Guida al Giro numero 100

I temi, i protagonisti e le possibili sorprese dell'edizione numero 100 del Giro d'Italia, che parte oggi da Alghero.

Il Giro d’Italia nasce il 24 agosto del 1908. Nel caldo agostano un colpo di mano porta la Gazzetta dello Sport a giocare d’anticipo sui rivali del Corriere della Sera. Viene da pensare che chissà che colore avrebbe avuto oggi, con una storia diversa, la maglia del vincitore. 25.000 lire di premio al vincitore, che nel 1909 vide Luigi Ganna farla da padrone. In queste 100 edizioni abbiamo visto epica e commedia fondersi: dai dispacci affissi per le strade si è passati alle radio, ma sulle strade d’Italia c’è sempre la stessa alternanza di passione e ambizioni a restituire l’unicità del Giro. La festa rosa sarà quest’anno anche una corsa in assenza, un’enorme festa che suturerà il taglio formatosi nel cuore dei tifosi dopo la scomparsa di Michele Scarponi. È a lui che è intitolato il il Mortirolo, la salita simbolo della corsa, il punto più alto di una festa che servirà a ricordarlo nel suo habitat naturale. Come sempre, a spiegare cosa succederà nelle prossime settimane, ci hanno pensato i passionali amanti del ciclismo a firma Bidon.

The peloton rides at the La Bonette pass (Col de la Bonette) during the 20th stage of the 99th Giro d'Italia, Tour of Italy, from Guillestre to Sant'Anna di Vinadio on May 28, 2016. Starting the day second at 44sec behind leader Esteban Chaves, Italian Vincenzo Nibali puts 1min 35sec into the Colombian to snatch the pink jersey. / AFP / LUK BENIES (Photo credit should read LUK BENIES/AFP/Getty Images)


Magnifica presenza: Michele Scarponi e lo spirito del Giro

Al Tour del 1995 l’ammiraglia della Motorola arrivò sino a Parigi con una bici attaccata sul tetto, senza che servisse ad alcun meccanico in corsa. La bici, oggi appesa nella chiesetta del Ghisallo, portava ancora attaccato il numero 114, quello con cui Fabio Casartelli aveva cominciato il Tour in cui sarebbe morto. Fu definita “armatura del guerriero caduto, portata fino in fondo alla battaglia”. Al Giro 2017, l’Astana partirà da Alghero con una bici in più sul tetto: la numero 21 del capitano Michele Scarponi. E’ difficile dire quanto mancherà Scarponi a questo suo ultimo Giro a cui avrebbe, inaspettatamente, partecipato da leader e da potenziale protagonista. Rcs gli ha dedicato il Mortirolo, “Salita Scarponi”, e imporrà minuti di silenzio e modifiche alle cerimonie. Vincenzo Nibali correrà con in testa una vittoria da dedicargli; l’Astana proverà a spingere ogni giorno le proprie gesta verso il cielo. Ma Scarponi mancherà lontano dagli omaggi, soprattutto. Nelle interviste di inizio e fine tappa, nel lungo vagabondare in cui in mezzo al gruppo d’un tratto si sarebbe messo a cantare. Nei sogni, ecco dove mancherà Michele Scarponi in questo Giro, dove omaggi e pensieri non si possono programmare, ma soltanto vivere, seguendo una risata che echeggerà fino a Milano, fino alla fine della festa, più che della battaglia. (Filippo Cauz)

 

Il duello annunciato: Nibali vs Quintana

Che Nibali voglia fortissimamente vincere il 100° Giro d’Italia lo ha fatto capire a Marija Bistrica, che non è il nome di una star del cinema jugoslavo degli anni ’60 né la destinazione del prossimo pellegrinaggio di Paolo Brosio, ma soltanto una località nel nord della Croazia, dove era situato il traguardo volante dell’ultima tappa del Tour of Croatia. Vincitore, allo sprint: Vincenzo Nibali. Un risultato che è significato abbuono, sorpasso ai danni dell’emergente spagnolo Rosón, testa della classifica, vittoria finale. Conta poco o nulla, chiaro, ma in quella volatina c’è il Nibali di oggi, che al Giro vuole “fare qualcosa di grande” per omaggiare Michele Scarponi, rivale e compagno degli ultimi anni. Sulla sua strada, un agguerrito Quintana.

MONTPELLIER, FRANCE - JULY 14: Nairo Quintana of Colombia and Movistar during the climb to Mont Ventoux during the 12th stage of Le Tour de France from Montpellier to Mont Ventoux on July 14, 2016 in Montpellier, France. (Photo by Michael Steele/Getty Images)


Gli scettici affermano che Nairo, pur essendo il corridore più talentuoso a partecipare al centesimo Giro d’Italia, soffra di una sorta di riverenza timorosa verso gli avversari più carismatici (tipo Nibali, appunto). A smentirli almeno in parte, la penultima tappa della Vuelta dello scorso, quando Chris Froome, battuto dopo una serie di furiosi attacchi, sulla linea d’arrivo suggellò la maturazione caratteriale del rivale con un applauso. Ritiratosi in inverno a Cómbita,
il Condor sorseggiando agua de panela a 3100 metri di altitudine, ha  riflettuto sulla sua carriera, notevole considerata ancora la giovane età (27 anni) e ha deciso di provare a vincere Giro d’Italia e Tour de France nello stesso anno. L’ultimo a riuscirci, superfluo ricordarlo, fu Marco Pantani nel 1998.  In definitiva: Nibali è forte, ma meno di Quintana. Ha un’ottima squadra ma meno di Sky e Movistar, eppure il siciliano ha l’esperienza, il carattere, la tenacia per ribaltare il verdetto che scriverebbero le sole gambe. Lo ha già fatto in altre occasioni, ma questa volta darà ancora di più. Come giù dal Colle dell’Agnello, o nella più anonima Marija Bistrica. (Filippo Cauz – Riccardo Spinelli)

 

Il solito enigma: che combinerà la Sky?

C’è un episodio dei Simpsons (MABF20, ventiduesima stagione), in cui Marge si sfoga con Homer dopo aver scoperto che Lisa non vuole “finire come lei”. Distratto e incapace di reggere il dialogo, Homer invita Marge a guardare nella borsa: “troverai il sette di fiori”. Lo schema classico, in certe situazioni, è quello di spostare il focus del dialogo, disorientare l’interlocutore e ottenere il risultato prefissato: per Homer, in quell’episodio, una dormita abbondante; per la Sky, al Giro 2017, la maglia rosa.
C’era una volta un team che al Giro provava e riprovava a vincere, ma senza mai trovare la chiave di lettura, senza aggredire il rosa con la metodicità con cui si aggredisce il giallo, perché la scienza funziona soltanto con i colori primari, mentre il rosa è frutto di mescolanza e fantasia, di improvvisazione. Per disorientare gli avversari, la Sky si presenta ad Alghero con due carte. L’asso di quadri è Geraint Thomas, bello, forte, britannico, non più giovanissimo: all’alba dei 30 anni proverà finalmente a giocarsi la sua briscola. Se l’obiettivo dovesse rivelarsi complicato, la Sky potrebbe estrarre la carta a sorpresa: il sette di fiori è Mikel Landa, il cui carattere remissivo diventa un ostacolo quando è giocato di prima mano, ma se tenuto al sicuro nel mazzo sino alle grandi salite, lo spagnolo può acquisire l’invidiabile valore del jolly. (Filippo Cauz)

ADELAIDE, AUSTRALIA - JANUARY 15: British cyclist Geraint Thomas of Team Sky competes during the People's Choice Classic street race, a preview race to the 2017 Tour Down Under on January 15, 2017 in Adelaide, Australia. (Photo by Morne de Klerk/Getty Images)


Un nugolo di contendenti: tra rivincite e metamorfosi


Il Giro numero 100 si preannuncia come uno dei più combattuti dell’epoca recente, almeno a leggere la lista di partenza. I motivi della popolarità della corsa rosa come obiettivo stagionale principale di così tanti grandi nomi del gruppo sono diversi: il grande lavoro di promozione dell’evento, la ricorrenza storica, l’assenza di un “padrone” qual è Froome al Tour de France. Soprattutto, la nozione che per caratteristiche del percorso e andamento della gara, il Giro sia una corsa altamente imprevedibile, che offre a tutti una possibilità, specie a chi è in cerca di riscatto.  

Steven Kruijswijk lo sa bene, lui allo scorso Giro ha scontato il massimo della pena per un piccolo errore sul Colle dell’Agnello: dalla sua borraccia scorrerà la voglia di chi ha già perso troppe occasioni. Tejay Van Garderen, uno che in carriera fin qui ha mostrato più bassi che alti, dovrà ascoltare l’istinto per fare il salto di qualità tanto sperato, mentre Thibaut Pinot, per la prima volta al Giro, ha da rivedere le sue paranoie in discesa e ritrovare i numeri di quando era un pischelletto in grado di mandare in estasi i francesi. Bauke Mollema, se la gamba sarà buona per tre settimane, potrebbe regalare qualche sorpresa, anche di rabbia, e la voglia di arrivare di Il’nur Zakarin – l’anno scorso ritiratosi dopo una brutta caduta – va da Mosca a Vladivostok.

BOURG DE PEAGE, FRANCE - JULY 20: Tejay van Garderen of the United States and BMC Racing Team leads a pack of riders during the sixteenth stage of the 2015 Tour de France, a 201km stage between Bourg de Peage and Gap, on July 20, 2015 in Bourg de Peage, France. (Photo by Bryn Lennon/Getty Images)

Ma la plasticità del Giro piace molto anche a chi insegue la metamorfosi da regolarista a uomo di classifica, a chi l’ha quasi completata (Tom Dumoulin), e a chi l’ha intrapresa da poco ma è già a buon punto (Rohan Dennis). Infine i giovani, perché il Giro è soprattutto una corsa fresca: Bob Jungels e Adam Yates sanno già molto bene cosa vuol dire essere giovani in un grande giro, occhio. (Paolo Bontempo – Leonardo Piccione)

 

La giovane Italia: pochi ma freschi

Un Giro d’Italia senza nessuna squadra italiana nel circuito WorldTour sembra un paradosso, ma non lo è. Quando la Lampre, alla fine della scorsa stagione, non ha rinnovato la sponsorizzazione, l’Italia si è ritrovata per la prima volta a non essere rappresentata tra le squadre dell’élite mondiale. Ma, si sa, gli italiani sono un popolo di navigatori, e i nostri non hanno esitato a sparpagliarsi per il mondo per poi tornare al Giro. L’assenza forzata di Fabio Aru, quelle programmate di Diego Ulissi, Matteo Trentin e Gianluca Brambilla e l’esclusione tecnica di Elia Viviani (che bene avrebbe potuto fare nelle volate, poche e verosimilmente terreno di conquista di Greipel) hanno tolto frecce appuntite dalla faretra. Ma il gruppetto italiano è ancora folto e giovane. Se Sacha Modolo e Giacomo Nizzolo saranno tra i pretendenti alla maglia ciclamino e due Enrico (Battaglin e Gasparotto) andranno a caccia di tappe, quando le strade si inerpicheranno a fianco di Nibali potremo vedere spuntare i profili imberbi e già noti di Valerio Conti, Giulio Ciccone e Davide Formolo, magari in compagnia di quello talentuoso di Edward Ravasi. Insomma, non sarà un’Italia d’élite, ma è una giovine Italia, e per ora basta. (Francesco Bozzi)

Italian rider Sacha Modolo (Lampre Merida) celebrates as he crosses the finish line to win the 13th stage of the 98th Giro d'Italia, Tour of Italy, cycling race between Montecchio Maggiore and Jesolo on May 22, 2015 in Jesolo. AFP PHOTO / LUK BENIES (Photo credit should read LUK BENIES/AFP/Getty Images)


Il percorso: un filo rosa che lega l’Italia

Una volta qualcuno scrisse che l’Italia è un paese con più cuore che memoria. Non è vero. Intercorre una grandissima differenza fra il non ricordare e l’aver dimenticato. Il Giro d’Italia, da sempre, tesaurizza il ricordo collettivo che ormai da cento edizioni lega con un robusto filo rosa l’intera penisola. Le storie dei protagonisti si fondono indissolubilmente con il paesaggio, e la competizione si incastona perfettamente tra una salita, una strada di campagna, un monumento. E’ l’Italia che si mostra al massimo della fulgidezza, nel mese di maggio. Il Giro non dimentica, e per questo l’edizione numero 100 prevede diversi omaggi ai suoi campioni.

Una tappa partirà da Ponte a Ema, paese natale di Bartali, un’altra da Castellania, dove nacque Coppi. Un omaggio a testa, per non scontentare chi ha reso il Giro un evento aulico. L’arrivo a Bergamo riverisce Gimondi, quello al santuario di Oropa tende a conservare la memoria di una storica impresa di Pantani. Questo Giro è però anche il Giro delle isole. Partenza dalla Sardegna con tre tappe dove gli uomini di classifica si scruteranno dall’interno del gruppo per poi cominciare a stuzzicarsi una volta sbarcati in Sicilia, alle pendici dell’Etna. Tanto mare nella prima settimana, che si conclude con l’arrivo in salita sul Blockhaus, la montagna dei briganti che potrebbe riservare il primo assalto alla baionetta fra i big.

AGLIE, ITALY - MAY 24: Dario Cataldo of Italy and Team SKY in action during the fourteenth stage of the 2014 Giro d'Italia, a 164km high mountain stage between Aglie and Oropa on May 24, 2014 in Aglie, Italy. (Photo by Bryn Lennon - Velo/Getty Images)

Dopo il giorno di riposo, ecco un possibile spartiacque del Giro: la cronometro Foligno-Montefalco dedicata al Sagrantino. Le grandi montagne arriveranno alla 16a tappa, la Rovetta-Bormio, 222 km con Mortirolo e Stelvio – la Cima Coppi – da scalare due volte. E’ solo l’inizio dell’infernale ultima settimana, con il tappone dolomitico alla 18a, Piancavallo alla 19a, Grappa e Foza alla penultima. Passerella finale a cronometro con arrivo a Milano. Un Giro duro, come da tradizione. Chi non ha memoria, che abbia gambe. (Pietro Pisaneschi)