L’armata Rostov

Dalla quasi retrocessione alla quasi vittoria del campionato in pochi mesi: in Russia, il Rostov sta riscrivendo la storia del Leicester.

A più di 3.000 chilometri a est del King Power Stadium, si sta riscrivendo la storia del Leicester. O almeno, è così che la stampa russa sta esaltando il Rostov, a sorpresa in testa alla classifica del campionato russo con un punto di vantaggio sul Cksa Mosca e cinque sullo Zenit. Due superpotenze costrette a inseguire una squadra partita con orizzonti di tutt’altro tipo: «Siamo un gruppo umile, che ha cominciato la stagione con l’obiettivo di salvarsi», ha detto César Navas a Marca. «Invece abbiamo cominciato forte, nonostante nessuno, fino a poco tempo fa, credesse che potessimo mantenere il primato». Uno scetticismo pienamente giustificato: l’anno scorso il Rostov ha chiuso il campionato al terzultimo posto, salvandosi dalla retrocessione diretta solo a seguito degli spareggi per non retrocedere contro il Tosno.

L’ultima partita di campionato del Rostov, che ha spazzato lo Zenit con un 3-0

Ecco perché il primato, a cinque giornate dalla fine, ha qualcosa di profondamente inatteso. Anche perché, da una stagione all’altra, la rosa non è migliorata molto qualitativamente, complice anche la partenza di Artem Dzyuba. Oltre al 35enne César Navas, ex di Malaga e Rubin Kazan arrivato a parametro zero, gli acquisti di maggior peso sono quelli di Christian Noboa, nazionale ecuadoregno con un passato con Rubin e Dinamo Mosca, e Fedor Kudryashov, terzino sinistro arrivato dal Terek Groznyj. Quanto basta per spostare i riflettori sull’allenatore, con tutta probabilità l’artefice del Leicester di Russia: Kurban Berdyev, una vita da tecnico nel Rubin Kazan – dal 2001 al 2013 – con cui vinse due campionati e una Coppa di Russia. Togliendosi pure qualche sfizio in Champions nel 2009: vittoria al Camp Nou per 2-1 e pareggio interno contro l’Inter che a fine anno sarebbe diventata campione d’Europa. Il suo arrivo, nel dicembre 2014, ha profondamente cambiato il destino del Rostov, dopo che il precedente allenatore, Igor Gamula, non si era fatto apprezzare né per i risultati né per certe dichiarazioni infelici: «In squadra ci sono troppi giocatori di colore».

Hulk contrastato da Guelor Kanga (Epsilon/Getty Images)
Hulk contrastato da Guelor Kanga (Epsilon/Getty Images)

«Berdyev ha creato uno stile unico», secondo César Navas. «Se dobbiamo trovare un paragone, siamo simili come modo di giocare all’Atlético Madrid. Pressiamo gli avversari e cerchiamo di ribaltare l’azione con pochi tocchi». Anche l’ermetica difesa ricorda quella dei colchoneros: il Rostov è riuscito a mantenere la porta inviolata nelle ultime otto gare. Di fronte alla prospettiva di vincere il campionato, Navas risponde: «C’è un clima di euforia, ma non dobbiamo perdere la bussola. Se Simeone guarda partita dopo partita, Berdyev è uno che guarda allenamento dopo allenamento». Anche sotto i suoi occhi, però, stanno iniziando a delinearsi i contorni dell’impresa: noto per il suo stile austero, devotissimo al punto da portare sempre con sé in panchina un rosario musulmano, Berdyev è impazzito di gioia dopo il gol del 2-0 al Cska Mosca, oltrepassando l’area tecnica e dimenando le braccia in preda all’esaltazione.

Un’eventuale vittoria in campionato sarebbe la prima nella storia del Rostov, club espressione della più grande città della Russia meridionale. Il traguardo di maggior vanto è stata la Coppa di Russia del 2014, vinta in finale ai calci di rigore contro il Krasnodar dopo un cammino tutt’altro che complicato. Per il resto, nelle 24 edizioni della Prem’er-Liga russa, 22 apparizioni (l’ultima retrocessione arrivò nel 2007), tutte con piazzamenti poco significativi. Il sesto posto del 1998 è ancora oggi il migliore, e valse la qualificazione all’Intertoto: il Rostov incrociò la strada della Juventus, che dovette sobbarcarsi una lunga trasferta temuta più per la diffusione del virus CCHF che per la forza dell’avversario (i bianconeri vinsero 4-0 all’andata e 5-1 al ritorno).

Il nuovo stadio del Rostov in costruzione. Dovrebbe essere pronto per i Mondiali in Russia del 2018 (Laurence Griffiths/Getty Images)
Il nuovo stadio del Rostov in costruzione. Dovrebbe essere pronto per i Mondiali in Russia del 2018 (Laurence Griffiths/Getty Images)

Eppure, alla straordinaria stagione del Rostov fa da contraltare uno scenario economico all’interno del club piuttosto preoccupante. Già la scorsa stagione, il club rischiava di perdere la licenza Uefa per aver ritardato il pagamento degli stipendi. Le difficoltà finanziarie sono strettamente legate alla momento critico della Russia, con il calcio che è diventato un peso sempre più insostenibile: come accade in molte realtà del Paese, i fondi del Rostov arrivano direttamente dal governo della regione. Come ha scritto Luca Sgambelluri sul numero 8 di Undici, «l’aumento del Pil russo è in forte calo dal 2013 e il rublo ha conosciuto una significativa svalutazione nei confronti di euro e dollaro negli ultimi due anni». Lo scorso ottobre, la situazione era talmente grave al punto che alcuni dipendenti del Rostov erano sul punto di indire uno sciopero; la sponsorizzazione da parte del ricco industriale del tabacco Ivan Savvidis ha alleggerito, ma non risolto, la situazione. «Con problemi di questo tipo», ha detto Berdyev, «come possiamo fissare grossi obiettivi?». Fissarli no, raggiungerli sì.

 

Nell’immagine in evidenza, giocatori del Rostov esultano dopo un gol al Rubin Kazan, lo scorso agosto (Epsilon/Getty Images)