Griezmann ha scelto il travestimento sbagliato

Dopo aver postato una foto che lo ritraeva con il corpo completamente dipinto di nero, è stato costretto a rimuovere l'immagine e scusarsi.
di Redazione Undici

Ieri sera Antoine Griezmann era pronto per un party anni ’80 dove aveva scelto di presentarsi vestito come uno degli Harlem Globetrotters, con la faccia e il corpo completamente dipinti di nero. Non una grande idea: ci sono state subito reazioni indignate di alcuni tifosi, con l’attaccante dell’Atlético Madrid che ha prima provato a calmarli, sostenendo di essere soltanto un grande fan dei Globetrotters e di quegli anni – «è soltanto un tributo» è stata la sua giustificazione –, per poi trovarsi costretto a rimuovere l’immagine e a scusarsi con quanti si fossero sentiti toccati: «Mi rendo conto che è stato maldestro da parte mia, se ho ferito qualcuno mi scuso».

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Non è il primo caso di razzismo “inconsapevole” in cui incappa un calciatore: nel 2016 aveva fatto molto peggio James Norwood, attaccante del Tranmere Rovers, ha dovuto scusarsi per esseri presentato alla cena di Natale del club con il volto dipinto di nero, cercando di emulare un “venditore di occhiali in spiaggia”.

In Europa travestirsi da persone di colore non è così diffuso come negli Stati Uniti (a parte in Olanda, in cui è, beh, una specie di assurda tradizione), e in molto non capiscono perché “pitturarsi il corpo di nero” dovrebbe essere un sinonimo di razzismo. Griezmann stava “interpretando” un afroamericano degli Harlem Globetrotters, si potrebbe dire. No: Griezmann stava interpretando uno stereotipo afro-americano degli Harlem Globetrotters, con folti capelli riccioli e senza un’identità definita: semplicemente, un afro-americano con una palla da basket.

La stessa abitudine di pitturarsi di nero per interpretare persone di colore ha origine nelle comunità razziste e schiaviste del 1800. Per chi volesse approfondire, questo articolo dell’Huffington Post ne racconta la storia.

 

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