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Focus — Micheal Owen

Storia di un talento incredibile, di una carriera iniziata in maniera accecante e poi rovinata dagli infortuni.

Il gol ai Mondiali contro l’Argentina a 18 anni, le vittorie con il Liverpool e il Pallone d’Oro prima di compierne 22. La carriera di Michael Owen è stata sfolgorante all’inizio e poi molto malinconica, anche perché il suo destino era diventare un’icona e ce l’ha fatta prima del previsto, allora tutti si aspettavano che potesse diventare uno dei migliori della storia e invece la sfortuna si è messa di traverso. Una volta ha dichiarato di essersi sentito «finito» dopo il primo infortunio agli adduttori, che senza volerlo ha cambiato modo di stare in campo dopo essersi fatto male: «Prima saltavo gli avversari, scattavo nello spazio e crossavo o facevo grandi gol, dopo ero terrorizzato alla sola idea di scattare, temevo che mi sarei strappato di nuovo. Ogni volta che mi facevano un lancio in profondità tremavo e temevo l’infortunio. Non vedevo l’ora di ritirarmi, perché non ero io quello che scendeva in campo: la cosa peggiore è che sono entrato in depressione, non mi mettevo neanche nella condizione di scattare. E quindi mi nascondevo, andando in zone del campo in cui non sarei mai dovuto essere».

La sua splendida esplosione iniziale e la successiva implosione sono dentro una rassegna di articoli e video che raccontano bellezza e forza e disagio, è un modo per parlare di un grande calciatore ma anche di quello che può succedere a un atleta così importante, quando le cose cominciano ad andare storte e allora non è semplice reagire, neanche per chi ha un talento così grande. Michael Owen è stato un lampo accecante e bellissimo, ci ha mostrato come sarebbero stati gli attaccanti del futuro e poi è stato sconfitto dalla sfortuna. A distanza di sette anni dal suo ritiro, dopo le ultime malinconiche stagioni con Manchester United e Stoke City, resta il rimpianto per ciò che poteva essere e non è stato, per le partite saltate causa infortunio nelle stagioni più importanti, per la brillantezza appannata e un fisico appassito troppo in fretta, per i trofei che sarebbero potuti arrivare e invece sono finiti altrove. Ma resta anche la certezza che a Owen è bastato giocare poco per fare la storia del calcio, per renderlo più bello di come l’aveva trovato a 17 anni, quando ha segnato il primo gol con la maglia del Liverpool, nel giorno dell’esordio da professionista contro il Watford.

Michael Owen: the boy wonder who came and wentThese Football Times
These Football Times ripercorre l’intera carriera di Owen e poi riflette sulla sua collocazione tra i grandi della storia del calcio: «Appartiene alla stessa categoria di Van Basten e Best, artisti la cui vita calcistica si è interrotta troppo presto, ma che si compone comunque di alcuni momenti meravigliosi, rimasti nella memoria di tutti noi».  

Michael Owen: Real Madrid was a horror story for me off the pitchThe Telegraph
Nel 2013, poco dopo il suo ritiro e prima del trasferimento di Bale al Real Madrid, Owen ha raccontato la sua esperienza in Spagna in questo articolo pubblicato dal Telegraph: l’ex Pallone d’Oro spiega che la sua avventura fuori dal campo «è stata pessima, ma per quanto riguarda il gioco si è trattata di un’esperienza magica, impagabile, esattamente come il Santiago Bernabéu la maglia bianca che indossi».

Michael Owen: ‘My motivation was to please Dad’The Guardian
Una testimonianza autografa rilasciata da Owen al Guardian dopo aver annunciato il suo ritiro: Micheal racconta il rapporto con suo padre, che l’ha ispirato in maniera profondissima, e partendo da questo punto spazia in varie direzioni, tra cui la gestione delle aspettative e della pressione per i calciatori, la gestione della loro vita dentro e fuori dal campo, è una lettura non convenzionale, non classica e quindi molto interessante.

Pochi giocatori sono legati a un singolo momento calcistico come Micheal Owen alla rete realizzata contro l’Inghilterra ai Mondiali del 1998: non è solo l’azione che gli ha permesso di imporsi agli occhi della platea internazionale, ma anche il miglior modo per raccontare il suo modo di intendere il calcio, le sue qualità. Owen riceve un pallone in verticale da Beckham, lo controlla a seguire in maniera così regale che gli basta per superare Chamót, che a quel punto non può più contenerlo; poi scatta verso la porta e brucia Ayala, tanto che non ha nemmeno la possibilità di abbozzare l’intervento – il libero dell’Argentina, tra l’altro, tiene una posizione estremamente arretrata, assolutamente impensabile nel calcio moderno. A quel punto, Owen è un po’ defilato verso destra, ma la grande qualità di coordinazione e la sensibilità tecnica gli permettono di trovare una perfetta traiettoria diagonale, imprendibile per il portiere Roa.

Owen’s Finest Moments Came Far Too SoonThe New York Times
Un’amara riflessione sulla carriera folle e sfortunata di Owen, sul fatto che i suoi momenti migliori «siano arrivati troppo presto», sulla tristezza generata «dalla perdita di brillantezza e velocità e potenza, che per la maggior parte dei giocatori professionisti è un processo quasi impercettibile, che tra l’altro inizia dopo i trent’anni, mentre Owen ha dovuto conviverci da quando ne aveva 21».

Michael Owen interview: I’m in a good place but ‘heartbreaking’ to see old teammates struggleThe Independent
Molti anni dopo la fine della sua carriera, Owen rilascia un’intervista amara, in cui spiega come «il declino sia iniziato quando avevo 23 anni, sapevo di essere tra i migliori al mondo eppure ero già lontano dal mio apice fisico e tecnico». Parla anche della difficile condizione socio-economica del calciatore, della necessità di costruirsi un futuro, dei suoi momenti difficili, insomma un racconto completo, sincero, onesto.

Non solo velocità

Se le caratteristiche migliori di Owen sono l’accelerazione e la capacità di tenere il controllo della palla senza perdere velocità, la varietà e la precisione delle sue conclusioni completano un menu tattico da punta moderna, letale quasi in tutte le situazioni. Si vede perfettamente in questa rete realizzata al Newcastle: Owen ha compiuto 18 anni da poco, eppure si muove già come un gatto in zona offensiva, qui comprende che il proprio compagno potrebbe servirlo dopo aver recuperato il pallone, scatta per attaccare lo spazio, predispone il corpo per stoppare perfettamente con il petto e poi trova un gran tiro di destro, sul rimbalzo; la traiettoria è fortissima e pure velenosa, il portiere avversario si allunga ma il pallone lo scavalca nonostante schizzi dritto in avanti, poi il legno e infine la rete, nel tripudio di Anfield Road per il suo nuovo idolo.

La grande occasione

Quando Owen lascia il Liverpool per il Real Madrid, non ha ancora compiuto 25 anni ed ha già vinto un Pallone d’Oro. Insomma, sembra una scelta perfetta, il preludio per l’esplosione definitiva. In Spagna le cose non vanno così bene: Owen segna pure un certo numero di gol, per esempio questo al Barça, in cui sembra ancora imprendibile come pochi anni prima, ma in realtà non si trova bene nel nuovo ambiente e il suo fisico ha già iniziato a cedere, a declinare. Pochi mesi dopo si trasferirà a Newcastle.