Bentornata Champions

Sette cose da sapere sulla prima tranche di ottavi di Champions League: Ibra e gli allenatori bis del Chelsea, Totti e un attaccante semisconosciuto dello Zenit.

Benfica-Zenit, Psg-Chelsea, Gent-Wolfsburg e Roma-Real Madrid aprono il programma degli ottavi di Champions League.

Paris to London

A forza di incrociarsi continuamente – è la terza volta in tre anni – Psg contro Chelsea è diventata una classica da Champions. Ottavi l’anno scorso, quarti di finale due edizioni fa: messa una di fronte all’altra, parigini e londinesi hanno dato vita a gare ricche di equilibrio e colpi di scena. Per questo, benché il Psg parta decisamente favorito – è imbattuto in Francia, ha 24 punti di vantaggio sul Monaco secondo – l’esito finale non è scontato: i ribaltoni sono decisamente frequenti. Nella Champions 2013/14 il Psg raccolse una vittoria convincente, superando 3-1 gli avversari: reti di Lavezzi e Hazard nel primo tempo, sorpasso dei francesi con l’autorete di David Luiz e un gran gol in serpentina di Pastore. Decisa? Niente affatto, perché a Stamford Bridge l’undici di Mourinho ribaltò l’eliminatoria con i gol di Schurrle e, a tempo quasi scaduto, di Demba Ba. Lo scorso anno, dopo l’1-1 fissato dalle reti di Ivanovic e Cavani, la qualificazione si decise nell’extra-time. Il Psg rimase in dieci alla mezzora per l’espulsione di Ibra, per poi rimontare il Chelsea per due volte, prima con David Luiz dopo il gol di Cahill, poi con Thiago Silva, nei supplementari, dopo il rigore di Hazard.

Chelsea-Psg 2-2 dts

Ultimo Ibra?

Zlatan Ibrahimovic ha 34 anni, un contratto con il Psg che gli scade nel prossimo giugno e un obiettivo dichiarato, ribadito anche nello scorso dicembre: «Devo ancora vincere la Champions League». In 20 partite di Ligue 1 ha segnato 21 reti, ma, come la sua storia personale insegna, la Champions è un terreno diverso, più infido. Zlatan, che non ha mai avuto una grande considerazione del campionato francese, negli ultimi tempi ha fatto trapelare quasi una preoccupazione per la scarsa competitività della Ligue 1, altrimenti definibile “poco allenante”. Lo strapotere del Psg in patria non solo è ininfluente ai fini dell’autostima di squadra, ma è un’incognita aggiuntiva nelle gare europee: l’ennesimo secondo posto nel girone di qualificazione, stavolta arrivato dopo un testa a testa perso con il Real Madrid (mai battuto), lo dimostra.

Forse né dall’una, né dall’altra parte c’è voglia di rinnovare il contratto. Zlatan sa che questa è, quasi certamente, la sua ultima stagione in Francia, e sa che potrebbe essere anche la sua ultima occasione di vincere la Champions. Cina e Mls sono pronte a strapparlo all’Europa, anche perché è lì che si concentrano gli interlocutori in grado di soddisfare le esigenze economiche dello svedese. E Zlatan, se dovrà uscire dalla Champions, lo farà in un modo non banale. Magari non uscendoci affatto.

I gol di Ibra nella stagione in corso

Senza Mou

Il Chelsea arriva alla fase a eliminazione diretta dopo un girone chiuso al primo posto ma non brillantissimo, un dodicesimo posto in Premier e soprattutto un altro allenatore rispetto a due mesi fa. E però le due finali di Champions raggiunte dai Blues (nel 2008 sconfitta contro il Manchester United, nel 2012 vittoria contro il Bayern) hanno un denominatore comune: il cambio allenatore in corsa. Il Mourinho I si concluse dopo un pari interno contro il Rosenborg, quand’era ancora settembre: al suo posto arrivò Avram Grant, capace di portare il Chelsea in finale di Champions e League Cup. Nel 2012 Villas-Boas fu sollevato dall’incarico a marzo, dopo la sconfitta con il Napoli in Champions e quella con il West Bromwich in Premier. Di Matteo, il sostituto, ribaltò la sfida con i partenopei, eliminò Benfica e Barcellona e sconfisse il Bayern in finale, pochi giorni dopo aver sollevato la Fa Cup.

Tabù Italia per il Madrid

Roma-Real Madrid è una sfida apparentemente sbilanciata a favore delle merengues, e le innumerevoli traversie che i giallorossi hanno passato per potersi qualificare non fa che confermarlo. Ma il Real Madrid non ha una storia fortunata in Italia: addirittura, è dal 1988 che gli spagnoli non eliminano un’italiana in una competizione europea. Negli ultimi 27 anni, si sono disputati otto precedenti (sedici tra andata e ritorno): quattro contro la Juve (la più recente nella scorsa Champions), due con il Milan, uno con il Torino e uno proprio contro la Roma. Era la stagione 2007/08 e c’era Luciano Spalletti come allenatore dei giallorossi: la Roma vinse 2-1 sia all’andata (reti di Pizarro e Mancini) sia al ritorno (Taddei più Vucinic).

Roma-Real Madrid 2-1

Tentazione

«Nel 2004 stavo andando al Real Madrid: avevo dei problemi a Roma, e io volevo una grande squadra. Poi quei problemi si risolsero, e alla fine, per fortuna, il cuore ha deciso di restare a Roma. Se fossi andato a Madrid, avrei vinto tre Champions League, due Palloni d’Oro e molte altre cose… ma preferisco quello che ho fatto». Francesco Totti ha ricordato in più occasioni questa storia, l’unica storia che avrebbe reso possibile l’imponderabile: l’addio alla Roma. Né prima, né dopo il capitano romanista è andato così vicino a lasciare i giallorossi.

Cannoniere inaspettato

Sei reti in sei partite (solo Ronaldo e Lewandowski hanno fatto meglio con 7 e 11) non sono cosa da poco per Artem Dzyuba, un giocatore che, prima di quest’anno, aveva giocato appena 130 minuti in Champions, ai tempi dello Spartak Mosca nel 2012. I suoi 196 cm ne fanno un attaccante temibile di testa, ma non ne esauriscono il profilo: è un giocatore molto mobile, capace di usare molto bene i piedi nello stretto. Dzyuba è arrivato a San Pietroburgo quest’anno, dopo che lo Spartak, tra mille prestiti, lo ha scaricato definitivamente: troppo problematico, si diceva. A 28 anni, però, l’attaccante russo sta mantenendo le attese da “Ibra moscovita”, e contro il Benfica cercherà di portare lo Zenit per la prima volta ai quarti di Champions.

Highlights di Artem Dzyuba

Underdog

Nessuno se lo sarebbe mai aspettato agli ottavi: il Gent non ha nomi di grido, né una storia vincente, e questa è la prima volta in Champions. Un piccolo ma fortunato progetto basato su tanto scouting e poche spese: l’undici titolare è costato meno di 5 milioni di euro. L’urna, che ha accoppiato i belgi al Wolfsburg, è stata benevola, al punto da rendere possibile immaginare il clamoroso passaggio del turno della matricola Gent.

 

Nell’immagine in evidenza, Zlatan Ibrahimovic durante un match contro il Lione lo scorso 10 febbraio. Franck Fife/AFP/Getty Images