Ali al-Hussein rappresenta uno dei candidati alla presidenza Fifa del prossimo 26 febbraio. Il Principe di Giordania, fratello del re, è il presidente della federcalcio locale e, dal 2011, è uno dei vicepresidenti dell’organo svizzero. Di formazione militare, ha incentrato la propria campagna sulla pulizia ed il rispetto etico. Dopo gli scandali che stanno investendo in maniera continua la Fifa, al-Hussein ha dalla propria la possibilità di presentarsi come il volto nuovo e lindo dell’amministrazione calcistica.
Salito agli onori delle cronache lo scorso maggio, dopo aver denunciato un’offerta in cui, oltre a materiali inerenti le attività illecite di Blatter, gli sarebbero stati offerti voti in favore della sua elezione a capo del movimento calcistico internazionale – al-Hussein era l’unico sfidante (sconfitto) di Blatter nella precedente tornata elettorale-; il rappresentate giordano ha dato il via alla propria candidatura chiedendo di rendere pubblico il report del procuratore Michael Garcia, dove viene dimostrata la corruzione avvenuta riguardo l’assegnazione dei Mondiali 2018 e 2022.
Il figlio del defunto re Hussein di Giordania ha recentemente rilanciato la propria candidatura con una serie di dichiarazioni decise. Secondo il candidato giordano la Fifa sarebbe sull’orlo dell’estinzione se non è riuscisse a riformarsi in maniera corretta: «Siamo tutti consapevoli del fatto che questa è l’ultima occasione per fare le cose nel modo giusto. Non vogliamo una situazione in cui tra due anni verranno fuori altri scandali. Sono determinato a salvare la Fifa, e a farlo dall’interno».
«Se non lo facciamo questa volta, continueremo ad avere problemi in futuro, penso che sarà una vera catastrofe per l’organizzazione», ha continuato. «Sono fermo riguardo l’idea di futuro che vedo per la Fifa, non sono uno che cambia idea a seconda della situazione».
Pubblicando un manifesto aggiornato, ha promesso di limitare il mandato del presidente Fifa e dei membri del comitato esecutivo a due – quattro anni e di pubblicare gli stipendi di tutti gli alti funzionari. Ha anche suggerito che andrebbero riviste le norme di offerta per la Coppa del Mondo, che dovrebbero rispecchiare il sistema che il Comitato Olimpico Internazionale ha introdotto sulla scia dello scandalo corruzione post Salt Lake City.