L’imprendibile Guedes

Come sta procedendo la stagione del talento portoghese alla corte di Marcelino. Un saggio su velocità, visione periferica e assist.
di Oscar Cini 02 Novembre 2017 alle 10:40

C’è un solo giocatore che sta facendo meglio, statisticamente, di Gonçalo Guedes in Liga: si chiama Leo Messi, ma è fuori da ogni possibile categorizzazione. Guedes è centrale in un Valencia che sta ritrovando la propria dimensione grazie alla cura Marcelino: ha già raccolto 3 reti e 5 assist, in soli 578 minuti. Il Valencia spinge per un gioco ultra verticale, rapido, un calcio che prevede principalmente la ricerca di un passaggio in avanti anche a costo di sacrificare la qualità nel possesso. La sua qualità in fase di transizione è fondamentale per la squadra, e non è un caso che nell’ultima sfida contro l’Alavés le difficoltà siano arrivate proprio nella giornata meno ispirata dell’esterno portoghese.

Gonçalo Guedes è cresciuto nel sistema giovanile del Benfica, dove ha impressionato con la squadra B in Segunda. Successivamente, ha debuttato con l’Under 17 portoghese nel 2013, ad appena 16 anni. Sempre intorno ai 16 ha avuto risalto con le prestazioni nella Uefa Youth League del 2013. Qui ha letteralmente fatto impazzire giocatori più grandi di lui di almeno un paio d’anni, perdendo soltanto in finale contro il Barcellona di Munir, dopo aver schiantato in semifinale il Real Madrid di Enzo Zidane. Nel 2015 ha giocato per l’Under 19, continuando la trafila fino alla Nazionale maggiore. Con le stigmate di un predestinato, dopo aver segnato la sua prima rete in Champions League contro l’Atletico Madrid, al vecchio Calderón, la sua crescita è stata sempre più verticale. È passato al Psg nel gennaio dello scorso anno ma ha trovato in Parigi un approdo ostico, che ne ha frenato la carriera. Bloccato da una concorrenza troppo asfissiante, cresciuta ulteriormente con gli arrivi estivi di Mbappé e Neymar, non ha potuto fare altro che cercarsi un proprio spazio d’azione. Con i parigini erano state solo soltanto 13 le apparizioni concessegli da Emery; il prestito a Valencia è una nuova pagina in un libro che è ancora da scrivere.

Scatto a bruciare 3 avversari, dribbling su Rulli e palla al centro per Rodrigo

 

Guedes è un giocatore particolare, associativo ma con grande capacità di creare strappi che ad altri sembrerebbero impensabili. È, nonostante la giovane età, sorprendentemente maturo: sa perfettamente dove trovare i propri compagni dentro al campo, il che lo aiuta a cercarli e raggiungerli nelle situazioni migliori per creare occasioni pericolose. Oltre che un fine passatore, Guedes è anche uno di quei giocatori capaci di creare superiorità saltando l’uomo. Attualmente, con 19 dribbling totali tentati, per una media di 2,4 a gara, è il quarto a tentarne di più in Liga. Di quelli provati, ben l’82,6% hanno successo, una media incredibile, in particolare se paragonata a quella di Messi (l’argentino si ferma al 67,06%). Ai tempi del Benfica, uno degli aspetti negativi del ragazzo nato a Benavente era rappresentato dalla riluttanza con cui decideva di allontanarsi dalla sfera. “È troppo innamorato del pallone”, direbbero i vecchi allenatori di periferia, ma è proprio questa una delle caratteristiche su cui sembra aver lavorato Marcelino in questi mesi.

Gestito da Jorge Mendes, il ventenne era già in procinto di accasarsi a Siviglia nel periodo in cui Monchi era ancora il direttore sportivo, ma la lentezza del suo sostituto Oscar Arias ha dato al Valencia lo spazio per inserirsi nell’operazione. Dopo il debutto nelle gare contro Atlético Madrid e Levante, in cui la squadra stava probabilmente ancora assorbendo i dettami di Marcelino, dalla vittoria per 5 a 0 sul Malaga i tifosi del Valencia hanno assaggiato le qualità dell’ex Benfica. A soli vent’anni Guedes si è imposto come uno dei leader tecnici della squadra. Nella roboante vittoria contro gli andalusi allenati da Míchel, il suo genio si è esaltato nel dai e vai con Rodrigo che ha portato alla rete del 5 a 0, e il suo assist di tacco è un colpo di magia concentrata. Nella gara esterna contro la Real Sociedad, Guedes è stato protagonista con due assist, diversi per costruzione ma egualmente efficaci. Nell’assistenza per Zaza, in occasione della rete del definitivo 2 a 3, spicca la velocità con cui si getta nello spazio, l’intuizione nel dettare a Gabriel la linea di passaggio e quella torsione innaturale del corpo con cui serve al centravanti azzurro un pallone prezioso, segno di una visione periferica fuori dal comune.

Un saggio sulle capacità di Guedes nel calcio “dritto” di Marcelino

Guedes è un esterno con capacità di giocare indifferentemente su entrambe le fasce, all’occorrenza può muoversi alle spalle di una sola punta sfruttando la sua capacità di controllo del pallone, l’abilità nell’innescare i compagni ma anche le doti nel calciare a rete. La vittoria per 4 a 0 proprio contro il Siviglia, il 20 ottobre, ha dimostrato ancora una volta tutta la classe di un giocatore che – vale la pena ricordalo – ha soltanto vent’anni. In questa occasione ha segnato due reti eminentemente guedesiane: la prima dopo uno scatto incendiario e un doppio dribbling a far sedere Simon Kjaer prima e Guido Pizarro poi. Le ultime prestazioni hanno allertato il Manchester United, che sarebbe interessato a portare il portoghese alla corte di Mourinho già a gennaio. Si dice che anche le due squadre di Madrid vorrebbero muoversi per lui.

Quello che stiamo vedendo in azione a Valencia è un Guedes in versione Pallone d’oro. È, in un certo senso, un’esagerazione, ma le prestazioni con i bianconeri restituiscono lo spettro di un calciatore fuori dall’ordinario: con le dovute differenze, Guedes sembra il progetto di un grade campione, pronto in futuro a diventare il successore di Cristiano Ronaldo in fatto di leadership e affidabilità con la maglia del Portogallo. In una Liga che presenta giocatori fenomenali come Isco, Marco Asensio,  Griezmann, Saul, Yannick Carrasco o  Iniesta, è impressionante come un giocatore arrivato soltanto da qualche mese si stia prendendo la scena – come detto, alle spalle di Leo Messi.

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