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Darwin Núñez, uno sguardo sul futuro

L'attaccante del Benfica e della Nazionale uruguaiana ha grandi qualità, ma soprattutto un profilo molto moderno.

Se vivi in un Paese come l’Uruguay, che conta tre milioni e mezzo di abitanti e riesce a produrre nello stesso anno, il 1987, e persino nella stessa città – Salto, sul confine argentino – due attaccanti come come Luis Suárez ed Edinson Cavani, cioè due dei centravanti più forti della loro epoca, è quasi scontato avere timore del futuro, almeno per quanto riguarda il calcio. Suárez e Cavani hanno entrami 33 anni e da poco hanno scelto le squadre dove, molto probabilmente, spenderanno gli ultimi anni di competitività ai massimi livelli. Entrambi hanno qualcosa in meno, dal punto di vista fisico, rispetto a qualche tempo fa, ed entrambi arrivano da infortuni fastidiosi. Mentre il ricambio generazionale ha già trasformato completamente il centrocampo della Celeste – il reparto di mezzo era il punto debole del vecchio ciclo, ora invece ci sono Valverde, Bentancur, Nandez e Torreira, tutti giocatori più forti e tecnicamente più sfaccettati rispetto ai loro predecessori – la prospettiva di perdere Suárez e Cavani, i due calciatori che insieme a Godín e Giménez hanno sorretto la Nazionale dell’ultimo decennio, ha gettato il calcio uruguagio in un vero e proprio horror vacui.

Darwin Núñez, in questo momento, è il primo progetto concreto di grande attaccante che l’Uruguay abbia formato dopo Cavani e Suárez. Ed è il calciatore che potrebbe prendere in mano la Nazionale, quando i due fenomeni saranno tramontati. Alla sua presentazione da nuovo giocatore del Benfica, Darwin Núñez ha risposto ad alcune domande in portoghese. Anche lui, come Suárez e Cavani, è originario di una terra di frontiera, solo che so tratta della città di Artigas, al confine con il Brasile. Là, oltre al castigliano, si parla il portuñol, un idioma misto tra la spagnolo e il portoghese diffuso lungo tutta la frontiera brasiliana. Ancor più simbolico è il fatto che Darwin Núñez sia stato comprato dalle Águias per occupare il ruolo che, fino a pochi giorni prima, sembrava riservato proprio a Edinson Cavani.

Per acquistarlo, Rui Costa ha speso 24 milioni di euro, la cifra più alta mai pagata dal Benfica per un calciatore. La breve storia di Núñez, classe 1999, era iniziata nelle giovanili del Peñarol – dove si sono formati anche Valverde, Nandez e il nuovo acquisto dello United, Facundo Pellistri – e si era complicata a causa della rottura del legamento crociato, avvenuta quando Darwin aveva 17 anni. Questo infortunio, di fatto, gli ha impedito di esplodere nel campionato del suo Paese, anche perché nel primo grande momento della sua ancor breve carriera, nell’estate del 2019, l’Almería lo ha acquistato e lo ha messo al centro di uno dei progetti più ambiziosi della seconda divisione spagnola.

La prima impressione che lascia Núñez, vedendolo in campo, è quella di un giocatore in grado di sopraffare l’avversario prima di tutto per le sue caratteristiche atletiche: ha uno strappo molto profondo, sia quando attacca lo spazio che quando parte in progressione. La sua struttura fisica, asciutta ma non leggera, lo aiuta a incassare i contrasti avversari, la sua buona statura (187 cm) e, soprattutto, la mostruosa esplosività in elevazione – come dimostra il primo dei tre gol segnati contro il Lech Poznan in Europa League – lo rendono pericolosissimo sulle palle alte. All’Almería ha segnato 16 gol, molti dei quali raccontano bene quanto gli stesse stretto il contesto della seconda divisione, prima di tutto fisicamente. Il controllo del corpo è una sua dote indiscutibile: lo scorso anno, al Mondiale U-20, ha segnato un gol bellissimo contro la Norvegia di Haaland praticamente senza guardare la porta, ma inarcando benissimo il busto per scaricare un destro potentissimo entro i confini dello specchio, appena sotto la traversa.

«All’Almería giocavo più da nove, da centravanti puro. Ora il mister mi dice sempre di muovermi nello spazio, che è uno dei miei punti forti», ha detto Núñez in un’intervista. Il mister in questione è Jorge Jesus, che, partendo dalla sua grande mobilità, sa di poter costruire una punta di altissimo livello. Il tecnico del Benfica, da sempre, propone un calcio molto formativo per i suoi attaccanti, che finiscono sempre per diventare giocatori migliori di quanto non fossero prima. L’esempio più recente è Gabigol, che nel Flamengo di Jorge Jesus ha raggiunto vette realizzative e di rendimento mai esplorate in carriera. Jesus chiede alle sue punte di dialogare, di allargarsi e venire incontro, oppure colpire in profondità a seconda delle situazioni e di ciò che la sua manovra offensiva, sempre accompagnata da un gran numero di uomini, richiede.

Nella sua prima stagione al Benfica, Núñez ha messo insieme cinque gol e sei assist in 11 partite disputate tra Liga NOS, preliminari di Champions League ed Europa League (Miguel Riopa/AFP via Getty Images)

Dal punto di vista tecnico, in realtà, Darwin Nuñez non è un giocatore così appariscente: nel primo controllo non incolla sempre il pallone al piede, ma il suo modo di orientare il corpo, di essere reattivo sul primo passo, sull’allungo, e di cercare lo stop a seguire, lo rendono un giocatore complicato da contenere. Una delle sue giocate migliori e più ricorrenti, quando dribbla, è il modo in cui interrompe un allungo spostando all’improvviso il pallone con l’esterno, o con continue sterzate per far perdere il tempo al difensore. Un gesto pulito ed essenziale che, abbinato alla sua rapidità, gli dà la possibilità di costruirsi lo spazio per cercare la porta. È un calciatore intenso, che quando viene liberato nello spazio brucia l’uomo e calcia con grande potenza, ma è anche molto generoso: in campionato finora ha segnato un solo gol in sette partite (il meglio lo ha dato in Europa League, con quattro gol in tre presenze), distribuendo però ben cinque assist. Quando arriva davanti alla porta tende sempre a premiare chi è meglio posizionato, nonostante le sue potenzialità realizzative siano migliori dei suoi numeri in Liga NOS. Non è un regista offensivo, o un giocatore a cui si possono affidare grossi compiti di rifinitura, ma è un calciatore intelligente, che anche lontano dalla porta sa come far progredire l’azione, e non ha paura di cercare passaggi verticali meno scontati quando un compagno attacca la profondità.

Il vero pregio di Darwin Núñez non è una sua dote presa singolarmente – per quanto alcune sue caratteristiche siano davvero eccellenti, già ora – ma la varietà di modi e situazioni in cui può rendersi utile. In un’epoca in cui il centravanti ha smesso di essere un giocatore bidimensionale, e perciò deve offrire un contributo ben più complesso della giocata da gol, Núñez ha la completezza necessaria per stare in quella cerchia ristretta di giovani attaccanti potenzialmente top: ha la fisicità, l’atletismo e la propensione al sacrificio per essere costantemente utile in pressing, ha il cervello e gli strumenti tecnici per muoversi bene, per essere incisivo sia quando si allarga per servire con precisione un compagno in mezzo, che quando scatta alle spalle della linea difensiva, quando addomestica un pallone sporco o quando deve gestirne uno distante dall’area.

Un po’ di cose interessanti che sa fare Darwin Núñez

Al momento il suo habitat tattico sembra essere quello in cui ha spazi da bruciare con la sua falcata in transizione, ma il Benfica di Jorge Jesus, una squadra che è quasi sempre costretta a schiacciare il suo avversario, a scardinare difese chiuse con lunghi attacchi posizionali, sarà fondamentale nella sua formazione, proprio per affinare ulteriormente un bagaglio tecnico già variegato. Ad esempio, può acquisire più soluzioni quando i ritmi calano e gli spazi si congestionano, oppure migliorare nel fraseggio nello stretto. Il Barcellona, che non ha ancora rimpiazzato Luis Suárez, pare lo stia tenendo sott’occhio, come ha tenuto d’occhio Lautaro Martínez – un altro attaccante abituata a lavorare tantissimo fuori dall’area, a offrire più del gol e, probabilmente, a segnare il ruolo nei prossimi anni.

Rimpiazzare Luis Suárez, indipendentemente da ciò che farà il Barça, sarà il compito di Darwin Núñez per il prossimo decennio. Nella Celeste, se lo dividerà con Maxi Gómez, il 24enne centravanti del Valencia, un nove più tradizionale, perfetto per la sua nicchia di riferimento: le squadre che hanno bisogno di un giocatore in grado di raccogliere e proteggere palloni lunghi ed essere una minaccia costante su cross e calci piazzati. Darwin, invece, sa fare questo ma anche molto altro e può solo migliorare. L’Uruguay sicuramente perderà Cavani e Suarez, ma forse, da quando c’è Núñez, può sentirsi un po’ più al sicuro.