Sei trasferimenti piccoli e interessanti

I migliori acquisti d'Europa, all'ombra degli affari più chiacchierati

Mentre gli addetti ai lavori di mezza Europa sono alle prese con il ripasso delle regole del Financial Fair Play e le squadre stanno completando il rodaggio d’estate, a due settimane dalla deadline della sessione del calciomercato si fa fatica a contare i milioni spesi per i rinforzi per quella che sembrerebbe un’estate da record. Il caso Bonucci e la campagna acquisti del Milan; il romantico ritorno di Wayne Rooney al club che lo ha lanciato, l’Everton; le spese pazze delle due squadre di Manchester ma soprattutto l’addio di Neymar al Barcellona sono le vicende che hanno monopolizzato maggiormente gli ultimi due mesi, lasciando lontani dai riflettori una serie di operazioni ugualmente affascinanti. In attesa che vengano risolti alcuni tormentoni ancora avvolti nel mistero (quale club nel futuro di Kylian Mbappé? Dove andranno a giocare Diego Costa e Alexis Sanchez? Che centrocampista comprerà la Juventus? Arriveranno i rinforzi chiesti da Conte? Il Liverpool prenderà un difensore? Dove si accaseranno Virgil van Dijk e Ross Barkley? Come finirà la telenovela Schick?), gli ultimi giorni di mercato si preannunciano particolarmente vivaci, visto che le ripercussioni dell’affaire Neymar porteranno inevitabilmente a una serie di operazioni a catena, in primis quella che riguarda il sostituto del brasiliano sull’out sinistro del tridente del Barça. Ma cosa è successo all’ombra degli affari più chiacchierati? Nei campionati esteri ci sono stati parecchi trasferimenti minori che hanno suscitato il nostro interesse e che vale davvero la pena analizzare.

Niklas Süle, Bayern Monaco

Un metro e novataquattro centimetri

Aspettare i mesi estivi per acquistarlo sarebbe stato un rischio troppo grande per un club che fa della programmazione uno dei suoi punti di forza, ee allora il giovane difensore dell’Hoffenheim è stato annunciato dal Bayern già lo scorso gennaio, inserito in un pacchetto che sa tanto di affare, insieme al compagno di squadra Sebastian Rudy. D’altronde, i bavaresi sono ormai conosciuti per la politica del “if you don’t beat them, buy them” e l’Hoffenheim, quattro punti su sei conquistati contro il Bayern lo scorso anno, stava diventando un avversario davvero temibile in prospettiva. In realtà il matrimonio con Süle era ormai praticamente inevitabile per un giocatore che ha il Bayern nel suo destino (primo gol in carriera segnato proprio contro Neuer), visto che il centrale difensivo di origine ungherese aveva già rifiutato le avances inglesi per promettersi ai campioni di Germania, così da poter giocare al fianco dei suoi modelli, Hummels ma soprattutto Boateng. L’infortunio di quest’ultimo e le precarie condizioni di Javi Martínez hanno ulteriormente semplificato il suo trasferimento, visto che il giovane nato a Francoforte ha quasi la certezza di poter scendere in campo con continuità durante la prossima stagione. Nel frattempo, ha già messo lo zampino (quello sinistro) nel successo in Supercoppa di Germania, segnando con freddezza il sesto rigore, prima dell’errore decisivo di Bartra. Süle, che durante i trascorsi con il Rot-Weiss Walldorf veniva schierato da attaccante, può vantare ottime statistiche, anche superiori ai suoi nuovi compagni di reparto (64% di contrasti vinti e oltre l’80% di passaggi completati durante la scorsa stagione) e si è distinto come uno tra i difensori più corretti del campionato. Inoltre, a soli ventidue anni, può già considerarsi esperto: oltre cento presenze in Bundesliga nonostante un brutto infortunio al ginocchio ma soprattutto la grande stima di Löw, che lo ha messo al centro della difesa durante le scorse Olimpiadi e lo ha voluto in Russia per la scorsa Confederation Cup.

 

Enes Ünal, Villarreal

Quel movimento di bacino con cui manda a fare un giretto l’avversario

Leggere le cifre spese per accaparrarsi i migliori prospetti offensivi europei fa un certo effetto se pensiamo ai soli 12 milioni di sterline che il club spagnolo ha investito sul giovane attaccante di proprietà del Manchester City, che saggiamente ha deciso di riservarsi una “buy back clause” da poter esercitare in futuro. Anche se Ünal, nonostante l’età, è da considerarsi una certezza: dopo aver riscritto la storia del Bursaspor e della SuperLig (in gol all’esordio, è il più giovane marcatore del massimo campionato turco), ha già vissuto tre esperienze in giro per l’Europa. Dopo le brevi parentesi con Genk e NAC Breda, i Citizens lo hanno prestato agli olandesi del Twente, (in compagnia di Celina e Yeboah), potendo così ammirare, giornata dopo giornata, la sua esponenziale crescita, iniziata con la tripletta al Groningen e culminata con il secondo posto nella classifica dei cannonieri di Eredivisie della scorsa stagione con 18 reti. Figlio d’arte e massimo rappresentante della nuova ondata di talenti turchi nati nel 1997, i coetanei Emre Mor, Cengiz Ünder e Yusuf Yazici, quello di Enes Ünal è il prototipo dell’attaccante del futuro: cresciuto col mito di Ibrahimovic ma più simile nelle sembianze a un attaccante completo come Edinson Cavani, che ricorda sia fisicamente che tecnicamente per la capacità di giocare spalle alla porta, di tirare col destro e di districarsi tra i difensori avversari. La Nazionale maggiore l’ha già conquistata, adesso la sfida si chiama Villarreal, un club competitivo che notoriamente non compra mai a caso: la cessione di Soldado ha liberato ulteriore spazio per il turco che, nel 4-4-2 di Escribá si giocherà le sue chance con Sansone e Bakambu, attaccanti dalle caratteristiche completamente differenti con cui si alternerà in campionato e in Europa, dove esordirà per la prima volta.

 

Sead Kolasinac, Arsenal

Anticipo + veronica + lancio, alla prima in Premier League

È vero che i tifosi dell’Arsenal, di questi tempi, si esaltano con poco, ma il passo tra “è un normale parametro zero” a “nuovo pupillo” è stato davvero breve per il bosniaco, reduce da sei stagioni trascorse allo Schalke 04. Il laterale sinistro ha subito fatto breccia nei tifosi Gooners perché, a pochi secondi dal suo ingresso in campo, ha capovolto le sorti della finale di Community Shield beffando Courtois con un colpo di testa, non certo parte del suo repertorio, che è valso l’1-1 in extremis. All’ottimo impatto con la nuova squadra è seguito l’esordio in Premier League contro il Leicester, nel quale è stato impiegato come terzo di difesa nell’improvvisato 3-4-1-2 di Wenger, a dispetto delle sue caratteristiche. Il mancino bosniaco ha fatto valere la sua costante presenza nella metà campo avversaria servendo l’assist del 2-2 a Welbeck, manifestando un certo altruismo. Per coloro i quali si aspettavano un upgrade in termini di aggressività e spinta rispetto ai colleghi di fascia come Monreal e Gibbs, il classe ’93 sembra aver soddisfatto le aspettative, confermandosi una preziosa risorsa offensiva oltre che difensiva, che condizionerà senza dubbi il tecnico francese quando dovrà rivedere il modulo. Niente di più appropriato il soprannome “the tank”, che già gli era stato riservato dai suoi ex tifosi: il terzino balcanico è dotato infatti di un grado di fisicità che in Premier League potrebbe rivelarsi un punto di forza fondamentale. Se consideriamo che è approdato nel nord di Londra gratis, il suo passaggio all’Arsenal, l’ennesimo proveniente dalla Bundesliga, ha tutto per rivelarsi uno dei colpi più azzeccati dell’estate.

 

Sebastien Corchia, Siviglia

Una cosa semplice ma non così semplice

L’addio di Monchi non ha evitato l’ennesima rivoluzione nel roster del Siviglia, che anche quest’anno ha cambiato pelle quasi completamente: innesti in tutti i reparti, allenatore compreso, due ritorni importanti come quelli di Banega e Jesus Navas ed ecco una squadra rinnovata parecchio in vista della prossima stagione, durante la quale sarà ancora impegnata su tre fronti. Un giocatore che ha stuzzicato la curiosità di molti sia in Spagna che in Francia è senz’altro l’italo-francese (di madre milanese) Corchia, atteso al passo decisivo per la definitiva consacrazione: dopo aver festeggiato la prima chiamata in Nazionale lo scorso novembre, nonostante l’approdo di un guru come Bielsa ha scelto di non rinnovare il suo contratto con il Lille per giocarsi le sue carte in Andalusia, dove andrà a rinforzare la colonia transalpina composta da N’Zonzi, Ben Yedder e Lenglet. Per l’ex capitano dell’Under 21 francese si profila una stagione in costante ballottaggio con Mercado per il ruolo di terzino destro, senz’altro uno stimolo in più per fare bene. Ventisette anni già compiuti, lo vedremo finalmente all’opera in un campionato diverso dalla Ligue 1, dove si è distinto nelle ultime stagioni come una certezza nel suo ruolo, laterale diligente e composto già a partire dalla sua prima esperienza a Sochaux. Visto il prezzo di saldo del suo cartellino, era inevitabilmente finito sul taccuino di molti club europei, ma si è lasciato convincere dal progetto di Berizzo: tra le sue migliori doti c’è sicuramente la capacità di garantire profondità di azione, mentre negli ultimi anni si è lasciato alle spalle una certa timidezza ed è uscito fuori anche l’istinto del gol, che potrebbe essere esaltato dal gioco spregiudicato dell’ex allenatore del Celta Vigo.

 

Allan Saint-Maximin, Nizza

È veloce così, quando vuole

A proposito di colpi ad effetto, la decisione del Nizza di investire 10 milioni di euro per questo jolly offensivo di soli vent’anni potrebbe rivelarsi una delle operazioni di cui ci ricorderemo maggiormente, e non solo perché si tratta dell’acquisto più caro della storia dei rossoneri. Nel suo curriculum figura come uno dei talenti più precoci e promettenti di tutto il panorama francese, che di stelline in questi anni ne ha viste parecchie, eppure Saint-Maximin è stato paradossalmente “scaricato” prima dal Saint-Etienne e poi dal Monaco, che due anni fa aveva deciso di puntare su di lui. In due anni via in prestito Saint-Maximin ha fatto intravedere solo una parte del suo potenziale: sia l’avventura in Bundesliga con la maglia dell’Hannover, sia quella francese con il Bastia, due squadre che hanno fallito l’obiettivo salvezza, non hanno fatto altro che caricare di pressione un perfezionista che aveva bisogno di esprimersi in maniera diversa. Nonostante questo biennio di alti e bassi è riuscito a primeggiare nella classifica dei take-ons della Ligue 1, surclassando Thauvin, Boudebouz e Harit e mettendo in luce tutta la fantasia di cui è in possesso. Per inquadrare un po’ il personaggio, utilizziamo le parole spese nel 2014 dal tecnico del Bastia, Francois Ciccolini, intervistato da So Foot: «Avere un giocatore del genere, che fa terribilmente la differenza con la palla al piede, non ha prezzo. Quando è di buon umore ed è collegato al gioco, è un giocatore eccezionale». Visto quanto accaduto con Balotelli, che in Costa Azzurra è praticamente rinato, chi meglio di Favre potrebbe saper gestirlo con la necessaria pazienza? Per Saint-Maximin è pronta la maglia numero 7 e il ruolo di trequartista, preferibilmente sull’out destro, nel 4-2-3-1 dove avrebbe la possibilità di spaziare molto e regalare sprazzi del suo enorme bagaglio tecnico, per fare ricredere chi non ha creduto in lui.

 

Jetro Willems, Eintracht Francoforte

La prima è andata bene

Sembrava opinione comune e diffusa che questo terzino olandese non avrebbe avuto difficoltà ad affermarsi in una big europea, e non soltanto perché influenzati dell’evoluzione delle carriere di Football Manager. Non è esagerato pensare che Willems abbia rappresentato una delle maggiori attrazioni degli ultimi anni della produzione calcistica olandese. Già nel 2012, come la tradizione orange vuole, era stato buttato nella mischia da Van Marwijk durante la prima dell’Europeo, titolare a soli 18 anni e 71 giorni nello stupore generale, senza sfigurare affatto. Con questo biglietto da visita, ci ha messo davvero poco a prendersi il posto da titolare nel Psv Eindhoven, diventando uno dei punti di forza della squadra con cui si è anche laureato campione d’Olanda due volte, nel 2015 e nel 2016. È colpa degli infortuni se è frenata l’esplosione definitiva di questo talento originario di Curaçao capace di scrivere un altro record, quello dei 13 assist in Eredivisie nella stagione 2014/15: tra gli stop più gravi di certo quelli che hanno riguardato il suo ginocchio, ko per ben due volte, condizionandone la crescita. Oggi Willems ha solo 23 anni e ha tutto il tempo per dare un nuovo senso alla sua carriera: la chiamata dell’Eintracht, che ha creduto in lui più delle indecise Roma e Liverpool investendo una cifra inferiore ai 10 milioni, potrebbe rivelarsi una soluzione ideale. I tedeschi l’anno scorso sono andati ad un passo dall’approdo in Europa, se non fosse che hanno vinto solamente una delle ultime quindici di campionato, giungendo fino alla finale della coppa nazionale grazie all’ottimo lavoro dei fratelli Nico e Robert Kovac, rispettivamente allenatore e vice. Il ragazzo ha esordito con una prestazione di alto livello, venendo inserito nella top 11 della Bundesliga già alla prima giornata.

 

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