La difficile eredità della 9 milanista

di Redazione Undici 10 Aprile 2017 alle 12:18

Per undici stagioni i tifosi del Milan si sono abituati a una maglia numero nove: quella indossata da Filippo Inzaghi, che con i rossoneri ha segnato 126 gol in 300 presenze, considerando tutte le competizioni. Superpippo ha legato le sue fortune soprattutto alle notti trionfali di Champions: nel 2010, tra l’altro, segnando la 70esima rete in una coppa europea, divenne il primatista assoluto, scavalcando Gerd Müller. Sulle due Champions vinte in carriera, nel 2003 e nel 2007, c’è la sua firma. Nel 2002/03 segnò ben 10 gol, 12 contando anche le gare dei preliminari, tra cui una tripletta contro il Deportivo e un gol (con due assist) nel ritorno dei quarti contro l’Ajax. Nel 2007 il suo bottino fu decisamente più magro (due gol fino alle semifinali), ma nella finale di Atene fu la sua doppietta a piegare il Liverpool e a consegnare al Milan la settima Champions League della sua storia.

 

Inzaghi si è ritirato nel 2012, chiudendo una memorabile carriera alla sua maniera: segnando il gol del definitivo 2-1 contro il Novara, ultima partita da professionista, nella stagione 2011/12. Dopo di lui, il Milan ha avuto ben sei giocatori che hanno vestito la maglia numero nove: in tutto, sono stati appena 18 i gol realizzati dagli “eredi” di Inzaghi. Il primo a raccogliere la maglia che fu di Superpippo è stato Pato: il brasiliano, fino ad allora, aveva vestito la maglia numero sette. La stagione 2012/13, però, fu un grosso fallimento per il Papero: scese in campo appena sette volte, condizionato dai numerosi problemi fisici, e riuscì a segnare due gol in Champions, contro Malaga e Anderlecht. A gennaio Pato salutò Milano, volando in direzione Brasile, dove si accordò con il Corinthians.

 

Nella stagione successiva la maglia numero nove cadde sulle spalle di Alessandro Matri, che il Milan acquistò dalla Juventus. Fu un’annata complicata per i rossoneri, e ancor di più fu per l’attaccante, che realizzò l’unica rete con la nuova maglia a Parma, in una gara vinta dagli emiliani per 3-2. Anche lui, come era successo l’anno prima a Pato, fece le valige a gennaio, passando in prestito alla Fiorentina.

 

La stagione 2014/15 sarebbe dovuta essere quella del ritorno del numero nove rossonero agli antichi fasti: il Milan aveva appena acquistato Fernando Torres, reduce da un’esperienza non esaltante al Chelsea ma con una fama intaccabile di centravanti spietato. La “maledizione”, in realtà, toccò anche allo spagnolo: un solo gol, a Empoli, tante prestazioni sottotono, l’epilogo infelice della panchina. E l’addio, inevitabile, a gennaio, per far ritorno all’Atlético Madrid.

 

Con la partenza di Torres, il Milan trovò il sostituto ideale in Mattia Destro, in uscita dalla Roma. A un avvio promettente, gol alla seconda presenza in rossonero, contro l’Empoli, seguirono periodi di digiuno sempre più insistito. Destro segnò altri due gol, a Fiorentina e Roma, ma non furono sufficienti a convincere l’ambiente milanista: a fine stagione non venne riscattato.

 

La maglia numero nove divenne, nella stagione 2015/16, proprietà di Luiz Adriano. Anche del brasiliano non resta un grande ricordo, anche se, nel dopo Inzaghi, è lui ad aver segnato il maggior numero di gol con il nove sulle spalle: sei, quattro in campionato e due in Coppa Italia.

 

Luiz Adriano è andato via nell’ultima finestra di mercato, quella invernale, ma la maglia numero nove, nel frattempo, era passata a un altro giocatore: Gianluca Lapadula. Anche se costretto a un ruolo da comprimario, per la presenza di Bacca da titolare, è l’ex Pescara il giocatore che fin qui ha convinto di più rispetto ai precedenti numero nove. Lo score, finora, è fermo a cinque reti: doppietta contro l’Empoli, un gol contro Palermo, Crotone e Chievo.

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