Quando lo scudetto è condiviso

Nonostante siano un tratto tipicamente distintivo, gli scudetti presenti sulle maglie delle squadre di calcio hanno spesso la stessa radice.
di Redazione Undici
27 Luglio 2016

Lo scudetto rappresenta l’identità di un club, ne ricostruisce le origini e la nascita. Legati all’appartenenza a un determinato ambito regionale, alla portata storica della squadra, capita spesso che alcuni elementi presenti sugli scudetti possano essere in comune tra più club: ad esempio le teste di moro che compaiono sui loghi di Cagliari, Olbia, Ajaccio, Gazelec Fc, e Bastia.

Le origini di quest’ultima icona risalgono al 1096, quando Pedro I d’Aragona sconfisse i Saraceni nella battaglia di Alcoraz. Secondo la leggenda, durante la battaglia comparve un uomo vestito di bianco con una croce rossa sul petto che fece fuggire via gli arabi completamente terrorizzati. Si scoprì in seguito che quel giovane era San Jorge, che lasciò sul campo di battaglia le teste tagliate dei quattro re Saraceni sconfitti. La bandana riportata sulla fronte dei quattro era inizialmente situata sugli occhi, venne poi posta sulla fronte come simbolo della liberazione del popolo corso. Paladar Negro ha raccolto un po’ di casi particolarmente caratteristici.

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Le aquile bicefale che ricordano il comune passato di appartenenza all’Impero Bizantino

Anche la croce di Santiago è largamente utilizzata negli stemmi delle squadre di calcio, in particolare per quanto concerne i club spagnoli. Simbolo dell’Ordine monastico-militare che deve il proprio nome al santo patrono di Spagna, Giacomo il Maggiore, colui che condusse i Cristiani della Galizia e delle Asturie a combattere i Musulmani di Spagna. Tra le squadre a riportare la croce nel proprio stemma, tra le altre, Celta Vigo, Racing Ferrol, Compostela e Tenerife. Mentre in Israele, le squadre con la dicitura Hapoel nel nome (Tel Aviv, Haifa, Gerusalemme tra le altre) devono la provenienza al sindacato Histadrut, storicamente legato alla sinistra e impegnato nella conquiste sociali.

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