11 numeri per Pitti

A Pitti Uomo, a Firenze, abbiamo realizzato undici sculture extra-large che celebrano i protagonisti degli Europei.

In occasione della 90esima edizione di Pitti Immagine Uomo, a Firenze dal 14 al 17 giugno, abbiamo pensato e realizzato (in collaborazione con Barracuda) undici sculture extra-large che richiamano altrettanti numeri di maglia dei giocatori che hanno fatto la storia degli Europei. Le sculture (sono grandi, davvero) sono poste all’ingresso del padiglione Cavaniglia, e raccontano le gesta calcistiche dei giocatori nel torneo, riprendendo la tipografia con cui quei numeri erano stampati sulle maglie originali. Ecco cosa abbiamo scelto, e qualche video per passare cinque minuti di bellezza:

Il 12 di Marco Van Basten

La perfezione estetica, prima ancora che quella tecnica. Come disse Carmelo Bene: «Potrà nascere un altro Maradona, non avremo mai un altro Van Basten». Nell’Europeo 1988 porta l’Olanda a vincere l’unico trofeo della sua storia con un gol che è anche un manifesto culturale. Ed eleva al massimo un numero che era fuori dai radar del calcio dei grandi.

L’8 di Paul Gascoigne

La classe che si disperde, ma che resta nella memoria. La dimostrazione che il calcio può consegnare alla storia anche ciò che la storia dimenticherebbe in fretta. Un uomo “sbagliato” in grado però di legare a se stesso momenti unici, come il gol segnato alla Scozia, negli Europei giocati in casa, in Inghilterra, nel tempio laico di Wembley.

Il 17 di Gigi Riva

Il volto e la storia che ricordano l’unico successo della Nazionale in Europa. Nel 1968, a Roma. Riva è stato uno dei più importanti calciatori della storia italiana, per aver vinto uno scudetto incredibile con il Cagliari, per essere stato protagonista dell’incredibile Italia-Germania 4-3 e per essere tra gli attaccanti più forti di sempre.

Il 21 di Andrea Pirlo

Il genio di inventare una soluzione che cambia il corso di una partita. Italia-Inghilterra, quarti di finale dell’Europeo 2012. Calci di rigore. L’Italia è sotto, tocca a Pirlo. Cucchiaio o scavino sono i termini tecnici con cui si definisce il tiro con una parabola a pallonetto che beffa il portiere. È un gesto che cambia l’inerzia dei rigori e di fatto porta l’Italia in semifinale.

Il 6 di Andrés Iniesta

Simbolo della generazione spagnola più forte di sempre. Con il Barcellona, con la Nazionale. Campione d’Europa nel 2008, campione del mondo nel 2010, campione d’Europa nel 2012. Un risultato mai riuscito a nessuna squadra. Con Iniesta giudicato negli Europei di Polonia e Ucraina il miglior giocatore del torneo.

Il 10 di Michel Platini

Le Roi. Il calciatore che ha rappresentato l’alternativa europea al numero 10: Maradona il sudamericano, Platini l’europeo. Un calciatore la cui classe, il cui stile restano ancora oggi uno standard per molti inarrivabile. Nel 1984 trascina la Francia a vincere la Coppa imponendo definitivamente se stesso come uomo di riferimento di tutto il calcio europeo.

L’1 di Peter Schmeichel

Portiere, capitano, leader della squadra protagonista della storia più incredibile degli Europei. La Danimarca viene richiamata a giocare perché la Jugoslavia che si era qualificata non esisteva più. Dovevano essere delle comparse, ma i danesi diventarono i protagonisti. E Schmeichel il loro condottiero.

Il 9 di Aggelos Charisteas

L’emblema della squadra più incredibile di sempre. Quella partita per essere sconfitta in fretta nell’anno in cui per il mondo la Grecia sportiva avrebbe dovuto solo celebrare il ritorno delle Olimpiadi a casa. E che invece a casa ha portato la coppa d’Europa di calcio. Vinta superando tutti, sorprendendo tutti. Probabilmente persino se stessi.

Il 14 di Johan Cruijff

Il rivoluzionario. L’uomo riconosciuto come quello che ha definitivamente cambiato il calcio, portandolo nella modernità. Per lui è stata coniata ogni tipo di definizione. È l’uomo a cui si deve anche la personalizzazione del numero: quando non era neanche immaginabile trasgredire la regola “dall’1 all’11”, Cruijff impose il 14, diventato il suo marchio.

Il 7 di Cristiano Ronaldo

L’icona del calcio europeo contemporaneo. Il più forte giocatore continentale degli anni Duemila. Un calciatore che ha trasformato il modo di giocare, che ha portato la velocità, la forza e la tecnica in una dimensione nuova, ma anche un fenomeno di costume che ha collegato come pochi un nome a un numero.

Il 20 di David Trezeguet

L’evoluzione del centravanti, ma anche l’emblema di una delle rivoluzioni del calcio contemporanee: il Golden Gol. Nell’Europeo 2000, nella finale Italia-Francia, segna durante i supplementari il gol che fa vincere la partita e la coppa alla Francia, diventando così un’icona di una regola abbandonata, ma che è rimasta nella memoria collettiva.