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Gli sponsor vogliono mantenere il marchio Euro 2020 anche se si giocherà nel 2021

Così tutto il merchandising non sarebbe da riconvertire.

Lo scorso 17 marzo la Uefa ha comunicato il definitivo slittamento di Euro 2020 al giugno 2021, lasciando però dei dubbi circa la conferma o meno del nome e del logo della manifestazione. A proposito di questa decisione, la scorsa settimana il New York Times ha scritto un articolo riguardo la preoccupazioni degli sponsor per l’eventuale cambio del nome in “Euro 2021”, specificando che i principali partner del torneo hanno già impostato le proprie operazioni di marketing e – in parte – avviato la distribuzione del merchandising legato all’evento. Il rischio, dunque, è che a causa di una modifica queste aziende coinvolte come sponsor debbano annullare il proprio lavoro e reimpostarlo da capo, modificando la produzione del materiale e riscrivendo loghi e campagne pubblicitarie. Oltre tutta la parte strategica, il problema sarebbe inevitabilmente legato anche ai costi di queste operazioni, e alle perdite per la merce che non potrebbe essere venduta.

Il NYT spiega che già una settimana prima del definitivo slittamento di Euro 2020, la UEFA aveva registrato il marchio “Euro 2021” nei paesi dell’Unione Europea, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, in modo da cautelarsi per ogni evenienza. Ma allo stesso tempo, molti partner ufficiali di Euro 2020 spingevano perché nome e logo rimanessero inalterati, in particolare Coca-Cola. L’azienda di Atlanta è uno dei più grandi sponsor della competizione e già due settimane prima della posposizione del torneo, aveva avviato la produzione di nuovi prodotti, tutti con il marchio di Euro 2020. In una posizione simile si è ritrovata anche la Konami, che aveva programmato per il 30 aprile il lancio del gioco ufficiale, Uefa Euro 2020, che dispone di tutte le licenze delle 55 nazionali utilizzabili e dei rispettivi partner tecnici. A tal proposito, anche Nike e adidas sono molto interessati a queste dinamiche, in particolare il brand tedesco, che per Euro 2020 aveva studiato un design particolare per il pallone ufficiale, mentre adesso rischia di dover ridisegnare tutto.

Tim Crow, un consulente aziendale inglese esperto del settore, ha spiegato al NYT: «Chiunque sia del settore sa che la registrazione di qualsiasi tipo di marchio o di licenza è un esercizio molto costoso e che richiede tempo. Strappare tutto e ricominciare perché un evento è stato rimandato è una delle cose che non si deve necessariamente fare». Inoltre, i prodotti del merchandising ufficiale – quindi i palloni, le t-shirt, le sciarpe e tutti vari gadget – sono stati preparati e pronti per essere distribuiti negli store, ma al momento, rimangono nei depositi in attesa di  ulteriori comunicazioni. In ogni caso, dall’UEFA fanno sapere che stanno prendendo provvedimenti per trovare una soluzione. Alla fine, però, il nome e il logo della competizione potrebbero davvero rimanere inalterati, esattamente come si auspicano istituzioni e sponsor legati all’altra grande manifestazione posticipata a causa della Pandemia: le Olimpiadi di Tokyo 2020. Come riportato dal Wall Street Journal, il governatore della capitale nipponica, Yuriko Koike, ha escluso il cambiamento del trademark dei Giochi, «facendo tirare un sospiro di sollievo agli esperti di marketing, ai produttori di magliette e a tutte le persone che hanno investito nel marchio Tokyo 2020».