Il motorino di San Siro e altri oggetti creativi lanciati dagli spalti

Diario dei casi più eclatanti, dalla banana mangiata da Dani Alves alle palle da tennis in Svizzera.
di Germano D'Acquisto 25 Ottobre 2019 alle 15:19

Dalle cento lire finite sulla testa di Alemão che decisero il campionato 1989/90 fino al rosario scagliato dai tifosi pugliesi contro lo staff di Carlo Ancelotti nell’ultimissimo Lecce-Napoli. La storia del calcio, italiano e non solo, è costellata da lanci di oggetti in campo. Petardi, accendini, confezioni di ketchup, motorini, frutta, cani, bottiglie di whiskey: l’elenco è tanto lungo quanto sorprendente. Dalle gradinate è sempre volato di tutto. L’episodio più grave in ordine di tempo è avvenuto pochi giorni fa in Colombia, nel corso della partita tra Medellín e Millonarios: durante i festeggiamenti per secondo gol della squadra ospite, dagli spalti è partito un coltello verso i giocatori in festa. Un fatto simile era avvenuto l’anno scorso durante il caldissimo Aek Atene-Paok Salonicco. In questa sorta di classifica degli orrori, si ritaglia uno spazio tutto suo l’episodio che coinvolse Dani Alves durante Villarreal-Barcellona del 2014. Il campione brasiliano fu raggiunto da una banana mentre si apprestava a calciare un corner. Non fece una piega, la raccolse, se la sbucciò e ne mangiò in pezzo fra gli applausi del pubblico. La migliore delle risposte possibili al razzismo.

Il fatto più eclatante invece porta la data del 6 maggio 2001 quando, dal secondo anello dello stadio Giuseppe Mezza di Milano, fu scagliato un Mbk Booster dai tifosi interisti durante Inter-Atalanta. Il volo del motorino, a quanto pare rubato a un ultrà bergamasco, non ferì nessuno ma fece il giro dei giornali e delle televisioni di mezzo mondo. Fra il caso di Alves e quello di San Siro c’è però una pletora di fatti più o meno gravi, più o meno clamorosi e, per certi versi, più o meno “creativi”. Dalla carriola finita in campo durante la sfida di Copa Libertadores del 2004 tra i messicani del Club América e i brasiliani del Sao Caetano fino alla palla da biliardo scagliata dai supporter del Brann durante il match preliminare di Europa League nel 2008 contro l’Everton, passando per la dentiera che un tifoso dell’Argentinos Juniors nel 2013 decise di lanciare contro l’allenatore Ricardo Caruso responsabile della sconfitta dei diavoli rossi per 1-3 contro il Belgrano. Il tutto davanti alle telecamere della tv argentina – Caruso, poco dopo questo episodio, si dimise e lasciò il mondo de calcio.

Sei anni fa in Iran, durante una gara dei quarti di finale della Champions League asiatica tra il Sepahan e l’Al-Ahly, dagli spalti fu addirittura lanciata una granata. Il calciatore, Adel Kolahkaj, scambiandola per una bottiglia la prese fra le mani e la tirò oltre i cartelloni pubblicitari, dove esplose rischiando di fare una strage. Alla fine nessun morto, ma tanta paura. Morto, eccome, era invece il maialino la cui testa venne scagliata contro il “traditore” Luis Figo durante il Clasìco Barcellona-Real del 2002 al Nou Camp. Erano passate già tre stagioni dal primo ritorno del campione portoghese in Catalogna dopo il trasferimento agli odiatissimi blancos. Già nel 2000 Figo era stato accolto dagli ultras catalani con la bordata di fischi più rumorosa della storia – fu calcolato che i decibel di quella contestazione superarono quelli di un Boeing in fase di decollo.

Nel 2002, evidentemente, la rabbia non era finita, così quando Luis si avvicinò alla bandierina del calcio d’angolo, dalle tribune gli arrivò di tutto: accendini, monetine e, appunto, una testa di maiale. L’arbitro di quella gara, Medina Cantalejo, fu costretto a interrompere la sfida per 15 minuti prima che gli animi sugli spalti si placassero. Tre anni dopo toccò a Iker Casillas ricevere lo stesso trattamento stavolta sul prato del Vicente Calderón, durante il derby tra Atlético e Real Madrid. Dopo il match, il portiere confesserà ai giornalisti: «Credevo fosse una testa di porco di plastica». Uno dei match più bollenti del campionato cipriota è senza dubbio il derby Apoel-Omonia. Gli ultras dell’Omonia soprannominano gli avversari “the orange rabbits”. Quasi un invito a nozze per il caloroso pubblico di Nicosia che, puntuale, quasi ad ogni sfida, lancia sul rettangolo di gioco decine di conigli colorati di arancione. Baguette e ciambelle furono invece scagliate dai tifosi dell’Hajduk Spalato per contestare la gestione poco illuminata della società da parte del presidente, che non a caso era il titolare di una catena di panetterie nel capoluogo dalmata.

Un crossover tra calcio e tennis organizzato dalle curve di Lucerna e Basilea

Ma è nelle serie inferiori dei campionati nazionali che si nascondono le iniziative più sorprendenti. Nel 2010 durante un Prato-Giacomense di Serie C2, un tifoso toscano finì nei guai per aver lanciato sul prato un bricco di the freddo svuotato del liquido e riempito di pezzi di plastica, ricavati dalle aste delle bandierine. Durante la sfida del campionato regionale di Almería tra Comarca e La Canada, un teppista gettò in campo il cane del proprio vicino di posto in segno di protesta contro una decisione dell’arbitro.

La palma d’oro per il lancio di oggetti in campo più creativo però va per distacco ai tifosi svizzeri di Lucerna e Basilea. A sollecitare l’ingegno delle due curve, in quell’occasione coordinatesi in perfetta sincronia, fu la decisione della televisione elvetica di posticipare il match fra i due club perché fissato in concomitanza con un incontro di sua maestà Roger Federer. Decisione contestata attraverso il lancio in campo di centinaia di palline di tennis. Per eliminarle tutte e riprendere la partita ci vollero oltre 40 minuti. Come a dire: potete anticipare o posticipare la partita quanto volete, ma alla fine l’inizio lo decidiamo noi.

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