Break the Mls

Sebastian Giovinco, negli States, non è diventato solo capocannoniere e miglior assistman della stagione. È un fenomeno mediatico, che ha sgretolato la mitologia del passato.

In piena estate, mentre i calciatori del nostro campionato ritornavano sonnacchiosamente dalle vacanze, sul sito della Bein Sports, il broadcaster che negli Stati Uniti trasmette i principali campionati europei, comparve un articolo dal titolo “Sebastian Giovinco è la superstar di cui la Mls ha bisogno”. Il bisogno, va da sé, è quello di aumentare la produzione economica, allargare il seguito e potenziare il valore del brand del torneo. La Mls ci ha provato soprattutto con calciatori-testimonial, riconosciuti a livello internazionale, che associassero il loro nome al torneo e ne arricchissero la qualità tecnica. Il primo vero nome di peso è stato David Beckham, sbarcato a Los Angeles nel 2007, poi è stata la volta di Henry, fino a campioni ancora oggi presenti come Kakà, Pirlo, Gerrard, Lampard, Villa, Drogba. Giovinco, arrivato a inizio 2015, a Toronto è diventato il secondo calciatore più pagato del torneo, dopo Kakà, con un ingaggio che, comprensivo di bonus, sfonda il tetto di sette milioni di dollari l’anno. Ma è sbarcato in Canada senza la pretesa di “salvare” la Mls, come nel destino dei colleghi di cui sopra.

 


«…E buon appetito», il tributo di Toronto a Giovinco.

A 28 anni, del resto, non dovrebbe essere questo il fine ultimo di Giovinco. Quella è l’età della maturità, della messa a frutto di tutto ciò che ha imparato in passato. L’idea che spendere l’apice della carriera nella Mls sia sbagliato, o quantomeno sia il segnale di una resa, è un pensiero molto diffuso. Persino negli States qualcuno se lo chiede: «Per quanto ami la Mls, questo ragazzo non ha nulla a che vedere con questo campionato. È troppo superiore agli altri. Dovrebbe giocare in Spagna o in Inghilterra».

Però nessuno era stato in grado di prevederla, questa superiorità, almeno nei contorni. L’impatto dell’ex juventino sulla Mls è stato talmente devastante da non avere precedenti di nessun tipo. Nella regular season, Giovinco ha segnato più di tutti e ha servito più assist di tutti: 22 gol (come Kamara) e 15 assist. Mai nessuno, nella storia della Mls, ha raggiunto una quota associata così alta (il precedente record era di 27 gol e 7 assist, ottenuto da Chris Wondolowski nel 2012). Ha portato il Toronto ai playoff per la prima volta in otto anni, da quando esiste la franchigia. Il 29 ottobre il primo scontro ad eliminazione diretta, contro il Montreal.


Nazionale a Roma, volo, atterraggio in Canada, partita, gol meraviglioso. «Maybe he learned how to do this on the plane», il tweet dell’account della Mls.

Non è solo questione di numeri, di traguardi, di risultati. L’epifania di Giovinco è paragonabile alla collisione di un gigantesco meteorite: ha fatto esplodere la Mls. E tutto quello che c’era dentro, compreso Landon Donovan, recordman di gol (144) e assist (136) nella storia del torneo. L’icona del soccer a stelle e strisce, tanto che il premio MVP della stagione porta il suo nome. Però ovunque si legge che “Seba is better than Landy” – ah, già: i vezzeggiativi non sono mai utilizzati a caso, da quelle parti. Non in senso tecnico, di campo, che a qualcuno potrebbe apparire più comprensibile: ma in termini di contributo alla lega, e alle sue fortune. In sette mesi, Giovinco ha spodestato Donovan, che la quasi totalità dei suoi 14 anni di carriera l’ha trascorsa nella Mls. Valga la sintesi di un tifoso: «Bisognerebbe dare un altro nome al MVP Trophy: il Sebastian Giovinco MVP Trophy».

Peraltro, la prospettiva è ribaltabile: la Mls ha assunto le sembianze di Giovinco, Giovinco quelle della Mls. Se digitate “Giovinco” su Youtube, troverete solo video riferiti alla sua avventura negli States. Sebastian Giovinco goal; crazy dribbling skills; Sebastian Giovinco record breaking; Giovinco’s game winner; goals, skills, assists; brilliant solo goal; Giovinco creates goals; Giovinco steals the show, solo per citare i primi risultati. Nelle prime pagine, i risultati relativi ai suoi anni in bianconero non sono più di tre. In sintesi, dieci mesi di Giovinco negli States hanno cancellato sette anni e mezzo di Giovinco in Italia. È questo che intendo con impatto devastante: gol, assist e skills hanno contribuito a fare di Seba un personaggio onnipotente in campo e funzionante mediaticamente. Non è eretico dire che Giovinco sta alla Mls come Messi sta al calcio mondiale.

Dieci mesi di Giovinco negli States hanno cancellato sette anni e mezzo di Giovinco in Italia

«Yes, you could easily say… The best season ever by an Mls player». A dirlo è Dom Kinnear, coach dei San Jose Earthquakes. «Ti frega in un sacco di modi… Non ci sono molti giocatori in grado di far fuori tre o quattro avversari e poi segnare, e lui quest’anno lo ha fatto più di una volta».

Herculez Gomez, compagno di squadra nel Toronto, racconta: «Ho giocato con ragazzi che avevano disputato stagioni fantastiche, ma la loro importanza, nell’economia del team, non era minimamente paragonabile a quella di Giovinco quest’anno. Ho giocato con Carlos Ruiz l’anno che segnò 24 gol e vincemmo l’Mls (nel 2002, con i Los Angeles Galaxy, ndr). Era in uno stato di grazia incredibile, gli riusciva tutto. Però dipendeva dalla squadra: questa è la differenza con Seba. Giovinco non solo segna, ma serve assist, e se non serve assist, fa partire l’azione da centrocampo, o qualcosa del genere. La gente non capisce quanto sia speciale, credo. So che non è bello da dire, ma se fossimo una squadra più forte, Seba sarebbe molto più famoso».

Intanto, la presenza di Giovinco in campo fa del Toronto la quarta squadra della Mls con la media spettatori più alta, 23.451. Ma il dato più significativo è questo: se l’anno scorso il record di spettatori si era fermato a quota 22.591, quest’anno, ad agosto contro il Montreal, il BMO Field ha staccato 30.266 biglietti. Cioè, in poche parole, ha fatto il tutto esaurito. Pochi mesi dopo il debutto dell’ex juventino, il canale Youtube del Toronto FC, la sua squadra, ha caricato un video in cui si fa di Giovinco un supereroe in stile Marvel. “Opposing forces don’t stand a chance”, il claim, con la trama che individua nel vincere le partite una missione, un destino, per sbaragliare le “forze oscure”, verrebbe da dire.


Al cinema? No, al BMO Field.

Che poi rende tangibile la venerazione, e non si esagera, che il pubblico americano ha per Sebastian. «Giovinco is the best thing to ever happen to Mls», è il minimo comune denominatore degli interventi degli appassionati. Tra i tanti, ne ho scelti tre. Sample cit. 1: «È un giocatore incredibilmente tecnico, più tecnico di qualsiasi giocatore americano che abbia mai messo piede su questa terra». Sample cit. 2: «Non ho che una cosa da dire su di lui. Pallone d’Oro». Sample cit. 3: «A volte è comico. Intendo, il modo in cui umilia i difensori, e il modo in cui i difensori provano a stargli dietro».

Sono giudizi trasversali, che vengono condivisi anche dai giornalisti sportivi americani. Da tempo, si parla di chi debba essere il MVP della stagione. Non perché ci siano posizioni contrastanti, ma perché mai come quest’anno c’è un unico, credibile, candidato. È l’unanimità stessa a creare massa discorsiva. «Senza Giovinco, il Toronto non sarebbe arrivato dov’è ora», dice Jason Davis. Jeff Carlisle aggiunge: «Con una difesa che è la terza peggiore del campionato, Toronto ha bisogno di ciascuna stilla del gioco prodotto da Giovinco». Doug McIntyre sintetizza: «In 20 anni di Mls, c’è mai stato un MVP più ovvio del Giovinco attuale? Le sue giocate soprannaturali, i suoi scatti, le punizioni telecomandate, sono cose che la Mls non ha mai visto». In poche parole, lo zenit del soccer a stelle e strisce.

Sebastian Giovinco

Non era una cosa scontata, anche se molti faticano ad accordare credibilità al campionato americano. Però, se ci fosse la necessità di reperire, da qualche parte, quella credibilità, basterebbe prendere in considerazione l’interesse del Barcellona per Giovinco, rilanciato da El Mundo Deportivo, sempre informato sulle vicende blaugrana. Sarebbe la rottura di una barriera: se il flusso dei campioni Europa-America è sempre stato unidirezionale, con il tragitto obbligato dal Vecchio al Nuovo Continente, con la Formica Atomica il percorso si inverte. Dall’Europa all’America, e forse ancora in Europa. Non è mai successo se non in un senso temporaneo, con Beckham e Henry, che sapevano che un giorno sarebbero tornati negli States. A prescindere dal fatto che l’interesse del Barcellona si concretizzi oppure no, chi avrebbe mai potuto dire, anche solo qualche mese fa, che i blaugrana avrebbero cercato un rinforzo in Mls? Nemmeno la Mls lo avrebbe mai immaginato, nemmeno nell’ottica del famoso “bisogno”.


Tre gol contro Orlando, uno più bello dell’altro. Era agosto: qualche settimana prima, aveva riservato lo stesso trattamento al New York City, segnando una tripletta in nove minuti.

A questo punto l’interrogativo è d’obbligo: perché scegliere un campionato meno competitivo, quando hai possibilità di scegliere? L’idea che mi sono fatto, ripercorrendo le ultime vicissitudini di Giovinco, è che, in qualche modo, abbia voluto cimentarsi in qualcosa agli antipodi della Serie A, geograficamente e culturalmente. Un desiderio di fuga, quasi. «Avevo la sensazione che, se fossi rimasto, sarei stato un peso. Si era creata un’aria strana: venivo accusato di segnare solo gol non decisivi, un marchio ossessionante».

Un equilibrio crollato con l’arrivo di Allegri alla Juventus: nel 2014/2015 gioca due sole partite dall’inizio, e solo in tre occasioni colleziona più di dieci minuti. E dire che, prima dell’arrivo di Tevez, non era andato per niente male: nel 2012/2013, segna 11 volte e serve 7 assist. Non lontano dai numeri di Parma: 7 gol e 6 assist il primo anno e 16 gol e 13 assist il secondo anno. A dicembre 2012, si può dire che Giovinco è il punto dell’attacco bianconero. Ha segnato otto reti, è l’unico ad averle distribuite tra tutte le competizioni. Qualche mese dopo, a febbraio, Giovinco è ancora il miglior marcatore della Juve, eppure il pubblico lo fischia. Dopo un gol al Siena, Giovinco ha un’esultanza polemica. «Non capisco le critiche. Eppure i numeri sono dalla mia parte». Un anno dopo, è abbacinante il gesto di Conte, in una gara interna contro il Chievo: Sebastian esce dal campo tra la disapprovazione generale del pubblico, il tecnico lo abbraccia e zittisce il pubblico.


Uno dei gol che hanno lasciato più increduli gli americani.

Conte poi dirà quello che lo stesso Giovinco ha ribadito più volte: le critiche sono ingiuste, forse inspiegabili. L’improvvisa esplosione ad Empoli, la difficoltà nel replicare quanto fatto nella Juve del difficile post retrocessione, l’ottima esperienza di Parma, il riscatto della metà del cartellino da parte dei bianconeri per l’elevata somma di 11 milioni di euro. Una concatenazione di eventi che avevano fatto di Giovinco l’erede di Del Piero, e immediatamente dopo il suo alter ego sbagliato. Non esistono luoghi ideali in senso assoluto, e così non ci sono campionati ideali. Un concetto che Giovinco spiega così: «A Toronto mi hanno conquistato regalandomi la maglia numero 10. Il numero che alla Juve non ho mai avuto».