Alberto Tomba sembra triste

I 50 anni del miglior sciatore italiano di sempre, estroverso in pista, incapace di farsi capire, forse, fuori.

Nella sua ultima apparizione in televisione, come Materia Vivente del resuscitato telequiz Rischiatutto, Alberto Tomba era chiaramente dove voleva essere: in mezzo alla gente, che lo acclamava, lo applaudiva, lui al centro dell’attenzione. Ma la sensazione era che il posto dove doveva essere era quello, sì, ma nel suo specifico: il trovarsi in un telequiz degli anni ‘70 riportato in onda; quella è la sua dimensione, il ridar vita a qualcosa o qualcuno che non c’era più o comunque di cui non si sentiva più parlare da tanto tempo. Che è vivo e vegeto lo dice anche quello che lui in quel momento rappresenta, cioè la materia vivente su cui i concorrenti dovranno sfidarsi, cercando di rispondere correttamente alle imprese che quest’uomo ha realizzato, ma due cose sono chiare: primo, che Alberto Tomba le sue imprese ce le ha bene impresse nella testa e le conosce meglio di chiunque altro («Ho corretto anche qualche domanda», dice scherzando), secondo, che l’aver realizzato quelle imprese l’hanno portato a essere al massimo della propria aspirazione e che ora o allora, dopo aver smesso, Alberto Tomba non è cresciuto, è rimasto ancora quello e non sa più che fare.

Italian World Cup skier Alberto Tomba holds an Ita

Forse Alberto Tomba è stato il più grande sciatore italiano di tutti i tempi, o se non lo è stato è il secondo. Un uomo nato nella provincia bolognese, non su un monte in Sud Tirolo, ma a Castel de’ Britti, nel comune di San Lazzaro di Savena, una cittadina collinare dove si mangiano turtlèin. Già di per sé è un uomo speciale, uno che diventa il migliore in uno sport invernale partendo dalle colline. E non solo: «Tomba ha avuto il merito di far diventare lo sci popolare come e più del calcio», ha detto Giovanni Malagò quando nel 2014 Tomba è stato nominato “atleta del secolo” dal Coni, secondo il voto degli italiani. Tutti seguivano Tomba la Bomba, non solo le 587 persone che andarono a vedere Alex l’ariete. Un uomo di sport unico.

Che Tomba sia diverso da tutti gli altri lo si intuisce anche dal fatto di aver recitato come protagonista in questo film, flop clamoroso, certo, ma che racconta di come lui fosse un altro tipo di celebrità sportiva, più simile al modello americano (anche il più grande giocatore di basket di tutti i tempi ha recitato in un film: altro film, altra produzione, altro cast) o che anche involontariamente sfociava in quel tipo di idee, di ispirazioni, per cercare in tutti i modi di non fermarsi, di andare avanti, senza riuscirci.

Italian skier Alberto Tomba, surrounded by fans, reacts after his victory in the men's slalom 27 February 1988 in Nakiska at the Winter Olympic Games. Tomba won the gold medal. AFP PHOTO/ROBERTSON (Photo credit should read ROBERTSON/AFP/Getty Images)

C’è una foto del profilo Facebook di Alberto Tomba, del 17 giugno: la sua mano con il pollice alzato è il soggetto, sullo sfondo c’è una piscina limpida e azzurra, due sdraio vuote, una palma all’angolo e una leggera collinetta che si alza; la didascalia dice: #sunnyday #summer2016. Ha 1687 mi piace. I due commenti che appaiono sotto la fotografia dicono: «Grande Albertone, ma non ci credo che in piscina sei da solo, furbacchione!!!» e «Grande Alberto!! Chissà quante ne hai bombate su quelle sdraio… Leggenda!!!». Io ci credo che in quelle fotografie è solo.

Viene dipinto su Facebook in un modo molto simile a come è sempre stato letto e si è costruito Bobo Vieri, ma più per una omologazione da social network di uno stereotipo di sportivo italiano che per altro. Mentre Vieri continua a fotografare le “sue” donne, si diverte, dà sfoggio di sé e di questa sua qualità, Alberto Tomba è sempre solo. Il suo profilo mostra fotografie che ricordano gli anniversari delle sue vittorie, delle sue clamorose imprese, alcune con lui da solo a fare sport e quelle che lo ritraggono assieme a personaggi famosi con cui si incontra, come se lui fosse un fan, e volesse condividere su internet chi ha incontrato.

Il video con cui ha annunciato il suo ingresso nel mondo di Facebook sembra uscito da un servizio anni 90, l’epoca delle sue vittorie. All’inizio appare la scritta «La cosa difficile non è vincere è rivincere», scritto con un font bordato e pixelato. Poi partono immagini di repertorio fino a quando arriva lui, incorniciato dalla veranda di una baita di legno scuro, occhiali da sole, capelli pettinati indietro. Il commento lasciato sotto dice:

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Sembra il messaggio di un ragazzino, con tanti puntini di sospensione, ma due, non tre, e le “x” al posto dei “per” e “oggi” scritto “gg”. Non che ci sia niente di male, ci mancherebbe, ma questo come il video sembra indietro con i tempi, fermo a quelle date storiche 18/22/23/25/27 febbraio.

Se fosse un romanzo: dopo il ritiro nel 1998, dopo le medaglie (5 alle Olimpiadi, 4 ai Mondiali), Alberto Tomba non trova più un senso alla propria vita. Essere stato sulla cima del mondo, e come in uno dei suoi slalom essere sceso il più in fretta di tutti, il più veloce, battendo i tempi di tutti gli altri, senza però volerlo questa volta, senza che quella fosse una gara e ci fosse una medaglia in palio. Gli manca l’attenzione del pubblico, il sentirsi importante, essere il migliore. Tomba è ancora amato, ricordato, ma sempre di meno. Passa le sue giornate insegnando a sciare ai ragazzini, ma vede che in loro non c’è lo stesso suo talento, la sua stessa grinta, la sua stessa volontà e forse rabbia. Insegue l’inverno, passando da uno Stato all’altro, ma poi torna sempre a casa, nel suo paese, è lì che vive, perché anche in questo è atipico, è speciale. Va a mangiare sempre nella stessa trattoria, dallo stesso carrozziere a sistemare l’automobile, è cordiale, giocoso, carico come una bomba, sempre, quasi incontenibile, sprigiona energia. Ha le proprie imprese, le proprie vittorie registrate su vhs o cassette comprate quando le sue gare sono uscite in edicola e lui le guarda su un televisore a tubo catodico. Le rivede per riprovare l’adrenalina, per risentire lo stomaco stringersi, per riprovare quelle emozioni e in salotto, su un tappeto con addosso pantaloni della tuta e delle calze in spugna ripete tutti i movimenti, a occhi chiusi, li sa a memoria, scenderebbe quelle piste senza vederci. Recita come protagonista in un film, ma nulla cambia, anzi piovono critiche su critiche. Poi il tempo passa, arrivano i dvd e lui aggiorna la sua collezione e ripete il rituale, senza cambiare. Va a sciare per beneficenza, finisce sui giornali per una rissa o perché gli rubano la Panda, mangia, corre, ogni tanto fa qualche comparsata in televisione. Si arriva ai tempi di Youtube che non tarda a ricordare le sue gesta, la sua smisurata grandezza e ai social network e Tomba senza esserne davvero capace, senza saperli davvero utilizzare, sempre nel suo modo un po’ burbero e ingenuo apre la sua “Official page”. Così passano gli anni e quello che è presente diventa passato e lui si trasforma in materia vivente, ma rimane sempre lo stesso uomo, quello con i pantaloni della tuta davanti a un video.

Turin, ITALY:  Italian skiing legend Alberto Tomba holds the Olympic flame during the opening ceremony of the 2006 Winter Olympics at the Olympic stadium in Turin, 10 February 2006.  Hosts Turin welcomed their first Winter Olympics in 50 years with a star-studded Opening Ceremony to inaugurate the 20th Winter Games.   AFP PHOTO/FRANCK FIFE  (Photo credit should read FRANCK FIFE/AFP/Getty Images)

I giornali che pubblicano la notizia della sua apparizione al programma scrivono che l’ospite della serata è l’ex campione di sci Alberto Tomba. Ex. Si smette di essere campione? Ex sciatore, ma non ex campione, quello uno lo è per sempre, forse e soprattutto lui.

Quando Fabio Fazio lo chiama in sala lo definisce il più grande sciatore di sempre, lui entra allargando le braccia attraverso la tenda bianca e rossa con un «Ehhh», molto à la Vasco Rossi e saluta in giro, con nonchalance, vestito tutto in nero con la camicia aperta negli ultimi due bottoni e una collanina che si vede brillare sotto le luci televisive come i capelli, pettinati indietro con il gel. Arrivato tra il presentatore e l’attrice Matilde Gioli, Tomba si guarda in giro, facendo facce, guarda la scaletta, come quelli che cercano di fare di tutto per essere simpatici. «Devi stare serio», gli dice Fazio, lui sembra gigante, inafferrabile, «sono grande contengo moltitudini», direbbe Walt Whitman. Contiene il suo passato, che ricorderà quella sera, sulla tv nazionale, e tutto quello che è successo da quel passato, da quei ricordi, a oggi.

Che cosa proverà Alberto Tomba quando viene freddo e scende la neve?

 

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