«Un vrai accident», scriveva L’Équipe, «nella partita contro il Metz Cavani ha dato ragione ai suoi detrattori». L’esordio stagionale in Ligue 1 del Matador è stato un vero disastro: facili occasioni malamente sciupate, controlli imprecisi, passaggi sbilenchi ed errori grossolani. Un repertorio di brutture non all’altezza della fama dell’ex Napoli, che ha di fatto aperto un caso Cavani in Francia. Nel Psg si sono affrettati a difendere il loro giocatore: «Non sono preoccupato, ho totale fiducia in lui», ha detto Emery, mentre Motta, per nascondere i pesanti errori sotto porta, ha evidenziato «il grande lavoro che fa per la squadra».
Ma è indubbio che la prestazione di Cavani contro il Metz (battuto 3-0) sia stata, per molti punti di vista, sconcertante. Eppure questa dovrebbe essere la stagione del salto di qualità per il Matador: con l’addio di Ibrahimovic, niente più sgroppate sulla fascia o ruoli defilati, ma tutto il peso dell’attacco sulle sue spalle. La concorrenza è quasi inesistente, visto che le altre stelle della squadra, da Di Maria a Ben Arfa a Jesé, non sono certo numeri 9 classici. Eppure, nell’habitat che gli dovrebbe appartenere di diritto, Cavani è sprofondato.
Si è trattato solo di una partita storta, è vero, ma il Cavani francese non è mai assomigliato al Cavani napoletano. Per dire: se in A superava agevolmente la quota di 20 gol annui, segnandone 29 nell’ultimo anno giocato al San Paolo, con il Psg il massimo sono stati i 19 dello scorso anno. Più in generale, l’uruguaiano è sembrato semplicemente un buon attaccante, non il fuoriclasse capace di decidere da solo le partite. Il motivo più credibile è da ricercare in una fiducia che Cavani non è riuscito mai ad avere, per via dell’ingombrante concorrenza, Ibra su tutti, che ha trovato in Francia. E che ne ha decisamente annacquato la ferocia in area, e di conseguenza il rendimento. Fino a quando Emery e il Psg lo aspetteranno?