Chi si è mosso meglio sul mercato?

Cosa cambia in Serie A con gli acquisti di gennaio, e chi avrebbe dovuto fare qualcosa in più?

Qualcosa in Serie A si è mosso. 95 milioni in totale sono stati spesi (dati Transfermarkt), cifra che pone l’Italia dietro a livello europeo a Premier (inarrivabile con 232 milioni), Ligue1 (il solo PSG ne ha spesi 70) e Bundesliga (4 milioni in più). Cinque club hanno catalizzato la nostra attenzione, operando con decisione nella zona centrale del campo: Atalanta, Fiorentina, Juventus, Inter e Roma.

Inter

L’oculatezza e la sicurezza con cui l’Inter si è mossa sul mercato è sintomo di una società in netta crescita. Le cessioni di esuberi pesanti come Jovetić, Melo e Ranocchia e i prestiti dei giovani Miangué, Donkor e Gnoukouri sono il primo tassello di un gennaio particolarmente redditizio. A completare il mosaico, fin da subito, ci ha pensato l’acquisto di Roberto Gagliardini. L’ex atalantino non è solo un sicuro prospetto del calcio italiano, ma è ciò che serviva a Pioli e che meglio si integrava immediatamente nella sua idea di gioco.

Grazie a lui l’Inter ha potuto virare con decisione sul 4-2-3-1, già schierato da Pioli dopo qualche giornata con il doppio play, Kondogbia-Brozović. L’idea, rispetto al passato con de Boer, era quella di liberare Éver Banega o João Mário da compiti di copertura, permettendo a chi viene impiegato tra di loro di svariare tra le linee senza una posizione fissa in campo. L’arrivo di Gagliardini ha trasformato le potenzialità tattiche nella mente di Pioli, in realtà tangibili in campo. Il portoghese ad esempio è quello che ne ha beneficiato di più, ha potuto avvicinarsi di più alla porta e farsi trovare pronto al centro dell’area per chiudere le azioni degli esterni.

MILAN, ITALY - JANUARY 28: Roberto Gagliardini of FC Internazionale Milano in action during the Serie A match between FC Internazionale and Pescara Calcio at Stadio Giuseppe Meazza on January 28, 2017 in Milan, Italy. (Photo by Emilio Andreoli/Getty Images )

In tutto questo Gagliardini ha saputo adattarsi prima a Kondogbia, caricandosi sulle spalle molti oneri di gestione del pallone e inserimenti offensivi, poi a Marcelo Brozović, più manovratore rispetto al francese. Il croato, secondo i dati WhoScored, tocca il pallone più del compagno di reparto, che al contrario interviene maggiormente in fase difensiva e nel taglio delle linee di passaggio. La capacità di Gagliardini nel recepire così rapidamente le intenzioni di Pioli non risiede solo nella sua straordinaria intelligenza, ma anche nella sua precedente esperienza con Gasperini. Il dinamismo è la chiave di volta dell’Atalanta come di questa Inter. Una continuità che gli ha permesso di fare bene fin da subito.

Dal mercato ci si aspettava qualcosa di più sulle fasce, in particolare un altro terzino destro o sinistro, capace di raggiungere il fondo con facilità. I nerazzurri vivono molto sulle combinazioni sulla linea laterale: è la squadra ad aver crossato di più in Serie A (253 contro i 203 della Roma seconda). Poche volte però ad andare in profondità sono i terzini, che vengono invece coinvolti solamente negli ultimi trenta metri per liberare spazio a Candreva e Perisic.

Un’azione tipica dell’Inter di Pioli

Juventus

L’arrivo di Tomás Rincón nel 3-5-2 sembrava capace non solo di allungare la panchina in un settore in affanno, ma anche di proporre il centrocampista ex Genoa in alto nelle gerarchie juventine. L’impiego costante di Sturaro, anche in partite fondamentali come contro la Roma, motivava la necessità di prendere un altro calciatore in quel ruolo di una caratura, all’apparenza, superiore al classe ’93. La sconfitta contro la Fiorentina ha cambiato le carte in tavola; Allegri si è trovato costretto a modificare l’approccio della squadra evolvendo il suo modulo in un 4-2-3-1. In molti si sono soffermati sul sacrificio di Mandžukić sulla fascia sinistra, costretto ad operare come esterno offensivo in attacco e come quarto di centrocampo in fase di non possesso (un 4-4-1-1). Meno si è posta l’attenzione sui due centrali di centrocampo, Khedira e Pjanić.

TURIN, ITALY - JANUARY 11: Tomas Rincon of FC Juventus in action during the TIM Cup match between FC Juventus and Atalanta BC at Juventus Stadium on January 11, 2017 in Turin, Italy. (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

L’aggressività di Sturaro e del neoacquisto Rincón è stata messa da parte in favore del palleggio: il possesso palla è aumentato, come anche i passaggi corti. Il bosniaco, preso all’apparenza per fungere da trequartista, si è spostato come nel 2016 con Spalletti a un ruolo di regia più lontano dalla porta, mentre Khedira ha mantenuto la sua qualità negli inserimenti. Il tedesco si propone sempre sulla verticale senza sovrapporsi con Dybala e Higuaín, entrambi in movimento costante sulla linea avversaria dei difensori. La domanda sorge spontanea: quanto tornerà utile l’investimento di Rincon?

Nonostante il cambiamento proposto da Allegri nelle ultime due partite, l’utilità del General è solo parzialmente in discussione, un po’ come al momento del suo acquisto. Infatti, se Marchisio è destinato a scalzare Khedira, Allegri, che è solito cambiare con grande costanza i moduli, potrà ritrovarsi in casa non solo un giocatore adatto al 3-5-2, ma anche capace di integrarsi alla perfezione in un eventuale centrocampo a tre, con due mezzali e un regista; in quest’ultimo ruolo il mercato ha mostrato una fiducia inaspettata nei confronti di Pjanić. Un metronomo avrebbe fatto comodo, ma il bosniaco prima o poi dovrà prendere le chiavi di questa squadra. Se non ci riuscirà, in estate la Juve dovrà muoversi di nuovo.

In attesa, dalla prossima stagione, di Orsolini

Roma

«Io mi rinforzavo mantenendo la mia squadra. Perciò non abbiamo perso niente nei confronti delle altre e siamo rimasti fortissimi». Le parole di Spalletti nella conferenza stampa pre-Cesena danno un significato al mercato giallorosso: la Roma non aveva intenzione di muoversi in maniere importante né in entrata né in uscita. Ne consegue che le cessioni di big come Manolas e Paredes sono state sventate (o forse solo rimandate) e i grandi investimenti sono stati lasciati per la sessione estiva (tradotto: niente Kessié o Defrel per il momento). L’unico arrivo in casa Roma è stato quello di Clement Grenier: il calciatore francese idealmente va a riempire lo spazio che è chiodo fisso di Spalletti, ovvero quello di un centrocampista che ricordi vagamente il Pjanić della scorsa stagione. Quindi niente vice Salah o vice Dzeko, ma una mezz’ala con un’anima da regista.

Alcuni dei migliori gol di Clement Grenier

Alla Roma a centrocampo serve creatività, quella che l’addio del bosniaco ha dissolto: Paredes non si è dimostrato all’altezza di costruire gioco non solo staticamente, ma anche dinamicamente. De Rossi e Strootman vivono un’altra realtà tattica e tecnica e possono al massimo aumentare il loro raggio di azione (come sta facendo l’olandese). Serve qualcuno che riceva palla in situazioni complicate e ne esca generando superiorità centrale (quello che riusciva allo Strootman pre infortunio). Grenier, tra le sue doti, ha queste qualità, o meglio, in realtà le aveva. A 26 anni è un calciatore che ha iniziato un’inattesa parabola discendente. Da almeno due anni non è ai livelli che aveva mostrato prima del 2013/14, e la Roma compie con lui un autentico salto nel buio. Sarà quello di qualche tempo fa o il calciatore che ha totalizzato nella seconda parte del 2016 solo 77 minuti?

La domanda non solo è aperta, ma ha ridato fiato all’idea che i giallorossi avessero bisogno di un altro calciatore dal sicuro rendimento, proprio come aveva chiesto Spalletti. L’affare dal punto di vista economico c’è (prestito con diritto di riscatto a 3,5 milioni), ma se non pagherà i suoi dividendi in campo la Roma si ritroverà nella stessa difficoltà di uscire dalla propria metà campo con un palleggio subito propositivo, molte volte celata dalla bravura di Dzeko nel tenere palla e Nainggolan di accompagnarlo. I ritorni di Florenzi e Salah e un coinvolgimento maggiore di Mario Rui fanno ben sperare; di fatto però la Roma non si è mossa allungando la panchina che soprattutto in attacco (assenza di un vice numero 9) pare particolarmente corta.

Atalanta

Di tutte le squadre di Serie A, l’Atalanta era quella che maggiormente rischiava una smobilitazione. I pezzi pregiati erano molti come anche le offerte. Alla fine, escluse le operazioni minori come Carmona, Suagher, Stendardo e Pinilla, la cessione più importante ha riguardato Roberto Gagliardini. Anche se il centrocampista aveva rappresentato uno dei migliori della prima parte di stagione, i rischi nel modulo di Gasperini possono considerarsi limitati.

Il 3-4-2-1 dell’Atalanta utilizza due centrali di centrocampo molto dinamici, quasi sempre Kessie e lo stesso Gagliardini. Per dinamismo s’ intende quella predisposizione a non operare come un tipico regista davanti la difesa, ma accompagnando la manovra offensiva in particolare sulle fasce. Lì si svolge il grosso della mole di gioco bergamasca con Spinazzola e Gómez da una parte e Kurtic e Conti dall’altra. I due centrocampisti fungono più da vertice in un ideale triangolo sulla linea laterale che non da manovratori sulla mediana. In questo senso Gagliardini ha saputo interpretare alla perfezione un ruolo che comprendeva sia la copertura che gli inserimenti a ridosso dell’area.

REGGIO NELL'EMILIA, ITALY - AUGUST 28: (L-R) Bryan Cristante of Pescara Calcio competes for the ball with Gaston Duarte Brugman during the Serie A match between US Sassuolo and Pescara Calcio at Mapei Stadium - Citta' del Tricolore on August 28, 2016 in Reggio nell'Emilia, Italy. (Photo by Pier Marco Tacca/Getty Images)

Al suo posto è stato scelto Bryan Cristante, prospetto fin dai tempi del Milan, perso tra Lisbona e Pescara. Il ragazzo però ha doti, non tanto fisiche, quanto tecniche molto simili all’ex atalantino. È una mezz’ala in senso puro, un centrocampista capace di coprire ampie zone di campo, che tanto piace a Gasperini. Bisogna capire quanto tempo impiegherà a recepire i dettami tattici di un sistema così definito, che di fatto rende la zona centrale un’area di transizione dove nessuno staziona. Per il momento Freuler e Grassi partono in vantaggio per l’esperienza all’interno del modulo (in particolare il primo), ma Cristante ha l’occasione d’oro di rilanciare la sua carriera. Se dal mercato non è arrivata un’alternativa a Petagna, vista la sfiducia nei confronti di Paloschi, la dirigenza nerazzurra si è aggiudicata Mounier, da considerarsi come un ricambio ideale per Gómez o, all’occorenza, Kurtić. Il francese, respinto dai tifosi del Saint-Étienne, rispetto a D’Alessandro punta meno il fondo e cerca di più il centro del campo, proprio quello che Gasp chiede ai due al fianco della punta centrale.

Fiorentina

Il sistema di gioco di Paulo Sousa sembra il più adatto ad accogliere Riccardo Saponara. Il calciatore ex Empoli, dopo una prima parte di stagione passata tra difficoltà di squadra e guai fisici, potrebbe trovare nei viola l’ambiente migliore per esprimere il suo potenziale. A dirlo è un modulo che esalta le qualità dei trequartisti: 3-4-2-1. La Fiorentina ha costruito con pazienza un sistema che possa costruire gioco in qualsiasi zona del campo: si parte dalla difesa con Gonzalo Rodríguez accompagnato da Astori e Sanchez, entrambi abili nel palleggio. Davanti a loro un doppio pivot, Badelj-Vecino, con caratteristiche diverse (un ragionatore e un incursore) ma lo stesso compito di ricevere palla e girarla sull’esterno. Se questo primo passaggio non è possibile, impostano i due “esterni” nella difesa a tre, cercando uno dei due trequartisti; alternativamente uno si abbassa, l’altro verticalizza verso la prima punta Kalinić.

EMPOLI, ITALY - OCTOBER 23: Riccardo Saponara of Empoli FC in action during the Serie A match between Empoli FC and AC ChievoVerona at Stadio Carlo Castellani on October 23, 2016 in Empoli, Italy. (Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)

Il successo dell’idea che sta dietro al modulo di Sousa non è mostrato tanto dalla posizione in classifica della Fiorentina (buona ma si potrebbe fare meglio), quanto dall’esplosione di alcuni giocatori che stanno beneficiando di questa posizione tra le linee: Bernardeschi e Chiesa. Con loro si dovrà confrontare Saponara, una concorrenza non solo giovane ma agguerrita e complementare tra di loro. Inoltre, Borja Valero vuole tornare a ritagliarsi uno spazio importante. Lo spagnolo, pur essendo di gran lunga il più tecnico del lotto, non ha il dinamismo necessario che sembra richiedere ora Paulo Sousa. Saponara dal canto suo unisce l’abilità nell’inserimento veloce a una visione del campo che gli potrebbe permettere di sfornare assist a ripetizione per i compagni. È la sua occasione, come ha detto lui, «la più importante della sua vita».

Non ci dimentichiamo che Saponara vede il campo così