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A Londra il Bayern ha fatto la storia

Il 7-2 contro il Tottenham è un risultato storico per i bavaresi, ed evidenzia la crisi strutturale degli Spurs.

Serge Gnabry aveva iniziato da grande la sua stagione, soprattutto con la maglia della Germania, ma non aveva mai segnato in Champions League. Ieri sera ha realizzato quattro gol in casa del Tottenham tutti in una volta, diventando così il secondo giocatore tedesco della storia a segnare quattro reti in una partita della massima competizione europea – prima di lui c’era riuscito solo Mario Gómez, in un 7-0 del 2012 contro il Basilea.

La notte di Tottenham-Bayern 2-7 è entrata subito nella leggenda, per una questione di non riproducibilità a breve termine – probabilmente anche a lunghissimo termine. Il record di Gnabry è solo uno dei tantissimi sbriciolati dalla squadra di Niko Kovac grazie al trionfo londinese. Per esempio: è solo la seconda volta che un club tedesco realizza 7 gol in trasferta in una partita di Champions League. Prima del Bayern, c’è sempre il Bayern: 7-1 alla Roma nell’ottobre 2014. Allora c’era Guardiola in panchina, e la percezione dei bavaresi era diversa: favoriti d’obbligo in Europa, reduci da tre finali giocate (una vinta, nel 2013) e una semifinale raggiunta, progetto in espansione, Robben e Ribery guidati dall’allenatore più visionario del calcio europeo.

Oggi la situazione è leggermente diversa, anche perché il modello gestionale del club ha fatto fatica ad aggiornarsi, ma intanto il Bayern ha dimostrato di essere ancora una squadra altamente competitiva. Ieri sera, per dire, Lewandowski era supportato da un trio composto da Gnabry, Coutinho e Coman: se il centravanti polacco resta il totem della squadra, i tre trequartisti hanno un’età media di 24,6 anni, e sono già affermati nel calcio europeo. Accanto a loro, lo stesso mix di giocatori riconoscibili alla ricerca dell’affermazione definitiva – Tolisso (25 anni), Kimmich (24), Süle (24), Pavard (23) – e calciatori di grande esperienza, per esempio Neuer, Alaba, Boateng. In panchina c’erano Müller e Alphonso Davies, Thiago Alcántara e Cuisance. Il Bayern non può essere considerato favorito per vincere la Champions – Liverpool, Manchester City, Barcellona e Juventus sembrano avere qualcosa in più a livello di organico –, ma l’impressione è che la squadra di Kovac sia stata un po’ troppo sottovalutata, per non dire snobbata.

I giocatori del Bayern festeggiano la vittoria in casa del Tottenham: oltre ai quattro gol di Gnabry, sono andati a segno Lewandowski (doppietta) e Kimmich (Glyn Kirk/IKIMAGES/AFP via Getty Images)

Laddove finiscono i meriti del Bayern, iniziano i demeriti del Tottenham. Impossibile pensare che la squadra finalista dell’ultima Champions perda 2-7 in casa senza che ci siano gravi, anzi gravissime responsabilità da parte di tutti, tecnico, giocatori e società. Il contraltare dei primati positivi dal Bayern è rappresentato da un lungo elenco di record negativi polverizzati dagli Spurs. Per esempio: lo scarto di cinque gol è il più alto mai accusato da un club inglese in un match giocato in casa nelle coppe internazionali, poi è la prima volta che una squadra del massimo campionato inglese subisce sette gol in casa nella storia delle competizioni europee per club. Inoltre, è la prima volta che il Tottenham subisce sette gol in casa in un match di Premier League e/o di Champions League. Un’ultima cifra significativa: il Tottenham è la prima squadra inglese nelle coppe europee a subire almeno sette gol in una singola partita dal 1995 a oggi. Proprio gli Spurs, allora, incassarono 8 gol dal Colonia in Intertoto.

Questa parte dell’articolo forse è stata un po’ cervellotica, ma serve a capire che siamo di fronte a una partita che ha già fatto e farà la storia per molti anni. È un discorso statistico, ma anche di racconto: il Tottenham vive il suo momento peggiore da molti anni a questa parte, in Premier ha accumulato solo 11 punti in 7 partite, è stato eliminato dalla Coppa di Lega da un club di quarta divisione, il Colchester, e in Champions ha un solo punto dopo due partite, frutto del pareggio contro l’Olympiakos e della terribile sconfitta di ieri sera. Jonathan Wilson ha scritto su Sports Illustrated che «il crollo degli Spurs deve imporre delle domande molto serie sul futuro di Pochettino e della sua squadra». Per la prima volta, il progetto del manager argentino viene messo in dubbio dai risultati, e il paradosso è che questo avviene pochi mesi dopo il risultato più clamoroso della sua gestione, il raggiungimento della finale di Champions League. La sensazione è che questa crisi strutturale sia dovuta proprio a uno svuotamento di motivazioni tipico del fine-ciclo, di un momento che il Tottenham ha deciso di rimandare mantenendo praticamente inalterata la rosa. Finora non è sembrata la scelta più efficace.