rivolti agli organi di riferimento per chiedere una deroga? Deroghe che, concesse dopo una revisione del caso, permetterebbe agli atleti di utilizzare le sostanze altrimenti vietate. Fatto sta che il caso Meldonium è lontano dall’essere concluso.

 

Nell’immagine in evidenza, Semen Elistratov, medaglia olimpica nello short-track a Sochi 2014 (Yuri Kadobnov/Afp/Getty Images)