Meglio non salutare un amico durante una partita Nba

Soprattutto tu, J.R. Smith.
di Redazione Undici
30 Novembre 2016

Quando si cerca “J.R. Smith shirt” su Google, i primi risultati non sono relativi alla sua canotta numero 5 dei Cleveland Cavaliers, ma a una maglia, appositamente realizzata dopo la vittoria del titolo Nba nello scorso giugno, che ricalca il suo torace, con tanto di (numerosi) tatuaggi. La cosiddetta “shirtless shirt” è nata perché Smith, durante i festeggiamenti della squadra, si è rifiutato categoricamente di indossare qualsivoglia maglia, tanto che il suo petto iper-decorato (il volto di Gesù, quello di sua madre, la canotta numero 23 di Michael Jordan, tra le cose più appariscenti) è diventato, di fatto, la sua divisa. Ancora oggi, la mascotte dei Cleveland Cavs, all’ingresso dei giocatori sul parquet, saluta Smith sfilandosi la maglia.

J.R. Smith fa delle stravaganze uno dei suoi tratti caratteristici, anche sul parquet: come quella volta che, in occasione di un tiro libero, slacciò le scarpe di Shawn Marion, o quando fa le smorfie dietro i compagni impegnati in un’intervista. L’ultima stravaganza, però, non era voluta. Nella partita persa 118-101 dai Cavs contro i Bucks, Smith si è fermato a salutare Jason Terry, giocatore di Milwaukee, pensando erroneamente che ci fosse un time out. Mentre la guardia di Cleveland era praticamente fuori dal campo, i Bucks ne hanno approfittato per segnare due punti facili con Tony Snell. Tra lo sconcerto dei compagni di squadra, Shumpert in primis che allarga le braccia, e i componenti della panchina dei Bucks che si congratulano scherzosamente con Terry.

 

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