Il numero 5 di Undici

Tutto quello che c'è nel nostro prossimo numero, in edicola a Milano da mercoledì 3 giugno, e da giovedì 4 in tutta Italia. Copa América e Neymar, soprattutto.

In questi stessi giorni, un anno fa, usciva nelle edicole e librerie il primo numero di Undici. In questi stessi giorni abbiamo lavorato al numero 5, quello che ci fa compiere un anno. Se l’anno scorso lavoravamo aspettando il Mondiale in Brasile, in questi giorni ci sono due appuntamenti che gli appassionati di calcio attendono: la finale di Champions League e la Copa América 2015. In entrambi i casi, il nostro uomo copertina sarà protagonista. Neymar Jr. ha giocato la sua migliore annata della carriera, la più matura, in una squadra tornata ai massimi livelli dopo alcuni anni opachi. Tra pochi giorni si giocherà il trofeo con la Juventus, in una finale raggiunta anche grazie ai suoi gol. Con la maglia della Nazionale brasiliana, in seguito, sarà in Cile per riscattare un Paese umiliato in casa sua durante l’ultima Coppa del Mondo. Ma andiamo con ordine.

Perché Neymar Jr.? Perché, tolto l’indiscutibile Messi, che non è, probabilmente, mai stato così forte e inarrestabile, il brasiliano è la vera sorpresa del calcio europeo di quest’anno. Se con Martino in panchina sembrava in leggera involuzione rispetto a quanto già dimostrato con le maglie del Santos e del Brasile, con Luis Enrique è segnare moltissimo, e a divertire ancora di più. A oggi ha segnato 38 reti in 50 partite. Con il gioco del “nuovo” Barcellona dell’allenatore asturiano tocca meno la palla, ma è più incisivo. In più, si è dimostrato estremamente maturo, nonostante l’immagine da divo che alcuni hanno voluto disegnargli intorno: al Barça ha scelto di non essere la stella solitaria, ma un ingranaggio in un sistema complesso, che anche grazie a lui si è rivelato vincente. Ha risposto alle nostre domande sulla sua stagione, sul Barcellona, sul suo modo di giocare, sul futuro, sul Brasile, sulla responsabilità. Il ritratto di Giuseppe De Bellis spiega perché oggi Neymar Jr. è il calciatore che meglio rappresenta la sua era.

11144955_962636223756411_1168823435971957020_oSuccessivamente, la Copa América. Sarà una grande edizione, con molte squadre candidate alla finale: in primis il Brasile, che con una squadra rivoluzionata rispetto al Mondiale e il ritorno in panchina di Dunga vuole archiviare, per quanto possibile, il 7-1 subito dalla Germania la scorsa estate. Fulvio Paglialunga analizza la ricostruzione della Seleção dopo il Mineiraço, a partire dal fedelissimo Robinho, per arrivare alle nuove possibili stelle, Roberto Firmino e Coutinho. Dopo il Brasile, la grande rivale: secondo Daniele Adani, che ha chiacchierato con Francesco Paolo Giordano, l’Albiceleste è la candidata principale al titolo di campione d’America.

La terza squadra che analizziamo è l’outsider, la possibile sorpresa. L’unica rappresentante della Conmebol che non è mai riuscita a qualificarsi per una fase finale del Mondiale. È stata inserita in un girone che comprende anche Brasile e Colombia. Eppure, la nazionale del Venezuela è cresciuta enormemente in questi anni. Fabrizio Gabrielli ha raccolto undici motivi per cui la Vinotinto potrebbe essere la selección da tenere d’occhio in Cile. In seguito Matteo Palmigiano dipinge un ritratto sul momento poco positivo del calcio in Jamaica, la “wild card” della Copa, e di come l’allenatore tedesco Winfried Schäfer stia provando a tirarlo fuori dai pasticci. Sempre in Jamaica è ambientato il reportage fotografico di Alessandro Simonetti: una partita tra Portmore United e The Humble Lions, nei dintorni di Kingston. Sono due squadre, ma un tempo erano una: sono state divise, e i calciatori (e i tifosi) costretti a scegliere da che parte stare.

Si torna a una candidata al titolo: la Colombia. Soprattutto, al suo giocatore più forte, el pibe James Rodríguez. Davide Coppo ne racconta l’infanzia, cioè le tappe prima dell’esplosione. Una sorta di romanzo di formazione, o un manuale, su come creare il trequartista perfetto. Una storia che ha un po’ di Agassi e un po’ di Messi. Infine, il più piccolo e più vincente dei paesi sudamericani: l’Uruguay. Tre milioni di persone, due mondiali e 15 Coppe America. Soprattutto, scrivono Federico Buffa e Carlo Pizzigoni in un articolo bellissimo, un amore unico per i loro giocatori. Per un giocatore, soprattutto: Fabian O’Neill, il mago.

La sezione “corti” si è arricchita: non solo articoli (corti, appunto) ma fotografie, infografiche, nuove scarpe, nuove maglie, nuovi loghi. Qualche esempio: la mappa della J-League, l’evoluzione dello stemma della Lazio, il nuovo PSV Eindhoven per la prima volta senza Philips sulla maglia, la collaborazione tra adidas e Palace, un po’ di libri sportivi da tenere d’occhio in questo periodo. Poi, certo, la tattica: Emiliano Battazzi sul Valencia di Nuno Espirito Santo, che all’ultima giornata ha centrato la qualificazione in Champions League.

Il numero continua con due protagonisti di questo campionato: il primo è Mattia Perin, che abbiamo fotografato a Genova, intervistato da Daniele Manusia. Il portiere di Latina ha parlato dei suoi inizi, dei suoi errori, dei suoi bassi e dei suoi alti. E ovviamente dell’importanza del portiere. Poi, Tommaso Giagni ha scritto un ritratto di Stefan De Vrij, che nonostante un inizio difficile ha saputo diventare uno dei più forti difensori della Serie A. Simon Kuper scrive invece un resoconto della carriera di Zlatan Ibrahimovic, ormai trentaquattrenne. Che legame ha costruito con Parigi? E Parigi, cosa sarà senza di lui? Per finire, due modelli virtuosi di allenamento, pianificazione tecnica, e valorizzazione del mercato. Da un lato il sorprendente Swansea, dall’altro, più in grande, il Basilea. Conti in ordine, visione europea, mercato oculato. E ora, scrive Alec Cordolcini, è la quindicesima miglior squadra d’Europa.

In chiusura di numero, il solito “altro sport”. Questa volta, in stagione di Giro d’Italia, Tour de France e Vuelta de España, abbiamo scelto il ciclismo. Si apre con un elogio dello “sport all’ennesima potenza” di Giovanni Battistuzzi, si prosegue con Edoardo Camurri che paragona le tappe a Internet, si arriva a un lungo ritratto di Nibali firmato Cristiano Gatti. Poi, la dura vita del dopato, un approfondimento sullo scatto fisso, un viaggio in Colnago.  In testa al numero, come al solito, gli editoriali di Federico Ferri, Pierluigi Pardo e Michele Dalai. E una new entry: Christian Rocca, direttore di IL. È molto, è tutto. Ci vediamo in edicola!