L’invasione inglese in Germania

Perché tanti giovani britannici stanno andando a giocare in Bundesliga.

Nel calcio contemporaneo, l’impatto di un giocatore giovane che riesce a ritagliarsi uno spazio in una grande squadra si misura secondo due parametri. Il primo è oggettivo, si esprime attraversi i numeri e si nutre dei record di precocità. Jadon Sancho, 18 anni, può già vantare cifre importanti e un’ampia collezione di primati: 9 gol realizzati e 14 assist serviti nella stagione in corso col Borussia Dortmund, in tutte le competizioni; è il secondo inglese più giovane ad aver segnato in Champions League (18 anni e 213 giorni), prima di lui solo Alex Oxlade-Chamberlain; è il primo calciatore nato negli anni 2000 ad aver segnato una doppietta in Bundesliga, ed il più giovane ad aver raggiunto la quota di 8 gol in una sola edizione del massimo campionato tedesco.

I record di Sancho legati all’esperienza in Germania individuano il secondo aspetto della sua importanza: l’esterno offensivo del Borussia Dortmund è il rappresentante più riconoscibile di una tendenza recente, quella per cui numerosi prospetti inglesi decidono di trasferirsi all’estero. Nel Regno Unito è in atto la costruzione di una nuova cultura giovanile, anzi di una nuova coscienza giovanile, secondo cui la Premier League non è più l’unica strada possibile per affermarsi come calciatori di alto livello. E allora il trasferimento lontano dall’Inghilterra, soprattutto in Bundesliga, diventa un’alternativa valida. Se non addirittura una scelta da considerare sullo stesso livello rispetto ad un percorso di sviluppo storicamente e geograficamente più convenzionale.

Anche qui è una questione di numeri che definiscono un nuovo contesto: Sancho è uno degli otto giocatori inglesi tesserati da club di Bundes – gli altri sono Reiss Nelson, Reece Oxford, Emile Smith Rove, Chima Okoroji, Mandela Egbo, Keanan Bennetts e Kaylen Hinds, di proprietà del Wolfsburg ed in prestito al Fürth, in seconda divisione. Rabbi Matondo, invece, arriva dal Galles. Un totale di nove calciatori britannici, ai quali vanno aggiunti Oliver Burke e Ademola Lookman, transitati dal Lipsia nelle ultime due stagioni, e Ryan Kent, in prestito al Friburgo nel 2017. Una piccola colonia, una novità assoluta, considerando che prima degli anni Duemiladieci solo undici giocatori del Regno Unito avevano calcato i campi del massimo campionato tedesco. Il primo era stato Kevin Keegan, approdato all’Amburgo nel 1977.

Come gioca Jadon Sancho

Si tratta di un fenomeno complesso, che va analizzato da diverse prospettive. La prima, probabilmente la più interessante, è quella degli stessi calciatori. A maggio 2018, il 19enne Keanan Bennetts ha firmato un contratto quadriennale con il Borussia Mönchengladbach senza aver disputato una sola partita nella squadra senior del Tottenham, il club in cui ha compiuto il suo percorso giovanile. Ha parlato così della sua scelta: «Per i giovani calciatori inglesi, la Premier League è l’obiettivo numero uno. Non è una cosa che condivido, a me interessava diventare professionista. Quando mi è arrivata l’offerta dalla Germania, mi è sembrata troppo allettante perché potessi rifiutarla». Le considerazioni di Bennets raccontano la nuova percezione dei giovani calciatori inglesi rispetto alla Premier League, un torneo estremamente competitivo, in cui gli aspiranti campioni fanno fatica ad imporsi, perché dirigenti e manager preferiscono affidarsi ad elementi con un’esperienza più consolidata. Non a caso, la lega inglese è l’ultima tra le cinque più importanti d’Europa per numero di Under 21 con più di 1000 minuti giocati (12).

La Bundesliga, invece, ha un rapporto diverso con l’età dei calciatori, è un campionato più aperto alle sperimentazioni, che dà fiducia agli aspiranti campioni del futuro: ben 23 giocatori Under 21 hanno superato quota 1000 minuti in campo. Certo, incide anche la diversa dimensione finanziaria: il calcio tedesco è costruito su un modello di sostenibilità economica inattaccabile, che in pratica ostacola – o comunque tende a scoraggiare – investimenti importanti sul calciomercato. Per questo motivo, i migliori prodotti delle giovanili hanno maggiori possibilità di ritagliarsi il proprio spazio. Questo è il circuito interno, ma la stessa filosofia vale anche per lo scouting e il player trading all’estero: piuttosto che puntare su calciatori non alla portata, le società tedesche acquistano talenti da sviluppare, possono offrire meno soldi rispetto ai club inglesi ma controbilanciano il gap economico mettendo sul piatto un ambiente formativo perfetto, una politica orientata alla valorizzazione dei giocatori e delle loro qualità, su palcoscenici importanti.

Reiss Nelson: 704 minuti giocati in stagione con l’Hoffenheim, è in prestito dall’Arsenal

Il quotidiano The Independent ha raccolto le testimonianze dei genitori di alcuni dei giovani più promettenti del calcio inglese. Nelle loro parole, si concretizzano tutte le teorie di questa analisi: «Viviamo un momento storico in cui non è realistico pensare che i nostri figli possano iniziare la loro carriera in Premier League. Quantomeno, non tutti riusciranno ad arrivare a certi livelli. Allora ci guardiamo intorno, anche nel resto d’Europa, per tutelare la loro crescita. Poi va detto che c’è anche scarsa comunicazione con i club inglesi: non sappiamo se e quanto i nostri figli siano apprezzati dai loro tecnici, quali possano e/o debbano essere le tappe successive del loro sviluppo. In una situazione del genere, un’offerta dall’estero diventa difficile da rifiutare. Sancho ha dimostrato come la scelta di trasferirsi in un’altra nazione possa rivelarsi esatta: il suo problema era la mancanza di uno spazio per esprimersi, appena ha avuto la possibilità di giocare ha mostrato di avere qualità eccezionali».

È un circolo virtuoso, o forse vizioso: i club di Premier hanno un’enorme possibilità di spesa, per cui l’acquisto di un giocatore già formato – o anche di un giovane che ha maturato esperienza in altri campionati – è la strada meno rischiosa per costruire rose competitive. In questo modo, gli elementi cresciuti nelle Academy finiscono per trovare la strada sbarrata, si attardano nel loro percorso di affermazione, e allora vengono letteralmente sedotti da società straniere alla ricerca di nuovi talenti da valorizzare. Magari, proprio quelle stesse società che hanno lasciato partire verso l’Inghilterra i loro gioielli. Negli ultimi dodici mesi, per esempio, il Borussia Dortmund ha ceduto cinque giocatori a varie squadre britanniche: Aubameyang, Mikel Merino, Sokratis, Yarmolenko e Pulisic, incassando una cifra superiore ai 170 milioni di euro. Durante le due ultime sessioni di mercato, 16 giocatori si sono trasferiti dai club di Bundes a quelli di Premier (262 milioni di ricavi, dati Transfermarkt). Nel 2017, Sancho ha compiuto il percorso inverso, è stato acquistato direttamente dalle giovanili del Manchester City per 8 milioni di euro.

In realtà Hudson-Odoi è ancora al Chelsea, ma si dice che il Bayern abbia offerto 40 milioni per il suo cartellino

La connessione creatasi tra Premier e Bundesliga rimarrà intatta, anzi gli scambi sembrano destinati ad aumentare nel prossimo futuro, ad ingrandirsi per impatto tecnico ed economico. Poche settimane fa, durante il calciomercato di gennaio, si è parlato di una proposta da 40 milioni di euro per Callum Hudson-Odoi, 18enne esterno offensivo del Chelsea.  È importante sottolineare che questa offerta sarebbe arrivata dal Bayern Monaco. e il fatto che Hudson-Odoi abbia accumulato solo 825 minuti di gioco con la prima squadra dei Blues nelle ultime due stagioni. È un discorso di prossimità ed opportunità, la Germania e il campionato tedesco sono molto più vicini all’Inghilterra e alla Premier rispetto ai paesi latini e alle loro leghe, per una questione di lingua e cultura, ma anche dal punto di vista puramente tattico – le squadre tedesche praticano un calcio veloce, rapido, in cui i giocatori inglesi possono esprimersi al meglio. E poi incide anche la stratificazione economica, per cui la distanza di fatturato tra i club di Bundesliga e quelli di Premier si allargherà ancora nei prossimi anni, accentuando le attuali differenze strategiche sul calciomercato.

Il paradosso è che potrebbe concretizzarsi il cortocircuito definitivo: Sancho è letteralmente esploso negli ultimi mesi, e pare sia diventato l’obiettivo numero uno del Manchester United per la prossima sessione estiva di trasferimenti. Prezzo base d’asta: 100 milioni di euro. Il suo ritorno in patria, soprattutto a queste cifre, certificherebbe una volta di più le contraddizioni antieconomiche del modello-Premier, e alimenterebbe in maniera definitiva l’idea della Bundesliga come luogo formativo perfetto per i giovani calciatori inglesi alla ricerca di uno spazio che gli dia la possibilità di definirsi, di mostrare qualità che invece resterebbero nascoste nei club in cui sono cresciuti.

 

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