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Le stelle di Crotone

Stasera, con un pareggio, il Crotone è in Serie A: da qui passano, ogni stagione, giovani che diventano puntualmente calciatori di successo.

Alessandro Florenzi, Federico Bernardeschi, Danilo Cataldi, Graziano Pellè, Nicola Sansone, ad esempio. Metteteli insieme e sono già l’ossatura di una squadra bella, giovane. Italiani con un bel presente e un futuro garantito. Tutte promesse mantenute. Quasi una nazionale in fieri, alcuni già convocati, anche punti fermi, altri vicini all’azzurro dei grandi. È probabile che un giorno tutti questi talenti giocheranno insieme, e quel giorno, oltre a essere bello per chi si siederà dalla parte dello spettatore, sarà anche il momento in cui questi giocatori parleranno tra loro. E potrebbero parlare del mare di Crotone o di una bellezza naturale che hanno imparato ad ammirare mentre giocavano a pallone. Perché hanno tutti giocato qui, a est della Calabria, dove si può dissertare di Pitagora e della Magna Grecia, cantare una canzone di Rino Gaetano oppure sognare la Serie A.

Crotone è un segreto bello: i giovani migliori, negli ultimi anni, si sono formati da queste parti. In una sorta di squadra B dell’impero, a cui affidare il talento per essere sicuri che venga allevato nel modo migliore, che abbia mani sagge a plasmarlo e ambiente sano ad accudirlo. Arrivano giovani e promettenti, escono pronti per avventure più grandi: una catena di montaggio che non conosce interruzioni. E che non degrada il Crotone a “tappa” povera della carriera e nemmeno rende debole una squadra che invece in B ha vissuto sempre bene e ora guarda al piano di sopra.

I tifosi del Crotone durante il match di Coppa Italia contro il Milan a San Siro (Marco Luzzani/Getty Images)

È una storia di programmazione, astuzia, cura dei dettagli, coraggio. Perché a pensare in grande si può arrivare creandosi prima basi solide e credibilità. Senza aver paura di smontare e rimontare la squadra quasi ogni anno, quando i giovani allevati tornano alla base e bisogna pescarne ancora, guardando nei vivai altrui per valorizzare un patrimonio che poi è di tutti. Per sillogismo, il Crotone è patrimonio di tutti. Un modello, quello che vince e ambisce avendo una squadra che non arriva ai 25 anni di età media e un valore della rosa (poco più di 10 milioni di euro secondo il sito Transfermarkt) inferiore a un terzo dell’altra grande candidata alla Serie A, il Cagliari (vicino ai 40 milioni). Qui il calcio non è ancora un business, ma una sorta di famiglia allargata. Si fanno i conti come in casa, non si spende più di quanto si incassa e il risultato è che i soldi non mancano mai. Pure avere i campioncini è redditizio: Florenzi, ad esempio, fu preso in prestito per 250mila euro e riscattato dalla Roma per 1,25 milioni di euro.

I festeggiamenti dei calciatori del Crotone dopo aver battuto il Pescara all’Ezio Scida (M. Puglia/Getty Images)

Raffaele Vrenna, imprenditore nel campo dello smaltimento dei rifiuti, è il presidente, il fratello Gianni è l’amministratore delegato. Prima di loro c’era il “presidente grande”, Luigi, padre di entrambi (morto a giugno scorso). Il Crotone è il loro gioiello da oltre vent’anni (lo presero in Prima Categoria, appena rinato da un fallimento, nel 1993) e lo gestiscono con gelosia e calore. Vrenna è nello spogliatoio tutte le volte che può e, soprattutto, tutte le volte che serve: lo raccontano fermo ad ascoltare le vicende di ciascun giocatore e a dare consigli e pacche sulle spalle. Gioca a favore l’ambiente: a Crotone la squadra non ha pressioni, perché avere giovani è una scommessa divertente per tutti, anche per chi guarda e tifa. E per chi gioca, che poi magari torna: prendete Ivan Juric, da quest’anno allenatore della prima squadra dopo esserne stato giocatore, formatosi all’ombra di Gian Piero Gasperini che a sua volta era stato sulla panchina del Crotone e arrivava dalla Juve (perché qui si formano anche i nuovi allenatori).

Una delle partite più belle del Crotone in stagione: vittoria per 4-2 contro il Pescara

Juric, cresciuto a centrocampo e devoto dei Metallica (Kill ‘Em All, disse a Rolling Stone, è il disco che gli ha cambiato la vita), del metal in genere e del 3-4-3, ha messo in campo una squadra che piace, costruita grazie alla fiducia che Giuseppe Ursino, direttore sportivo dal 1995, ha dai grandi club. Semplice, si dirà: qui i giovani che arrivano trovano spazio, ma non è stato subito facile essere convincenti, la diffidenza è stata vinta con i risultati. Con i ragazzi che tornano pronti per la Serie A e, nel frattempo, hanno resto pronto anche il Crotone. Che sta già adeguando lo stadio, continuando a non sbagliare un passo. E che intanto ne alleva altri: segnatevi Capezzi, Ricci, Yao, Budimir: sono le prossime stelle che da queste parti si appunteranno al petto.

 

Dal numero 8 di Undici. I giocatori del Crotone sotto la curva: hanno appena battuto il Pescara (Tullio M. Puglia/Getty Images)