Un altro Napoli, lo stesso Napoli

D'accordo, è andato via Higuaín, ma il progetto del Napoli non ha smarrito l'ambizione. Conversazione a tre sulla nuova stagione degli azzurri.

Pescara, stadio Adriatico. Comincia da qui il nuovo Napoli di Sarri, la versione 2.0. Quella senza Higuain, quella che vede la luce dopo un’estate turbolenta e piena di colpi di scena. Il mercato è ancora in corso, manca qualche tassello per completare la rosa. Il giudizio è ancora sospeso, tra le velleità di colmare il gap con la Juventus, la necessità di presentarsi al meglio all’appuntamento con la Champions League e le critiche della città verso la gestione del club. Un’analisi del tutto, con tre firme de Il Napolista (il direttore Massimiliano Gallo più Gianni Montieri e Alfonso Fasano, che spesso leggete anche su Undici), per capirne un po’ di più.

Alfonso Fasano (AF): Impossibile non partire da Gonzalo Higuain, anche se forse non siamo proprio tutti d’accordo. O no?

Gianni Montieri (GM): Via l’attaccante, via il dolore, togliamoci subito il pensiero. Lascerei da parte l’aspetto sentimentale: visto da casa mia, dal mio divano e da Milano, il Pipita è ormai – soltanto – un attaccante di un’altra squadra. La sua partenza è una perdita tecnica e un potenziale grosso affare. Dell’aspetto tecnico è quasi superfluo parlarne, Higuaín è sempre stato molto forte, lo era anche nei due anni di Benitez, con Sarri è diventato forse il centravanti più forte del mondo, fine del discorso. L’affare è potenziale perché dipende da come quei soldi verranno reinvestiti. Sto imparando a conoscere Milik, mi ha incuriosito agli Europei, mi piace il suo modo di muoversi, ha un bel sinistro, è uno che la porta la vede, che ha buoni tempi di inserimento, secondo me è un ottimo acquisto, credo abbia ampi margini di miglioramento, sono contento che sia dei nostri, sono quasi convinto che ci stupirà in positivo. Non credo che Icardi arriverà, ma è fortissimo, e bisogna distinguere il personaggio dal calciatore. Icardi sa fare bene quasi tutto ed è giovane, certo non vale 60 milioni, ma perché Higuaín ne vale 94? Si può anche decidere (ma bisogna farlo subito) di puntare su Milik e Gabbiadini. Sarri riuscirà a fare di Manolo una prima punta?

NAPLES, ITALY - AUGUST 01: Arkadiusz Milik of Napoli in action during the pre-season friendly match between SSC Napoli and OGC Nice at Stadio San Paolo on August 1, 2016 in Naples, Italy. (Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)
Arkadiusz Milik in uno dei suoi primi giorni napoletani (Francesco Pecoraro/Getty Images)

Massimiliano Gallo (MG): Sono del partito dell’affare, non potrebbe essere altrimenti per l’acquisto più costoso del calcio italiano: 90 milioni di euro per un calciatore di 28 anni e mezzo. Forte, tecnicamente fortissimo, non un fuoriclasse per la enciclopedica definizione data da Rino Tommasi: «Colui il quale è capace di sfoderare il colpo vincente nei momenti decisivi». Confesso di non essermene mai innamorato. Certo, ha ragione Gianni, dipende anche da come vengono reinvestiti questi soldi. Il Napoli ha il torto di essersi lasciato prendere in contropiede, almeno così pare. Anche se ha preso Milik che venne in visita a Napoli in tempi non sospetti.  Il polacco è un gran bel calciatore, oltre ad essere il secondo acquisto più caro della storia della società. Icardi escluso. Sono nettamente schierato per Mauro, è un attaccante di razza, corretto (mai espulso in vita sua), e io lo salvo anche fuori dal campo: è padre ormai di cinque bambini; lui e la moglie soffrono della sindrome di Jessica Rabbit: «Non è colpa nostra, ci disegnano così». Altrimenti c’è Gabbiadini. Io prenderei Pavoletti ma a Napoli l’onomatopea ha una sua importanza e la città non è pronta.

AF: Inizio a rispondere e a scrivere che Hertha Berlino-Napoli è finita da poco e i media danno oramai per tramontata la trattativa Icardi. Ero e resto convinto anch’io, come Massimiliano, che l’unico reale sostituto di Gonzalo Higuaín possa (potesse, a questo punto) essere Maurito Icardi. Uno che avrebbe la narrazione perfetta per il pubblico di Napoli (a differenza di un Pavoletti, ad esempio, come dice Max) e in più una percentuale di conversione – gol su tiri tentati – addirittura superiore a quella del Pipita (30% a 25%). Però, io ho visto fare delle cose a Milik, delle cose giuste. Ho visto una partecipazione tattica e un’aderenza tecnica alle dinamiche di questa squadra, roba che per me è più importante del singolo episodio, del gol e dell’assist per Mertens. Ho controllato, infine, la sua percentuale di conversione: 23,1%. Per tutte queste cose, sono un po’ più tranquillo. Abbiamo dovuto sostituire Higuaín, lo proveremo a fare con Milik. Non è la stessa cosa, ok. Ma è uno dei migliori tentativi possibili. Solo Icardi, tra i profili futuribili, sarebbe stato meglio. Ma va bene provarci anche uno che fa cose belle e assist così.

Il mercato (oltre Higuaín)

GM: Mentre chiacchieriamo, il mercato del Napoli è ancora in divenire e quindi questo sarà un giudizio parziale. Il mio preferito è arrivato: Zieliński. Il centrocampista polacco mi piace molto, ha dei tempi di inserimento fantastici, ha corsa, sa fare sia gli assist sia i gol, è un’ottima alternativa ad Hamsik, ma può giocare anche un po’ più avanti dandoci delle alternative tattiche in più. Rog? Diawara? Arrivassero entrambi il nostro centrocampo sarebbe ricco e devastante. Ad oggi pare quasi certo Rog, un po’ meno Diawara. Troppe cose in sospeso. Mi chiedo se occorra un altro difensore, a me Tonelli piace molto, se sta bene fisicamente siamo a posto per i centrali, se Koulibaly resta, naturalmente. Ci sono ancora troppi “se” e mancano quattrp giorni all’inizio del campionato. Ci manca un terzino sinistro, Strinic non mi ha convinto e Ghoulam, a gennaio non ci sarà per la Coppa d’Africa. Per l’altra fascia, i nomi sono quelli di Darmian, De Sciglio e Criscito, dei tre il mio preferito è De Sciglio. Mercato ottimo o incompleto? Ancora non lo sappiamo e questo è un problema.

MG: Zieliński piace anche a me, farà bene. È stato pagato un po’ troppo ma il calciomercato quest’estate è impazzito. Giaccherini merita di finire sul New York Times per il rapporto qualità/prezzo, potrebbe rivelarsi l’uomo in più di questo Napoli. Tonelli sarebbe un bell’acquisto se fin qui non avesse trascorso più tempo in infermeria che sul campo. È un mercato che fin qui non ha puntato al grande nome per sostituire uno dei titolari ma ad arricchire e completare la rosa. È stata una scelta ben precisa che non condivido in pieno. Rog mi piace molto, è un calciatore che il Napoli non ha: un diamante da sgrezzare. Anche Diawara sarebbe un bel colpo. Con loro due, il Napoli acquisterebbe giovani pronti e di talento. È un mercato attento anche all’anagrafe, come deve fare una società proiettata nel futuro.Tanti parlano del terzino destro, io mi soffermerei sul portiere. Mi sembra una priorità. Reina non offre sufficienti garanzie fisiche.

AF: Sono in disaccordo con Massimiliano, per me quello del terzino destro è un acquisto necessario. Maggio, come sostituto di Hysaj, non offre adeguate garanzie tecniche: non è mai stato in grado di trattare il pallone con un certo garbo tecnico, non legge bene le situazioni dinamiche e l’età che avanza gli ha tolto anche la brillantezza fisica di un tempo (pure se a Dimaro è stato uno dei migliori). Zieliński e Rog sono due colpacci, se arrivasse Diawara avremmo messo insieme un mercato all’insegna dell’hype, simil-Borussia Dortmund. Senza Schürrle e Götze, però. Ovvero, gli unici due calciatori affermati acquistati dai tedeschi. Proprio per silenziare questa mancanza di sicurezza, farei l’impossibile per completare la rosa. Con De Sciglio e Sportiello, i miei candidati ai ruoli scoperti. Sportiello, per  me, è come Icardi per Sarri: o lui o nessuno. Sono disposto a derogare sull’esterno difensivo, e l’idea di andarci a prendere Caceres a zero non mi dispiacerebbe per niente. Nonostante un’integrità fisica da terno al lotto.

Benvenuto.

Maurizio Sarri: cos’è stato, cos’è, cosa può diventare.

GM: Sarri è il mio idolo, l’ho amato dal primo giorno. Il suo primo merito è stato quello di reggere l’urto iniziale, ricorderete la grande diffidenza che accompagnò il suo arrivo, sembrava che il Napoli dovesse ridimensionarsi e forse in società per qualche settimana lo pensarono. Il Napoli, invece, ha fatto uno scatto in avanti disputando una stagione straordinaria, è stata la squadra che ha giocato il calcio più bello, ce lo dicono le immagini, la nostra memoria, lo certificano le statistiche. Gran parte del merito è di Sarri, non ho dubbi. Ha trasformato Higuaín, ha completato la crescita di Insigne (già cominciata da Benitez), ha reso la difesa un punto di forza, e lo stesso si può dire del centrocampo. Il Napoli ha ceduto perché i giocatori erano pochi, forse Sarri avrebbe potuto concedere qualche partita in più a Mertens e a El Kaddouri, ma poco sarebbe cambiato. Amo Sarri e la sua tuta, è un uomo di campo, i suoi difetti sono di comunicazione. L’anno scorso, qualche volta, nelle interviste mi è sembrato un po’ ingenuo in alcune uscite (tipo quella sui palloni), ma migliorerà. Poi si tratta di un meraviglioso personaggio letterario, aspetto che per me è fondamentale.

MG: Devo dare atto a Gianni di essere sempre stato dalla sua parte. Noi siamo di Napoli e quindi le citazioni eduardiane sono d’obbligo: «gli esami non finiscono mai» è perfetta per il tecnico azzurro. Ha dimostrato di essere un eccellente maestro di calcio, tra i migliori in assoluto; ora deve misurarsi con i suoi confini, deve capire che cosa vuole fare da grande. I suoi limiti sono caratteriali. Ha un certo mazzarrismo strisciante, la tendenza all’alibi che lo scorso anno nei momenti-chiave è stata decisiva. Per la mia visione del calcio, il calciomercato della società si contesta tra le mura non in piazza. Così si contribuisce a indebolire la squadra. Se diventa un allenatore parafulmine, Sarri può lasciare segni importanti nel calcio.

AF: D’accordo con entrambi, più con Gianni però. Perché se il Napoli ha messo insieme 82 punti l’anno scorso e ha disegnato un precampionato perfetto (30 gol fatti in 6 partite, tre delle quali contro squadre impegnate in competizioni europee), il merito è principalmente di Sarri, della sua rivoluzione tattica. I limiti caratteriali che Massimiliano gli riconosce sono superabili (primo anno di grande calcio, per lui), e poi sono minimi rispetto ai meriti sul campo. Quella che tu, Max, hai definito come “contestazione al mercato” è quanto si dovrebbe dire ogni settimana, per abituare i tifosi a guardare il calcio al di là dei calciatori che si possono comprare o cedere. Lo scoramento che oggi serpeggia nasce dalla cessione di Higuaín. Chi critica la società e motiva la sua posizione adducendo ad altro, mente innanzitutto a se stesso. E non credo sia giusto, non è giusto che basti una operazione di mercato – tra l’altro inevitabile – a tracciare il confine tra un giudizio positivo e uno negativo su un club. Sarri prova a insegnare questo, soprattutto. Ed è bellissimo.

Napoli's Italian coach Maurizio Sarri greets fans at the end of the Italian Serie A football match SSC Napoli vs Frosinone Calcio on May 14 2016 at the San Paolo stadium in Naples. Napoli won the match 4-0. / AFP / CARLO HERMANN (Photo credit should read CARLO HERMANN/AFP/Getty Images)
Maurizio Sarri saluta i tifosi al termine dello scorso campionato (Carlo Hermann/AFP/Getty Images)

Gli obiettivi per questa stagione.

GM: Tutti hanno deciso che la Juventus ha già vinto il campionato, io no. Sarri non firmerebbe per il secondo posto e nemmeno io, molto dipende dal resto del mercato. Il calcolo delle probabilità, per ora, è l’unica arma che abbiamo per arrivare prima della Juventus. Per quanto riguarda la Champions, credo che il Napoli possa passare la fase a gironi se gioca come sa, e dipenderà anche dal sorteggio e dalla buona sorte. Sarebbe bello, poi, arrivare ai quarti, per vedere di nascosto l’effetto che fa. Insomma, giochiamo.

MG: Mi piacerebbe un Napoli non campionato-dipendente. Un Napoli che, a differenza dello scorso anno, lasciasse un segno in Europa, che onorasse la seconda fascia in Champions League – mai accaduto nella storia del Napoli – e la posizione nei primi venti del ranking europeo. Sarebbe esaltante raggiungere per la prima volta nella storia i quarti di finale di Champions. In campionato partiamo in seconda fila al pari di Roma e Inter, davanti c’è solo la Juventus. Vorrei un Napoli che giocasse al massimo su tutti e tre i fronti, Coppa Italia compresa, e tornasse a giocare sessanta partite all’anno come ai tempi di Benitez.

AF: Io voglio divertirmi, come l’anno scorso. Come mi è capitato in questo precampionato, tra l’altro. Il Napoli di Mazzarri mi ha emozionato per il cuore, quello di Benitez per il suo respiro sempre internazionale, contro tutto e tutti. Anche contro sé stesso, a volte. Il mezzo è il messaggio, per me Rafa è il figlio segreto di McLuhan. Mai, però, mi sono commosso per come una squadra occupa il campo e gestisce il pallone e difende e attacca. Con il Napoli di Sarri è capitato, e questa è una garanzia assoluta. Almeno per me. I risultati verranno dopo, ma se tanto mi dà tanto saranno il massimo cui potevamo aspirare. Come l’anno scorso, del resto, che un impensabile scudetto è stato vicino fino a un certo punto. Impegno assoluto e bel calcio, questo deve essere l’obiettivo. Il resto sarà una piacevole conseguenza, tutta da scoprire.

NAPLES, ITALY - AUGUST 01: Team of SSC Napoli before the pre-season friendly match between SSC Napoli and OGC Nice at Stadio San Paolo on August 1, 2016 in Naples, Italy. (Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)
La formazione titolare del Napoli nell’amichevole del San Paolo contro il Nizza (Francesco Pecoraro/Getty Images)

Il progetto-Napoli, le polemiche, cosa c’è e cosa ancora manca.

GM: Il progetto del Napoli è bello, ma non si vede, non si manifesta, non lo si conosce abbastanza, perché essenzialmente non lo si comunica. I risultati ci dicono che il Napoli gioca bene e che il progetto è potenzialmente vincente, ma non basta giocare bene per essere vincenti. La società, vista dal mio divano, è incapace di fare comunicazione, alle volte si ha l’impressione che un addetto stampa alle prime armi potrebbe già andar bene rispetto alla situazione attuale. De Laurentiis ha grandi meriti ma non può e non deve fare tutto lui e dovrebbe risparmiarsi certe uscite teatrali. Ci vogliono addetti stampa, ci vogliono Social Media Manager, ci vogliono dirigenti con compiti precisi. Lo stesso Giuntoli vive troppo all’ombra del presidente. Gli appassionati con cui parlo qui a Milano percepiscono spesso come “cosa arrangiata” ciò che è un progetto serio, questo dipende dalla comunicazione sbagliata o assente. Il Napoli è economicamente stabile adesso, ma servirebbe un discorso più serio sullo stadio, sul vivaio, sulle strutture. Non credo sia semplice ma non è impossibile, non bisogna più aspettare. Un altro aspetto migliorabile a mio avviso è quello della gestione dei contratti dei giocatori, soprattutto dei rinnovi, ma anche qui conta l’aspetto comunicativo: il Napoli non può permettersi che un giorno sì e l’altro pure qualunque procuratore vada in radio a parlare non solo del proprio assistito ma – incredibilmente – delle strategie di mercato della società.

MG: Credo che il cosiddetto progetto Napoli venga percepito con maggiore considerazione lontano da Napoli che in città. Fatico a comprendere il malcontento di una parte della tifoseria che critica la società con più continuità di risultati che il Napoli abbia mai avuto (escluso ovviamente Maradona, ma quest’anno saranno trent’anni dal primo scudetto; sarebbe anche ora di smetterla di vivere con la testa rivolta all’indietro), l’unica che negli ultimi tre anni è riuscita a sottrarre due trofei alla Juventus. I risultati della gestione De Laurentiis sono innegabili: tre titoli, tre partecipazioni alla Champions, due secondi posti, sette partecipazioni consecutive alle coppe europee, bilancio in regola (che è un valore nonostante alcuni sostengano il contrario). Tutto è perfettibile, ci mancherebbe, la comunicazione ad esempio è novecentesca, il Napoli ha il primato di aver smentito Televideo e deve ancora scoprire l’on line mentre Arianna Huffington ha già lasciato il suo sito per dedicarsi al business del fitness. Così come manca un pugno di ferro nei confronti dei procuratori che accusano continuamente la società. Ma ho la convinzione che Napoli si è ammalata di autolesionismo, non riesce a godersi le cose belle e si è abituata troppo bene.

AF: Rivendico il mio primato di gioventù: sono nato appena dopo Maradona, per me questo è il miglior Napoli possibile. Non posso pensarla in maniera diversa, non ho la controprova di come si possa fare meglio, ma so benissimo cosa e come si possa fare di peggio. La gestione sportiva è esemplare, quella societaria dovrebbe e potrebbe crescere, prima di tutto nella comunicazione e nella differenziazione dei compiti. Quella degli introiti sarebbe pure da perseguire, ma è un tantino più complicata. Perché siamo in Italia e il Napoli non è la Juventus. Questione di fatturato, ma anche di geografia, narrazione e blasone. Chiariti i punti di luce e quelli oscuri, credo che però il vero problema sia uno solo: la mancata vittoria di un grande trofeo. Anzi, dirò di più: dello scudetto. Ai tifosi interessa solo quello, ed è un peccato non riescano a vedere quanto di bello c’è ora, davanti ai loro occhi, rispetto al recente passato e rispetto ai loro vicini di casa, anche più importanti e titolati. È la storia di Higuaín che si dilata su tutto il progetto: se il Napoli non avesse ceduto il Pipita e avesse fatto lo stesso calciomercato, Napoli avrebbe acceso i ceri sotto tutte le immagini del presidente; se il Napoli avesse vinto l’ultimo scudetto (quello che gli è stato tolto solo da una grande Juventus), un club “senza progetto” sarebbe diventato il riscatto sociale di una città. Perché avrebbe vinto, e tanto sarebbe bastato. E così è ingiusto, francamente.

 

Nell’immagine in evidenza, i giocatori del Napoli esultano in amichevole contro il Nizza, lo scorso primo agosto (Francesco Pecoraro/Getty Images)