Gioielleria Suso

Quattro gol e tre assist nelle ultime tre partite: l'exploit di Suso, diventato trascinatore del Milan, tra normalità ed eccezionalità.

Poche ore dopo la doppietta nel derby di Milano, il profilo Instagram di Jesús Joaquín Fernández Sáez de la Torre, meglio noto come Suso, viene aggiornato con due nuovi post. Non che sia una novità, il ragazzo di Cadice è un calciatore figlio dei suoi tempi e quindi è abituato a tenere vivo il suo account. Scrollando la pagina, per esempio, troviamo le immagini delle sue vacanze, qualche selfie con la ragazza, Bacca e José Sosa che dormono. La cosa che colpisce riguardo le due foto del 20 novembre è il fatto che siano così diverse, così lontane tra loro. Da una parte l’eccezionalità di uno scatto di gioco storico, che celebra i due gol segnati all’Inter, una star quality che sta nascendo o meglio rinascendo dopo le promesse dell’adolescenza; dall’altra, la normalità di un’immagine del suo compleanno in famiglia, ambientata in quella che ha tutta l’aria di essere una sala per feste, di quelle che i genitori affittano per i bambini di sette-otto anni, neanche tanto bella in verità. Si vedono le mattonelle quadrate a terra, la scritta “Happy Birthday” costruita con dei palloncini color oro è attaccata su un lenzuolo bianco appeso alla parete, ci sono un’altra scultura di palloncini e un tavolo con dei dolci, qualcosa porta anche impresso il logo del Milan.

Il giorno prima del derby, Suso ha compiuto 23 anni. La festa che ha voluto raccontare sui social è uguale a quella di un qualsiasi ragazzo della periferia milanese o italiana, un appuntamento all’insegna della sobrietà. Della normalità. Un po’ l’esatto contrario di quello che sta succedendo in campo: Suso è stato protagonista di sette degli ultimi otto gol del Milan, con quattro realizzazioni in prima persona e tre assist decisivi. La rete che manca alla collezione in realtà è un autogol, quello di Andrea Costa nel match di Empoli. È l’eccezionalità del contributo che il “nuovo” Suso, quello costruito e riscoperto da Vincenzo Montella, sta dando alla stagione oltre le aspettative del Milan. Sono le due anime di questo calciatore, che forse hanno convissuto da sempre e oggi hanno finalmente trovato un equilibrio: l’eccezionalità, la normalità.

Milan-Inter, gli highlights personali di Suso.

La trasformazione che Suso ha vissuto negli ultimi, esaltanti mesi della sua carriera è raccontata in maniera precisa e approfondita dal sito Bleacherreport.com, che sembra avere un feticismo particolare nei suoi confronti. Ad aprile del 2016, nel mentre dell’esperienza di Suso in prestito al Genoa, l’editorialista Blair Newman pubblica un articolo dal titolo didascalico (“Analysing What the Future Might Hold for Suso at AC Milan”) e scrive così: «La politica di mercato del Milan, in questi ultimi anni, è paragonabile a una porta girevole. Suso è stata una vittima di questa dinamica, ma sta mostrando di meritare un ritorno in rossonero durante il prestito al Genoa. […] Per i milanisti, vederlo compiere le prodezze che stanno caratterizzando la sua esperienza in rossoblu è equivalente allo strofinare il sale su di una ferita fresca. […] A 22 anni, Suso non ha ancora mostrato appieno il suo grande potenziale, ma c’è ancora tempo. Non c’è bisogno di essere frettolosi nel giudizio su questo calciatore, anche perché le sue performance al Genoa sono eccellenti, sono il miglior sponsor possibile per un eventuale ritorno al Milan».

L’ultima frase è assolutamente verificata nella realtà: Suso arriva in Liguria durante la scorsa stagione, come sostituto ideale di Perotti, appena trasferitosi alla Roma. Colleziona 19 presenze, 15 da titolare, e mette insieme 6 gol, un assist e 31 occasioni create. In una parola: è decisivo. Gasperini lo interpreta come esterno destro del suo tridente atipico, un ruolo che lo stesso Suso sembra gradire: «Giocando sulla destra ho l’opportunità di segnare o fornire assist, a seconda della situazione. Ho la possibilità di tagliare dall’esterno, in questo modo è facile utilizzare il mio piede preferito, il sinistro. Comunque, non mi interessa molto quale sia la posizione in campo: la cosa veramente importante è giocare».

Nel bel mezzo della preparazione estiva, ecco il secondo pezzo di Bleacherreport. Suso viene inserito in una shortlist di tre calciatori «che meritano di avere un minutaggio maggiore nel Milan 2016/2017». Insieme a lui, ci sono De Sciglio e José Mauri. Blair Newman scrive che «il periodo in prestito al Genoa ha restituito al Milan un calciatore che ha finalmente dimostrato di poter giocare nel campionato di Serie A, e la presenza di un allenatore che sembra apprezzarne qualità e caratteristiche gli permetterà di avere una maggiore possibilità di essere impiegato». All’interno dell’articolo, c’è il riferimento alla prima amichevole stagionale del Milan, contro il Bordeaux. Suso viene schierato nel suo ruolo, esterno destro del tridente. È l’esordio di Montella sulla sua nuova panchina, ed entrambi i gol del successo rossonero portano la firma dello spagnolo. La cosa curiosa è che le due realizzazioni sono molto simili a quelli che, quattro mesi e quattro giorni dopo quell’amichevole, Suso realizzerà nel suo secondo derby milanese da titolare (fu schierato da Pippo Inzaghi nello 0-0 del 19 aprile 2015): una percussione in area di rigore con dribbling a uscire e un diagonale di destro e una conclusione mancina, a giro, dal limite dell’area. Solo l’ordine è inverso.

Bordeaux-Milan 1-2. Il nuovo inizio di Suso.

La costruzione del nuovo Suso comincia da qui, da questi primi approcci con Montella. Il racconto del mercato estivo del Milan è molto influenzato dalle voci sull’esterno di Cadice, il cui stato nella rosa si evolve con tempistiche praticamente quotidiane: calciatore da piazzare (i rumors lo volevano contropartita tecnica alla Fiorentina in cambio di Mati Fernandez, quasi come a voler trasformare Firenze nell’oasi degli esterni invertiti, con Tello e Bernardeschi), profilo da valutare, incedibile assoluto, uomo fondamentale per Montella. Il ruolo di Suso e la sua imprescindibilità nel progetto tattico dell’ex tecnico di Sampdoria e Fiorentina sono chiari già nelle prime due giornate: il Milan scende in campo con la disposizione più semplice ma al tempo stesso coerente ed efficace – un po’ la storia di Suso, normalità ed eccezionalità, che si estende all’intero ambiente rossonero. Lo spagnolo è subito titolare, complemento di destra del tridente atipico di Montella, che affianca a un centravanti classico, bravo in area ma anche negli spazi alle spalle della linea avversaria (Bacca), un altro calciatore predisposto all’attacco della profondità (Niang).

Le caratteristiche di Suso sono diverse: è più abile tecnicamente, è in grado capace di cucire il gioco, di interpretare al meglio le due anime del Milan di Montella, quella delle transizioni veloci e quella della costruzione armonica della manovra. Nel primo caso, l’ex Liverpool esprime il meglio di se: con un’ampia porzione di campo da attaccare, cerca di creare superiorità numerica tenendo bene palla sull’out e saltando spesso l’avversario diretto (1,9 dribbling riusciti a partita, seconda media nell’organico rossonero); nel secondo caso, invece, la sua qualità migliore sta nella capacità di entrare nella zona centrale del campo, per giocare la palla a piede invertito: Suso abbandona l’out per offrire al vero creatore di gioco di Montella, Jack Bonaventura (2,1 key passes a partita, 28 occasioni create in totale), una linea di passaggio per ribaltare l’azione. Il gol con l’Inter nasce esattamente così, e non è un caso isolato: la direttrice Bonaventura-Suso libera spesso lo spagnolo in situazione di uno contro uno sul lato debole, permettendogli di essere l’uomo dell’organico di Montella che tenta più conclusioni verso la porta (2.8 a partita) e che ha messo insieme più assist (6, cifra record anche in Serie A). Inoltre, Suso è il terzo calciatore del campionato per numero di tiri da fuori area (26, ha segnato contro il Napoli) e ha una shot accuracy del 70%, il dato migliore tra i giocatori con più di 30 tentativi verso la porta.

Suso ha il piede caldo – Volume 1

Tutte le scelte tattiche del Milan sembrano discendere a pioggia dalle caratteristiche di Suso e dalla sua integrazione con Bonaventura, il suo compagno d’armi nella squadra speciale della creazione del gioco offensivo. La capacità di accentrarsi dello spagnolo fa sì che dalla sua parte trovi spazio un terzino più offensivo (Abate), mentre dal lato di Bonaventura e Niang gioca un esterno basso più equilibrato, nonché a piede invertito (De Sciglio); la mezzala destra ha un profilo più fisico (Kucka), in modo da bilanciare Bonaventura; il play basso, Locatelli, ha più compiti di filtro ed equilibratura, perché il calciatore su cui si appoggia la costruzione a centrocampo è in realtà l’ex atalantino; la difesa è meno alta e aggressiva rispetto a quella di Mihajlovic, il pressing sul primo portatore non viene accompagnato da tutta la squadra, che preferisce rimanere più arretrata e fare densità a centrocampo in modo da garantirsi quelle ripartenze che sono il luogo in cui è proprio Suso l’uomo ad esaltarsi di più.

L’obiettivo finale di Montella, in relazione all’evoluzione del talento spagnolo, sembra essere quello di trasformare un giocatore puramente offensivo in un esterno completo, in grado di svolgere le due fasi di gioco, di abbinare bellezza e necessità. Il processo è a buon punto, lo leggi in alcune statistiche avanzate: Suso è il calciatore con il maggior numero di palloni recuperati nell’ultimo terzo di campo di tutta la Serie A (17), e nella partita contro l’Inter conta 5 take-on vinti (percentuale del 100%) e 2 tackle riusciti, oltre i due gol realizzati. L’evoluzione del prodotto Suso ha prodotto la consequenziale evoluzione della sua narrazione: dopo il match con l’Empoli, bleacherreport decide di rilanciare, e racconta con un video l’assoluta imprescindibilità e le grandi prestazioni di Suso nella sua stagione rossonera. Nel brevissimo testo di accompagnamento, viene definito «Milan’s most influential player». Siamo ai limiti dell’adorazione fideistica, ma non si può dire abbiano esagerato.

Suso ha il piede caldo – Volume 2

Che poi, basta guardarsi indietro per ritrovare più o meno le stesse situazioni, le stesse sensazioni: in uno degli scouting report più vecchi rintracciabili in rete, in cui viene definito «un gioiello spagnolo», ci sono alcune dichiarazioni attribuite a Suso riguardo la necessità di migliorare la sua fase di non possesso. «Ho bisogno di migliorare la mia intensità e di aumentare il mio contributo difensivo», spiega parlando della sua crescita nell’Academy del Liverpool. Siamo nella stagione 2011/2012, Kenny Dalglish è il manager a interim della prima squadra e Suso ha lasciato casa sua, Cadice, un anno prima. A 15 anni (è nato il 19 novembre 1993), è ancora più difficile abbandonare una città che Marco Marsullo, nel suo romanzo Il tassista di Maradona, definisce «andalusa dai tratti africani, quasi Marocco, lungomare arabo e viottoli pieni di musica che arriva da lontano. Temperatura equatoriale, umidità selvaggia, respiri accorciati fino a tarda notte». Il rapporto con la sua città è ancora oggi viscerale, il profilo Instagram è pieno di rimandi alla squadra locale – ultima annata nella Liga nel 2005/2006 – alla tifoseria, al suo calore. Volendo forzare la chiave narrativa, si potrebbe dire che la distanza tra gli scenari suggestivi di Cadice e la percezione generale della città di Liverpool è alla base dello scarso successo della sua avventura sulla Mersey.

Secondo alcuni rumors, per unirsi ai Reds ha rifiutato proposte di Real Madrid e Barcellona, tanto per chiarire la star quality giovanile del personaggio. Viene aggregato alla prima squadra nella stagione successiva, la prima con Rodgers sulla panchina di Anfield. Suso riesce a rosicchiare qualche presenza (saranno 20, a fine stagione, in tutte le competizioni), il rapporto con il tecnico è buono, in un’intervista lo definisce come «un allenatore lontano dai canoni del calcio inglese, più spagnolo, molto attento alla cura dei dettagli». Solo che decide di tornare indietro, per poter giocare di più: nella stagione 2013/2014 è in prestito all’Almeria, e va decisamente meglio con 35 presenze complessive, 3 gol e 9 assist. Non è un caso, forse, che Almeria sia uno splendido centro marino andaluso, arabeggiante, vicinissima a Cadice per spirito e morfologia.

Suso, ad Almeria, sente l’odore del mare.

Un po’ la stessa cosa che succede con Genova, gennaio 2016. Nel mezzo, l’addio al Liverpool («Non sentivo più la fiducia del club, quella economica e tantomeno quella sportiva») e il passaggio al Milan, un avvio complesso in una squadra che stenta, Inzaghi che viene sostituito da Mihajlovic. Dopo sei mesi di lavoro col tecnico serbo, 126 minuti totali tra campionato e Coppa Italia e una stima che non c’è (recentemente, Suso ha dichiarato che nel Milan si Mihajlovic regnava «un clima di terrore»), ecco l’occasione-Genoa. L’opportunità del rossoblu, di Gasperini, di un nuovo luogo di mare da conquistare e da cui farsi conquistare. L’abbiamo già detto, andrà bene. Anzi, benissimo: nel salutare i suoi tifosi – ovviamente su Instagram -, Suso dice che quelli al Genoa sono stati «sei mesi molto speciali e belli», e racconta di come si sia trovato bene in un «club fantastico, con uno staff tecnico e in una bella città con compagni molto professionali».

Oggi, Suso è un’altra cosa. Merito dell’esperienza ligure, sul mare, merito di Montella. Ma è anche merito suo, di Suso: è riuscito a equilibrare la normalità e l’eccezionalità, preservando la prima e tirando fuori la seconda, finalmente. Se ne sono accorti un po’ tutti: il ct spagnolo Lopetegui (allenatore della Spagna Under 19 del 2012, campione d’Europa di categoria con Suso in campo), prima del doppio match di novembre contro Macedonia e Inghilterra, aveva inviato al Milan una lettera in cui comunicava l’inserimento di Suso nella lista dei pre-convocati. Alla fine gli è stato preferito Isco, ma il prossimo passo sembra essere l’esordio. La partita contro la nazionale balcanica si sarebbe giocata a Granada, in Andalusia. A due passi da casa, ma lontano dal mare. Una volta sarebbe stato un problema, oggi non più: il nuovo Suso, che incanta anche a Milano, non ne avrebbe risentito.

 

 

Nell’immagine in evidenza, Suso dopo la rete all’Empoli (Gabriele Maltinti/Getty Images)