Con la gara pareggiata tra West Bromwich e Arsenal, giocata domenica, Arsène Wenger è diventato l’allenatore più presente di sempre in Premier League: 811 panchine, superato Alex Ferguson (che, però, vanta 225 panchine di First Division, prima della creazione della Premier League nel 1992). Nelle gare di campionato da allenatore dei Gunners – la prima il 12 ottobre 1996, contro il Blackburn – Wenger ha raccolto 468 vittorie, 198 pareggi e 145 sconfitte (per una media punti di 1,98 a partita), con 1525 gol segnati e 782 subiti. Al momento l’Arsenal è quinto in Premier, a sei punti dal quarto posto occupato dal Liverpool – ma con una partita in meno.

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Nonostante si avvicini ai 22 anni di permanenza sulla panchina dell’Arsenal, Wenger non sembra aver voglia di smettere, come ha confessato a Sfr Sport: «Allenare è come una droga, ti porta in alto e poi ti butta giù, ma vuoi comunque esserci dentro lo stesso. Anche se a volte la pressione fa sentire tutto il suo peso, la pressione peggiore è non averne nessuna. La vita può sembrare davvero vuota: io ho un sacco di amici che dicono “basta, smetto”, e poi invece tornano sempre. Anche quelli come Capello e Lippi che dicono di non tornare, sono comunque andati in Cina ad allenare nuovamente, anche se potevano restare tranquilli su uno yacht. Allenare è un’ossessione, una droga, non puoi farne a meno».

Wenger ha poi proseguito: «C’è qualcosa di magico nel nostro lavoro, è portare energie per una causa comune. Ha a che fare con la condivisione di emozioni, e ti porta in posti in cui la vita, altrimenti, non ti porterebbe mai. Anche se a volte può sembrare davvero scoraggiante, e ti senti come se stessi scalando il Monte Bianco e hai l’impressione che non riuscirai a raggiungere la vetta. Ma quei momenti magici ti riportano indietro».

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